Le auto elettriche conquisteranno il mondo o un futuro di bev resterà un miraggio? Oppenheimer, Il Signore degli Anelli, Mad Max, X-Files: possiamo credere almeno un po’ ai film e alle serie fantascientifiche? Lo abbiamo chiesto a Luca Perri e Adrian Fartade, autori del podcast Cineastri. Il ritorno su Audible.it. Il nuovo programma, che segue alla prima stagione di successo, smaschera tutto ciò che nella “fantascienza” non è scientifico (né verosimile). Tra macchine ecologiche, studi folli, complottismi vari ed eventuali novità in arrivo al cinema, abbiamo parlato delle dieci nuove puntate dedicate ai film di fantascienza passati e presenti, prendendo spunto dalle ultime uscita al cinema e da alcuni libri ormai considerati dei classici. Ma abbiamo parlato anche di complottismo, etica per la tecnologia e di chi credere che non siamo mai stati sulla luna.
Partiamo da una domanda facile: quale è stato il vostro film preferito del 2023? Non deve essere per forza legato alla scienza… ma è impossibile davvero scordare il grande successo riscosso da Oppenheimer.
Luca: Se devo scegliere un film che mi è piaciuto è Oppenheimer. Lo aspettavo da tanto tempo. Contiene tanta fisica nascosta. Molte frasi legate alla fisica sono accennate, mai spiegate ma ho apprezzato una cosa rara: il fatto che ogni frase che viene detta è scientificamente corretta. Non ci sono strafalcioni di nessun tipo. Non solo dal punto di vista fisico ma anche come film soprattutto perché analizza anche una parte che al di fuori dell’America non è mai stata narrata, quella del maccartismo finale e di come Oppenheimer sia stato trascinato nella polvere e questa parte non è nota al di fuori degli USA.
Adrian: Quello che a me ha colpito di più nel 2023 è stata la sperimentazione con l’animazione, ad esempio le nuove tecniche di animazione nel secondo Spiderman. È bello vedere che si sta muovendo qualcosa di nuovo dopo che un certo look di animazione è stato dominante per tanto tempo. Sul genere fantascienza dico anche io Oppenheimer.
Cineastri vuole dare rilievo al realismo scientifico e spiegare, soprattutto a chi non è del mestiere, come funziona quello che stiamo guardando. Da dove è nata l’idea di collaborare e unire la divulgazione scientifica all’astrofisica?
Luca: In realtà è il nostro lavoro fare divulgazione scientifica sull’astrofisica. L'idea di collaborare per quanto riguarda i film nasce dal fatto che lo facevamo già singolarmente. Adrian con il suo canale Youtube faceva dei video e delle recensioni scientifiche sui film e io con gli spettacoli dal vivo. Quindi in realtà abbiamo unito le cose decidendo di fare un podcast insieme anche perché con Adrian facevamo degli altri podcast per Audible e si era creata la coppia “Sandra e Raimondo” con l’ottimista Adrian e il cinico Perri. C’è poi un grande vantaggio nel parlare di film e scienza: Quando fai divulgazione scientifica devi creare delle immagini nella mente delle persone per spiegare la scienza, mentre quando si parla di film l’immagine c’è già!
Adrian: Sono d’accordo. Aggiungo solo che ci siamo trovati bene in molti lavori fatti già insieme. Siamo stati entrambi attratti dall’idea di parlare di cinema visto che ci diverte tanto. Al di là del lavoro ci diverte ed è piacevole lavorare insieme, è molto naturale. Entrambi nei nostri spettacoli tiriamo fuori cose al momento grazie all’interazione con il pubblico e ci tenevamo che nel podcast passasse lo stesso tipo di approccio per coinvolgere le persone. Noi ci divertiamo davvero! Quando nel podcast ridiamo per le battute ridiamo davvero.
C’è un momento legato alla vostra infanzia che ricordate già connesso in qualche modo al vostro lavoro?
Luca: Ti direi una cosa che sembra sconnessa ma non lo è, legata alla questione della divulgazione. Io faccio divulgazione dell'astrofisica perché la scienza per me è un gioco e voglio coinvolgere più persone possibili. Quando ero più piccolo ero appassionato di fotografia e scattavo con le diapositive. Quando tornavo mettevo un telo in casa e invitavo amici e parenti per mostrare le foto del viaggio per coinvolgerli nella mia esperienza emozionante. Questo è stato il mio banco di prova, non annoiare le persone.
Adrian: A me divertiva moltissimo da bambino inventare interi racconti. Mi mettevo lì e inventavo storie immaginarie. In Romania non avevamo sempre accesso alle notizie provenienti dal mondo e nel ‘95-‘96 internet non era diffuso in maniera capillare. I miei preferiti erano sempre quelli che riguardavano le stelle e lo spazio. Qualsiasi notizia, qualsiasi documentario che trovavano online veniva inserito nei miei racconti.
Tra queste nuove puntate ce ne sarà una legata al Signore degli Anelli, tra l’altro è appena stato il compleanno di Tolkien. Approfondite anche la nuova serie? In questi casi di film che derivano da libri, da dove parte il vostro studio?
Luca: Nel podcast non abbiamo approfondito la nuova serie, siamo partiti dalla trilogia originale con rimandi alla trilogia de lo Hobbit. In quella puntata non ci focalizziamo sulla scienza all’interno dei film ma sugli studi scientifici apparentemente folli fatti da altri suoi film e sui libri. È una puntata diversa dal solito, più giocosa, dove mostriamo l’impatto che un film Fantasy può avere sulla comunità scientifica. Vediamo qual è la reazione della scienza al film di fantascienza.
Andrian: Anche se non abbiamo parlato della serie ci siamo dedicati allo sguardo generale del mondo del Signore degli Anelli. Abbiamo parlato di quanto sono realistiche le cose che vediamo. È stata una scusa per dimostrare che con noi nessun genere è al sicuro, possiamo rovinare anche il fantasy!
Nei film di fantascienza si parla sempre più di cambiamento climatico e soluzioni possibili per un futuro più green. Secondo voi le auto elettriche sono la soluzione o un bluff?
Luca: Nessuno dei due. Non sono la soluzione perché non c’è la soluzione singola. Agli umani piace sempre trovare una soluzione semplice. In realtà quella delle auto elettriche è una soluzione nel ventaglio di soluzioni solo se largamente applicata. Tutto quella che è la filiera delle auto elettriche non è ancora green. Il volume delle auto è troppo basso per avere prezzi competitivi e spesso la filiera non è green proprio per questioni economiche. Inoltre se continuiamo a produrre elettricità da fonti fossili viene meno il fattore della sostenibilità. Se però a livello Europeo si drogherà il mercato forzando l’utilizzo delle auto elettriche si farà sì che la filiera diventi più green e competitiva perché le tecnologie diventano economicamente vantaggiose.
Adrian: A tutti piace l’idea che ci sia un problema da risolvere con una pallottola d’argento. Il problema siamo noi, siamo estremamente complessi e tendiamo a voler agire in maniera più semplice rispetto a come siamo. Nel 1900 le auto elettriche erano ⅓ delle auto che esistevano. A New York c’era una flotta di taxi elettrici. Le auto elettriche esistono quindi da quando esistono le macchine. Già al tempo era ovvio che fosse una buona soluzione. Era però anche ovvio che si facevano più soldi con i carburanti fossili. Quindi non c’è una soluzione perché abbiamo un problema con il sistema in cui viviamo, dove si pensa solo a massimizzare i profitti ed è un peccato perché le auto elettriche aiuterebbe moltissimo. Ogni anno milioni di persone muoiono a causa dell’inquinamento dell’aria. Avere flotte di macchine elettriche aiuterà con l’inquinamento acustico e dell’aria anche se il prezzo potrebbe essere la vita delle persone impiegate nella raccolta di cobalto o del problema del lavoro minorile. Quindi è una soluzione efficace solo nella misura in cui abbiamo imparato dagli errori del passato. Altrimenti avremmo creato dei nuovi problemi. La fantascienza serve per dirci che non c’è una tecnologia che risolve tutto. Alla fine si ritorna ai problemi legati al lato umano. Quello che fa la differenza è il modo in cui gli umani usano la tecnologia.
Credete che il mondo cinematografico possa creare un immaginario falsato su questo o ha senso il tema dell’energia pulita?
Adrian: Ci sono film che rientrano nel genere distopico "cyberpunk" ma anche in quelli “solar punk” che è un genere molto più attivista. Si basano su un mondo che è stato salvato dalla tecnologia invece che distrutto dalla tecnologia. La tecnologia ha creato un futuro molto green. Le persone che li guardano vanno in tilt perché vedono persone utilizzare ad esempio barche in legno, dando per scontato che la barca in legno sia meno futuristica rispetto ad acciaio e fibra di carbonio. La cosa disruptive è che gli umani sono solo al centro mentre nei cyberpunk gli umani sono usati come parte del sistema tecnologico.
Nella letteratura e nel cinema legato alla fantascienza il tema etico è pulsante. Penso ai robot e agli esseri umani, alle loro differenze e similitudini… diventa decisamente un problema filosofico.
Luca: Sì, la scienza e la tecnologia non possono eliminare il problema etico. Quando l'hanno fatto in passato non è andata bene. In Oppenheimer vediamo degli scienziati che hanno lavorato al progetto Manhattan malvolentieri perché non volevano costruire un arma ma ne vedevano la necessità storica, quella di sconfiggere i nazisti. Altri invece hanno dichiarato di non sottoporsi al problema di come la loro scienza venisse impiegata. Un po’ "Ponziopilatesco", non mi interessa se le cose vengono utilizzate bene o male. Il tema etico e filosofico sull’utilizzo delle nostre scoperte è sempre presente sia nella vita reale che nella fantascienza. La fantascienza viene spesso utilizzata come critica sociale alla società di oggi immaginando altre società.È normale vedere le tematiche della fantascienza nella vita comune. Spesso nel passato gli scrittori non potevano criticare la società in cui vivevano, quindi inventano una società nella fantascienza e criticano poi quella.
Adrian: Aggiungerei che Galileo era un filosofo ma è il padre della scienza moderna. Abbiamo giocato con categorie filosofiche nei nostri podcast nel modo in cui abbiamo raccontato la storia della scienza e la storia del pensiero umano. Nel caso della fantascienza la parte etica è fondamentale perché se realizzi un film di fantascienza vuoi comunque che le persone si sentano connesse emotivamente. Ci sono tanti film di fantascienza che non ci trasmettono nulla anche se i mondi inventati sono intriganti. Non succede però nulla di rilevante. Altri film fatti invece con un budget inferiore hanno avuto un successo straordinario. “Her” ad esempio di fantascientifico ha un cellulare ma tutti hanno percepito che sia ambientato nel futuro e gli spettatori si sono portati a casa delle questioni etiche come “cosa è l’amore?”.
Una serie sci-fi torica è è X-Files. Quanto serie tv o film come questa hanno modificato il nostro immaginario? Anche e soprattutto riguardo al tema del complottismo, che ci allontana decisamente dalla scientificità.
Luca: Tanto e spesso come ad esempio “Armageddon” se chiedete alla popolazione maggiorenne statunitense, da che è uscito il film 6 su 10 sostiene che la Nasa dovrebbe occuparsi di intercettare asteroidi pericolosi. Quindi la fantascienza influenza il nostro modo di pensare. X-File sul complottismo ha fatto danni enormi. Non è il film in sé il problema, il problema è come viene recepito. Si può fare scienza a partire dalle teoria complottiste con il rischio di parlare ai soli già convertiti ma soprattutto, se non lo si fa nella maniera giusta, se si prende in giro chi crede nel complotto, si polarizza sulla questione. Chi si sente offeso ti da torto a prescindere e chi invece non è offeso ti da ragione a prescindere, in entrambi i casi si ragiona in maniera illogica. Quindi il rischio c’è, bisogna stare attenti. Tutti noi che facciamo divulgazione abbiamo avuto a che fare con i complottisti. Ultimamente sono assediato dai “non siamo mai stati sulla luna” a causa di un video sugli allunaggi.
Adrian: X-File ha influenzato nella misura in cui hanno trovato terreno fertile per crescere nell'immaginario collettivo. Quando sono arrivate serie che facevano leva su quello che i governi ci nascondono le persone sono partite per la tangente, scambiandoli per veri e propri documentari. Penso sia un problema anche della comunicazione scientifica che c’è stata nel tempo, per cui molte persone non credono che siamo stati sulla luna.
Dall’Ottocento in poi il genere letterario del fantasy e del soprannaturale ha portato la scienza a essere conosciuta da un pubblico più ampio. Penso a Mary Shelley, Poe o Verne. Il dialogo con le discipline scientifiche è sempre più ampio e affascina ancora, oggi come allora. Secondo voi, perché si ama ancora così tanto questo genere?
Luca: Perché è un genere che consente di sognare sia cose belle che cose brutte. Permette di criticare le cose che non ci piacciono della nostra società o di inserire le cose che ci piacerebbe vedere nella società e di sondare nuove vie per quanto riguarda le tecnologie e la scienza. Quindi piace la possibilità di aspirare a qualcosa o mettere in guardia la società da qualcosa che ci sta molto a cuore. Ci fa spingere con la fantasia oltre dei confini che invece avremmo in altri generi. Per lo meno è quello che piace a me della fantascienza.
Adrian: Questo vale per tutte le cose che ci permettono a sognare cosa che non esistono. Sia fantascienza che fantasy come generi sono nati nell’800 ma non è che non esistessero prima. Anche Lucrezio ha scritto libri sugli alieni, usati come metafora per raccontare altro. Quindi all'epoca serviva per parlare di storie diverse. Gli umani sono inclini a prendere spunto a cose che esistono per immaginare futuri diversi. Evolutivamente immaginare il futuro è stato molto importante per la nostra specie perché ci permette di pensare a cosa fare nel caso fossimo in difficoltà. Fa parte di come è fatto il nostro cervello, quello di pensare al nostro futuro in modo astratto. La fantascienza è parte di quello che facciamo per sopravvivere e fa quello che fa anche l’arte: crea un senso di appartenenza, un modo per parlare di noi stessi.
Quale film su cui avevate grandi aspettative è stato deludente? Quali film state aspettando per questo 2024?
Luca: Direi “Assassinio a Venezia” che aspettavo perché sono appassionato dei gialli, di Agatha Christie. Parzialmente deluso anche da “Napoleon” per cui avevo un po’ di aspettative. Nel 2024 aspetto “Dune. Parte seconda” e ho delle aspettative anche su Il “Gladiatore 2”. So che sarà un'enorme delusione ma lo aspetto!
Adrian: Il film che mi ha deluso di più è stato “Indiana Jones 5” perché non c'era nulla di interessante. È il porridge dei film, non se lo ricorderà nessuno. Era pieno di cose nostalgiche per cui sarebbe bastata una reunion. Nel 2024 aspetto invece tre film: “Mickey 17” di Bong Joon-ho, il regista di Parasite. È un film a cui ha lavorato per anni, estremamente complesso, con un cast strepitoso. Poi ci sarà il nuovo “Alien: Romulus” in cui spero un po’ perché non c’è più Ridley Scott dietro. Infine “Furiosa: A Mad Max Saga”.