Cesare Cremonini si racconta in una lunga intervista a Walter Veltroni sul Corriere della Sera, ripercorrendo la sua carriera, dagli esordi con i Lunapop fino alla maturità artistica e personale. Il cantante bolognese ricorda il momento in cui tutto è iniziato, aveva soli diciannove anni, anche se forse il viaggio era cominciato molto prima. “Iniziai a scrivere canzoni in una lingua tutta mia, avevo undici anni, usando più i suoni che le parole”, confessa, riportando alla luce i primi passi di un talento che avrebbe segnato la musica italiana. Uno dei ricordi più intensi è legato alla figura di suo padre, il “medico della gente”, a cui ha dedicato un pensiero profondo. L’ultimo saluto, il dolore, la quotidianità toccata dal suo ricordo e un oggetto simbolico che lo accompagna ancora oggi: “Porto al collo una catenina che mi ha regalato prima di andarsene”. E l’amore? Cremonini non si definisce né un santo né una persona superficiale nei rapporti: “Costruisco e decostruisco continuamente il mio ruolo nella coppia, vivendo l’amore come una forma d’arte”, spiega. Un equilibrio particolare, in cui la passione e la riflessione si intrecciano costantemente. Il tema del successo, invece, lo affronta con lucidità. Non vive per inseguire l’attenzione del pubblico, eppure ammette di cercarla sempre: “Solo così posso completare il ciclo di una mia opera, e anche della mia vita”. E quel ragazzo che cantava 50 Special con i Lunapop? È ancora dentro di lui, ma oggi lo lascia emergere solo sul palco: “Il cantante dei Lunapop è parte di me, ma gli permetto di uscire soltanto quando canto”.

Nella chiacchierata emerge anche la stima e il legame con due giganti della musica italiana: Vasco Rossi e Jovanotti. Il primo lo ha incrociato per le strade di Bologna, in un momento di quotidianità quasi surreale: “Quando c'è il sole, scendo a piedi in città. Bologna mi abbraccia e mi protegge come un figlio. L’ultima volta ho incontrato Vasco sotto i portici. ‘Camminare è importantissimo’, mi ha detto. L’ho abbracciato forte. Cammino molto anch’io”. Jovanotti, invece, è stato una voce di incoraggiamento nei momenti di dubbio, sul Corriere: “Fino ai trent’anni pensavo di non farcela. Fu lui a dirmi: ‘Tu riempirai gli stadi!’”. Un pronostico che oggi suona come una profezia avverata. Dall’infanzia alla consacrazione, dagli incontri speciali alle riflessioni più intime, Cremonini continua a percorrere la sua strada con la stessa autenticità con cui ha sempre cantato la vita.

