“Il Monk è uno spazio di accoglienza e libertà, contrario a ogni forma di abuso e discriminazione, da sempre schierato dalla parte delle soggettività marginalizzate. Lavoriamo per rendere questo un posto sicuro e per diffondere i valori dell'antisessismo a partire da un posizionamento molto chiaro: stare della parte delle donne, senza se e senza ma”. Aspettate. “Abbiamo fatto un errore e ce ne scusiamo: ci siamo fidat3 delle intenzioni di chi ci ha proposto un evento su un tema a noi molto caro. Quello del contrasto alla violenza e alle discriminazioni di genere, senza approfondire i profili degli attori coinvolti nel dibattito. Che non erano soggetti a noi noti”. Aspettate! “A seguito delle vostre segnalazioni e delle nostre conseguenti ricerche, abbiamo dunque deciso di annullare l'incontro Dis-pari, che si sarebbe tenuto il 9 luglio”. Aspettate: “Ci scusiamo se l'iniziale adesione all'iniziativa ha potuto turbare chi finora si è sentitə al sicuro al Monk. Non era nelle nostre intenzioni e continueremo a lavorare. Affinché questo resti uno spazio di accoglienza, gentile e non violento. Come in questo caso, anche grazie al vostro aiuto. Restiamo sempre in vostro ascolto”.
Ora che avete aspettato e avete letto tutto il delirio del Monk di Roma, potete dire di cosa si tratta: fascismo (o nazismo). Non il loro, figurarsi. Il Monk incarna evidentemente il carattere tipico degli italiani, il conformismo. La gente ulula, la gente scappa. Chi resta? Solo chi crede di essere dalla parte del lupo. Da un secolo abbondante a questa parte chi crede di stare con il lupo sono i Buoni. Nel locale romano si sarebbe dovuto tenere un dibattito su violenza di genere e discriminazione, Dis-pari, coordinato da Yasmina Pani, Leonardo Laviola e Immanuel Casto. Gli ospiti: Fabio Nestola, Giancarlo Dimaggio, Tiziana Lombardi e Giorgia Antonelli. Special guest: Filippo Giardina. Questo parterre deve essere sembrato a quelli del Monk troppo “cattivo” per essere realmente ospitato il 9 luglio. I Buoni hanno detto no e hanno iniziato a protestare. I lupi, insomma, hanno cominciato a ululare. E la risposta del Monk poteva essere: resistere ai lupi o assecondare i lupi. Il Monk ha scelto di assecondare i lupi, cioè i Buoni.

Le persone sbronze di femminismo da quattro soldi, dotati della coscienza civile che puoi avere se i tuoi riferimenti sono quattro post di Freeda o Will ma non hai letto niente, hanno fatto pressione. Il Monk ha finito per assecondare la massa urlante. Questo è una degenerazione della democrazia, è l’oclocrazia, il governo che dipende dal mal di pancia delle masse. Un grillissimo applicato ai temi di genere. Così i nuovi nazisti hanno spinto un locale a censurare il dibattito aperto al pubblico. Hanno censurato omosessuali, esperti, comici, donne, scrittori, cittadini, eterosessuali. Chiamateli come volete. A pescare tra i censurati ci troverete persone che quegli stessi movimenti femministi si vantano di proteggere. La verità è che le persone vengono zittite, indipendentemente dal genere e dall’orientamento sessuale. A fare paura sono le idee. Forse perché ormai il femminismo è solo un pensare a piselli femminili, uteri maschili, linguaggi inclusivi. E ci si scorda di essere inclusivi con le idee, cioè pluralisti, cioè democratici.
È appena finita la maturità e vale la pena di ricordare agli amici del Monk cosa fece Don Abbondio per accontentare Don Rodrigo. “Questo matrimonio non s’ha da fare”. Leonardo Sciascia fa notare come il protagonista del libro, almeno per un laico, sia in realtà Don Abbondio. E cioè l’omertà, che è qualcosa meno del lecchinaggio ma ben più grave, perché più sottile. Yasmina Pani, una delle organizzatrici, era stata censurata qualche mese fa anche dalla Fondazione Feltrinelli. A conferma del fatto che il problema non è duplice: tanto lo strapotere dei fondamentalisti nazifemministi (che del femminismo cosa vogliono conservare, se non l’etichetta?) quanto l’impotenza di chi viene censurato. Allora fa ridere che il Monk voglia dirsi dalla parte dei marginalizzati, mortificando la lingua italiana con lo schwa e i “3”, e finisca per marginalizzare. Fa ridere. Ma anche un po’ incazzare.
