Andrea Bajani vince il Premio Strega con L’Anniversario (Feltrinelli, 2025), un romanzo “contro il patriarcato” dice. A Vanity Fair si spiega meglio: “La mascolinità tossica va contestata metro per metro. I maschi dovrebbero essere i primi a farlo”. Ora, il patriarcato è un sistema. La mascolinità tossica un atteggiamento. La seconda è libera di proliferare nel primo. Bajani ha ragione, bisogna combattere il patriarcato, ovunque esso sia. Da tempo chi scrive lo fa ricordando quanto siano orribili i sistemi patriarcali nel mondo, per esempio in Afghanistan o in Iran. Bajani lo vede in Italia invece. E forse un po’ anche per questo ha vinto lo Strega.
La domanda è: in cosa consiste il sistema italiano? Non avendo un’emergenza femminicidi, probabilmente il patriarcato in una democrazia come la nostra si annida nelle pieghe della società civile, nelle istituzioni, nelle discriminazioni strutturali. Il gender pay gap per esempio. Il bias in favore dei maschi ovunque, dalle top ten dei cantanti su Spotify al fatto che sono più i maschi a prendere la patente (in realtà anche la bicicletta è sessista, visto che pare che in Italia ci siano più uomini che donne ciclisti).

Torniamo ai premi letterari. Il premio Strega è stato vinto 66 volte da un maschio e 13 da una donna. A me pare tutto abbastanza patriarcale, no? Allora perché per non combattere il patriarcato Andrea Bajani non ha rinunciato al suo premio? Ha vinto su delle donne che potrebbero aver perso per via di un bias sistemico presente nella nostra società patriarcale, una distorsione che fa sì che le donne vengano penalizzate dagli uomini sempre, in modo strutturale. Il premio Strega è maschilista, come le classifiche di Spotify, la motorizzazione, il ciclismo. E se il voto per Bajani fosse un voto tossico, patriarcale, machista?
Dopotutto Bajani, rispondendo al Corriere della Sera, dice: “Esiste ancora culturalmente il sistema patriarcale: cioè una legge non scritta che – in maniera inaccettabile, per quanto mi riguarda – attribuisce a un genere il dominio per privilegio di genere”. Un modo per misurare questo dominio è sicuramente metterci a contare il numero di volte in cui l’uomo “vince” culturalmente, socialmente, economicamente, sulla donna; e confrontare questo numero con quello delle donne che vincono sull’uomo. Poi, con i numeri accanto, chiedersi se la discrepanza è fisiologica, naturale, trascurabile, o se c’è un problema evidente.
Se per esempio se le donne avessero vinto 33 premi Strega su 79, probabilmente la discrepanza con le vittorie degli uomini sarebbe stata considerata casuale. Ma se sono 13 contro 66 allora a uno che combatte contro il patriarcato dovrebbe pur suonare un campanello d’allarme. Forse alla premiazione di giovedì il campanello di Bajani era rotto e quindi ha pensato di accettare il premio nonostante l’evidente discriminazione verso le donne.
