Il Premio Strega arriva alla fase finale, e sono in molti a dare per scontata la vittoria di Andrea Bajani. Talmente scontata che, alla fine, è successo davvero. Sui motivi, francamente, ci tappiamo bocca orecchie e naso, che è inutile arrovellarsi quando fuori ci sono quarantaquattro gradi in fila per sei all'ombra e un tasso di umidità incalcolabile. Intanto, vi presentiamo il vincitore e gli altri candidati, nella speranza che l'inizio di Temptation Island cancelli ogni altro residuo di polemica, e che gli improvvidi lettori vacanzieri non abbandonino le fascette gialle dei loro libri in spiaggia. Che la pessima letteratura, almeno, non dia noia ai granchi.
Questa la classifica finale: Andrea Bajani, L’anniversario (Feltrinelli): 187 voti; Nadia Terranova, Quello che so di te (Guanda): 117 voti; Elisabetta Rasy, Perduto è questo mare (Rizzoli): 133 voti; Paolo Nori, Chiudo la porta e urlo (Mondadori): 103 voti; Michele Ruol, Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia (TerraRossa): 99 voti.

Andrea Bajani, “L’anniversario”
Nato a Roma nel 1975, Andrea Bajani è scrittore, poeta e giornalista. Vive negli Stati Uniti, dove insegna scrittura creativa alla Rice University (Texas). Ha esordito nel 2002 e ha raggiunto il successo con Se consideri le colpe (Einaudi, 2007), un romanzo toccante sulla morte della madre, vincitore del Premio Recanati e del Premio Mondello. Tra le sue opere più note anche Ogni promessa (2010) e Il libro delle case (2021), finalista allo Strega. Nel 2024 torna in finale con L’anniversario, una storia rarefatta e intima su un uomo che rievoca una relazione finita tornando ogni anno nello stesso hotel. Lo stile di Bajani è asciutto, essenziale. Pure troppo. La storia pure. Se vince, il motivo non è certo la superiorità stilistica o di contenuto.
Polemiche: Nessuna. Autore stimato e discreto, ha sempre mantenuto un profilo sobrio nella scena pubblica.
Nadia Terranova, “Quello che so di te”
Messinese, classe 1978, Nadia Terranova si è affermata come una delle voci più solide della narrativa italiana contemporanea. Esordisce nel 2015 con Gli anni al contrario (Premio Bagutta Opera Prima), seguito da Addio fantasmi (2018), finalista al Premio Strega, e Trema la notte (2021). Scrive anche libri per ragazzi e collabora con testate come la Repubblica.
Il romanzo finalista, Quello che so di te, racconta l’incontro tra due donne di generazioni diverse, legate da un segreto familiare e dal corpo come spazio di memoria e conflitto, dalla follia che ormai non se ne può più e altre cose tutto sommato spendibili sui social.
Polemiche: Nel 2024 ha denunciato un caso di autocensura da parte della Rai, che ha rifiutato di mandare in onda un suo monologo sulle cariche della polizia agli studenti di Pisa. Il caso ha scatenato un acceso dibattito sul ruolo dell'informazione pubblica e sulla libertà di espressione nei media italian
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Elisabetta Rasy, “Perduto è questo mare”
Nata a Roma nel 1947, Elisabetta Rasy è scrittrice, saggista e figura storica del femminismo italiano. Fondatrice della casa editrice Edizioni delle Donne negli anni ’70, ha collaborato a lungo con riviste letterarie e quotidiani. La sua narrativa vuole unire introspezione e riflessione culturale.
Tra i suoi titoli più noti: La prima estasi (1974), Posillipo (1997, finalista al Campiello), Le indiscrete (2014) e Le signore della scrittura (1991), una pionieristica raccolta di saggi su autrici dimenticate.
In Perduto è questo mare Rasy racconta il Mediterraneo come spazio simbolico di separazioni, memorie e migrazioni, costruendo un romanzo-saggio che è anche una riflessione sull’identità. Peccato certi passaggi da romanzo Harmony o, per essere più contemporanei, da scribacchinata Wattpad.
Polemiche: Nessuna. Rasy è una figura rispettata e senza controversie pubbliche note.
Paolo Nori, Chiudo la porta e urlo
Nato a Parma nel 1963, Paolo Nori è uno degli autori più riconoscibili e originali tra i cinque finalisti. Formatosi come ragioniere, ha studiato letteratura russa, vissuto in Iraq e Algeria, tradotto e curato opere di autori come Gogol e Dostoevskij. Ha fondato riviste letterarie e dal 2021 dirige la Scuola Karenin. Tra i suoi libri più importanti: Bassotuba non c’è (1999), La meravigliosa utilità del dolore (2013), e soprattutto Sanguina ancora (2021), saggio narrativo su Dostoevskij diventato un caso editoriale. Il suo ultimo romanzo, Chiudo la porta e urlo, è una riflessione dolente, caotica e stilistacamente brillante sul dolore e la malattia. Peccato che sia scritto come la timeline di una pagina Facebook.
Polemiche: Nel 2022 è stato al centro di un caso mediatico, quando l’Università Bicocca di Milano ha sospeso un suo corso su Dostoevskij per “evitare polemiche” durante la guerra in Ucraina. Il gesto è stato percepito come censura culturale. Dopo le proteste pubbliche, l’ateneo ha fatto marcia indietro, ma Nori ha deciso comunque di tenere il corso altrove.
Michele Ruol, “Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia”
Padovano, nato nel 1974, Michele Ruol è l’unico esordiente nella cinquina. Medico e autore teatrale, ha lavorato a lungo nella comunicazione. Il suo primo romanzo, Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia, ha sorpreso pubblico e critica, conquistando il Premio Pop (giuria di studenti delle scuole superiori) e l’accesso diretto alla finale dello Strega. Il libro racconta una storia di formazione e di perdita ambientata tra Nordest, silenzi e personaggi personalizzati e senza nome. Immaginiamo che Ruol abbia chiamato Cane il suo cane.
Polemiche:Nessuna. Il suo debutto è stato accolto con entusiasmo, non si capisce perché, e senza controversie.
