“Ognuno di voi pensi se ha avuto l’esperienza o ha avuto la tentazione della pornografia nel digitale. È un vizio che ha tanta gente, tanti laici, tante laiche, e anche sacerdoti e suore. Il diavolo entra da lì”. Parola di Papa Francesco, che - non si sa tramite quali fonti - afferma che sia persone laiche che suore e sacerdoti guardano porno online. Se non bisogna guardarlo e bisogna tenersi alla larga per non corrompere l’anima, come fa il leader di bianco vestito a conoscere cosa e come racconta la pornografia (digitale)? Due possono essere le risposte: lo sa per esperienza diretta (Beccato!) oppure ipotizza cosa contenga e, si sa, dare giudizi sommari sulla base di ipotesi e supposizioni è pericoloso oltre che immorale. All’interno di questa macrocategoria, la pornografia digitale - appunto, fa inoltre un’ulteriore distinzione tra pornografia criminiale (con un esplicito riferimento alla pedopornografia, che già chiamarla così a me fa sbroccare) e pornografia un po’ normale. Vi giuro! Ha detto proprio “un po’ normale”. Volo!
Non so davvero cosa intendesse e mi piacerebbe avere la possibilità di chiederglielo: pronto, Bergoglio? Saaalve, sono Ska. Senta, potrebbe essere un po’ più specifico rispetto alla definizione di pornografia un po’ normale? Cosa intende di preciso? Per esempio come classifica le gang bang? Inconsuete? Mirabolanti? Normali? Affollate? E cosa mi dice rispetto al pegging? Secondo lei è un po’ normale o un po’ meh? A parte le facili battute che si sprecano, non ho granché da dire su quanto dichiarato dal pontefice, ma posso affermare che la pornografia ha una certa passione per l’iconografia religiosa. Non mancano i contenuti porno che raccontano vicende di personaggi di chiesa che ci danno dentro sessualmente.
Di seguito agevolo tre pornazzi per far entrare il demonio dentro di noi, ma con stile. Sconsigliato a catechisti e presidenti della Camera.
Il confessionale (Jenny Forte, 1998). L’ho visto alcuni anni fa dopo un pranzo domenicale con amici. Si parlava di sesso e uno di loro ha esclamato: “A me piacciono i porno etero! Essendo gay, è sembrata quasi una perversione. Uno dei miei preferiti è Il confessionale” ha aggiunto. Si sa, nell’era della pornificazione mediatica non è stato difficile reperire il film, così ci siamo messi tutti sul divano e abbiamo cominciato la visione. È la confessione solitaria di un ex prete - Joe Calzone (adoro gli pseudonimi degli attori porno!) - che ripercorre la propria esperienza sacerdotale soffermandosi su momenti non propriamente consueti, che di fatto sono le grandissime scopate che si è fatto con donne laiche e suore.
Se non erro la prima scena di sesso è proprio in chiesa contro la possente colonna di pietra, con una donna che anziché confessarsi, gli fa un lungo pompino redentore. Particolarmente eccitante anche la scena di sesso con un paio di suore in sacrestia. Morale: se è vero che Dio si è fatto uomo, in questo film l’uomo si è fatto molte donne. L’evangelizzazione così come piace a noi.
The Devil in Miss Jones (Gerard Damiano, 1973). Uno dei più noti film della Golden Age of Porn inizia col suicidio di Justine Jones (Georgina Spelvin), che si toglie la vita proprio perché ritiene di non averne avuta una gratificante e piena. Arrivata nell'aldilà ha però una brutta sorpresa, infatti - nonostante un’esistenza immacolata - il fatto di essersi tolta la vita la squalifica dal paradiso e quindi dovrà restare in eterno nel limbo. Le viene concessa l’opportunità di tornare sulla Terra e guadagnarsi l’inferno scegliendo di vivere questo tempo circoscritto all’insegna di uno dei sette peccati capitali: la lussuria. La Signorina Jones si dà alla pazza gioia, che ve lo dico a fare?! È presa così bene da tutto il sesso promiscuo e sfrenato che finalmente si trova a fare che quando arriva la chiamata al ritorno negli inferi ci resta piuttosto male ed è spaventata da ciò che l’attende. In realtà l’inferno per lei non è fatto di sanguinose torture ma di quella che per lei si rivelerà la più crudele: trovarsi in una stanza con un uomo che non la desidera. Morale: diamoci dentro finché siamo vivi.
Possession (ALTSHIFT, 2020). Con questo ve la cavate in nove minuti. Un cortometraggio anglosassone fresco di pandemia, racconta di una suora che scopre un antico testo dal quale si libera un demone dell’amore e del piacere, il quale la possiede. La suora, interpretata da Nat Portnoy, vive quindi un dissidio dilaniante ed emblematico per tutte le persone di genere femminile: la lotta tra la madonna e la puttana. Proprio in questa passionale e intensa battaglia la suora si avvicina a dio attraverso l’estasi della carne, perché è il piacere del corpo a innalzarla al divino. Morale: fate entrare il demonio e sollazzatevi con lui.