No. Non c’è dubbio che il personaggio più curioso di questo Festival della Canzone Italiana, ricordiamolo, un Festival in cui sono in gara per la prima volta i Cugini di Campagna, con zeppe e pailletes e tutto il resto, come anche la diva per antonomasia, Anna Oxa, e soggetti dai nomi buffi quali Colla Zio, Sethu o Olly, Elodie a incarnare la quota bombe sexy femminili, in buona compagnia delle ritrovate Paola e Chiara, Tananai e Gianmaria quella maschile, Lazza quella di chi ha tatuaggi in faccia, non c’è dubbio che il personaggio più curioso di questo Festival della Canzone Italiana sia Rosa Chemical, i look estremo, la canzone che parla di poliamore, gli atteggiamenti sempre sopra le righe, pure provocazioni. Per parlarne, però, circostanziando tocca andare indietro di qualche mese, sempre sul palco dell’Ariston, concentrando lo sguardo su un determinato capo di vestiario di un determinato cantante: la canottiera di Giovanni Truppi. L’anno scorso, per motivi che sfuggono a ogni qualsivoglia logica, si è a lungo discusso del look del cantautore partenopeo, ricorderete, lì sul palco dell’Ariston con una canotta, fatta in sartoria ma pur sempre una canotta, nella serata dei duetti, lui a eseguire De Andrè in compagnia di Vinicio Capossela e Mauro Pagani, impreziosita da una coccarda anarchica. Se n’è parlato decisamente più della bellissima canzone che portava in gara, “Tuo padre, mia madre e Lucia”, scritta in quel mix di melodico e parlato che è cifra con la quale spesso si intrattiene e ci intrattiene, a noi che lo amiamo e lo seguiamo ben da prima della sua partecipazione al Festival, noi che sapevamo di questa sua passione per le canottiere. La cosa sarebbe già di suo ridicola, perché quello è il Festival della Canzone Italiana, non una sfilata d’alta moda, e perché, nei decenni, abbiamo davvero visto qualsiasi tipo di look, dai frac e abiti lunghi a quelli decisamente più informali degli anni 80, fino a arrivare ai vari look eccentrici di personaggi quali Achille Lauro e Rkomi, che proprio nel medesimo Festival della canotta di Truppi si esibivano mezzi nudi, nel caso di Rkomi proprio a torso nudo, fatto che però sembra avere decisamente meno impatto sull’opinione pubblica. Sarà che uno da Rkomi quello si aspetta, conoscendolo, e quello si aspetta anche non conoscendolo, cioè lasciandosi introdurre alla sua musica dalla canzone presentata a Sanremo, niente più di un tamarro che si esibisce a torso nudo e pantaloni di pelle, con una voce che però ricorda Pupo, sempre molto elegante nei suoi tanti passaggi sanremesi.
Il fatto è che siamo nel 2023, la canotta era del 2022 ma il discorso vale anche oggi, e soffermarci sugli abiti che dovrebbero fare i monaci fa ridere già anche solo a pensarlo, sfido io a chiedere a un fan di Rkomi di spiegare esattamente cosa sia un monaca, l’ingresso di FantaSanremo nell’immaginario comune, e con l’oltre milione di squadre iscritte per quest’anno direi che parlare di immaginario comune è quantomeno sensato, l’idea che qualcuno mostri i capezzoli, portando punteggi a chi ha quel determinato qualcuno in squadra, è qualcosa da prevedere con certezza quasi scientifica, il fatto che i cantanti anche quest’anno sottostaranno alle varie richieste di quel gruppo di pazzi miei conterranei è ormai dato per scontato, lo scapezzolamento uno dei passaggi più quotati dei Bonus/Malus. Ma non è di FantaSanremo che voglio parlare, non qui e non ora, bensì dei look dei cantanti, conscio che io sto allo stile come Rkomi sta all’eleganza, e che mettersi a parlare di look quando si parla di Sanremo non farà che scivolare la mia credibilità verso un baratro che difficilmente prevede una risurrezione, non almeno a breve giro.
Il fatto è che, come tutti, ho letto il pezzo di qualche settimana fa che Luigi Mascheroni ha dedicato al direttore di Rai1 Coletta, a differenza di molti sorridendone, perché quello è il tipo di articoli che in genere Mascheroni scrive in quella rubrica, mi sfugge cosa ci sia di così sorprendente e soprattutto perché quel tipo di stupore risentito non venga mai riversato sul medesimo tipo di articoli orientati verso altri settori da altre penne, ognuno ha il suo modo di leggere e capire quel si sta leggendo, si chiama alfabetizzazione, e pensando a quanto è passato da Sanremo negli ultimi anni, mettiamo da parte quello del 2020, Coletta era arrivato alla guida di Rai 1 da un paio di settimane, ma dal 2021 in poi, il già citato Achille Lauro, sempre più glamour, quando è stato super ospite addirittura straripante, pensiamo a Irama con le sue trasparenze, ai riferimenti alla fluidità de La Rappresentante di Lista, ai pizzi e merletti dei Maneskin, pure alle conchiglie a coprire il generoso seno di Orietta Berti, il già citato torso nudo di Rkomi, Blanco e Mahmood a baciarsi sul palco, medesimo palco in cui Ditonellapiaga e Rettore, anni dopo l’era in cui la seconda cantava di falli, suicidi e chirurgia plastica, dominando le classifiche, hanno cantato l’orgasmo, tutto negli ultimi Festival, questo, il primo meloniano ma con la Rai ancora fuori dalla sua ombra, è stato un rincorrere la provocazione, spesso a fin di bene, a tratti per il puro gusto di stupire, in alcuni casi come scorciatoia per arrivare al centro dell’attenzione, dove cioè la musica da sola non avrebbe potuto condurre, a voi il ricondurre i nomi alla giusta casella, la fluidità a farla da padrona, anche i temi affrontati in alcuni brani, penso a alla già citata Chimica e a Ciao Ciao, a Sesso occasionale come a Mare di guai o Vivo, nell’edizione di quest’anno, l’una a cantare un amore tra due ragazze, l’altra a fermare su spartito il rapporto di una mamma col proprio corpo, un ritorno al sesso che spesso viene taciuto, quest’anno non ci facciamo mancare niente, tra depressioni e rapporti tossici, un guardare finalmente sotto il tappeto, lì dove un tempo si tendeva a occuparsi sempre e soltanto di sentimenti, specie di quelli in assenza di spigoli, Rosa Chemical, vuoi per la canzone presentata, destinata a diventare la Dove si balla di quest’anno, vuoi per il suo atteggiamento sopra le righe, agente provocatore di questo cast, a indossare i pochi panni di chi verrà guardato come l’anno scorso si guardava alla canotta di Truppi (che poi la canotta non avesse portato Truppi in Parlamento, come invece è arrivato Rosa Chemical, complice l’analfabetismo funzionale di una deputata di Fratelli d’Italia, è altra faccenda, ma non vuoi sbandierare lo spauracchio gendrismo se te ne danno occasione?) Certo, pensare a Giovanni Truppi, introverso, solo in apparenza lontano da una tradizione cantautorale che invece interpreta con sapienza e fedeltà, solo trattandola con un tocco personale, originale, a gestire una propria pagina Only Fans, questo fa Rosa Chemical da tempo, anche la versione unclean della copertina di Made in Italy presentata in quel determinato sito, Alex Mucci, la sex worker che ha prestato il suo corpo e la sua mente, ma su Only Fans si tende a concentrarsi più sui corpi, all’artwork del lavoro sanremese, pensare a Giovanni Truppi a gestire una propria pagina Only Fans genera un corto circuito di quelli che bruciano tutto il sistema, altro che canotta esibita sul palco dell’Ariston, là dove un tempo era tutto uno smoking e un papillon, toccheremmo vette impensabili, e in fondo anche lo stesso Truppi ha cantato una qualche forma di poliamore nelle sue canzoni, penso a Superman o Amici nello spazio, basta solo non concentrarsi troppo sull’estetica e andare alla sostanza, sempre che sotto l’estetica un po’ di sostanza ci sia.