Peppino di Capri, che ve lo dica a fa’. La Generazione Z lo ha ballato sicuramente in qualche sagra, o in qualche diciottesimo. Il momento del classico che fa molto “old but gold”: Per esempio: Let’s twist again. Di old e di gold, comunque, c’è moltissimo in Peppino di Capri, all’anagrafe Giuseppe Faiella. E che dire di Speedy Gonzales? Se la Generazione Z vuole capire chi è stato Peppino di Capri, può iniziare dai ballabili, i classici. Se ve ne viene in mente qualcuno, potrebbe essere proprio di Peppino di Capri. È la nonna dei compleanni festeggiati nelle case in campagna, magari in affitto, con una cassa e un cavo bluetooth. Entra con la torta e tutti tifano per lei, vuoi per affetto, vuoi perché “fa festa” accettare un po’ tutti. E così, nelle serate meno schizzinose, tutti avranno ballando Peppino di Capri senza saperlo (tra una My Sharona e Tutti Frutti). Ma chi è Peppino di Capri?
Le sere al night (a 6 anni)
Nel suo sito lo definiscono un “enfant prodige” e sembrerebbe a ragione. Figlio d’arte, inizierà a suonare a sentimento all’età di quattro anni, davanti alle truppe americane. Quali truppe? Quelle impiegate nella Seconda Guerra Mondiale naturalmente. Siamo nel 1943. Giuseppe nasceva allo scadere dei Trenta a Capri, con il nonno e il papà che suonavano musica d’orchestra e non. Papà Bernardo era un polistrumentista a tempo perso, mentre nella vita vendeva dischi e strumenti musicali. Più che enfant prodige Peppino di Capri è stato fratello di pianoforti e grancasse. A soli sei anni inizia a studiare pianoforte con una pianista tedesca, così da avere tutte le carte in regole per potersi esibire tra Ischia e il Number Two, il night di Capri. Una scena che ha del grottesco. Un bambino al piano in un locale a luci rosse. L’attività serale di Peppino non piace però alla signorina Rottermeier del solfeggio, che lo caccerà dalle lezioni. Da questo momento in poi Peppino consacrerà la sua anima al rock, che in quegli anni iniziava a fiorire.
Nel 1956 prova a bucare lo schermo delle televisioni degli italiani, partecipando al programma Primo appplauso, condotto da Enzo Tortora. Con l’amico Bebè (Falconieri), si esibisce in Cry e in Tu vuo’ fa’ l’americano. Il Duo caprese (sì, si chiamavano così), vinsero e si portarono a casa un televisore. Mica male prima dei Sessanta. Il piccolo trofeo galvanizzò i due giovani artisti che allargarono la formazione a un bassista, un sassofonista e a un chitarrista, Mario Cenci. Se prima erano in due e ora sono in cinque, il Duo caprese divenne i Capri boy. Un altro paio di componenti e sarebbero diventati gli Avangers di Capri.
Quando perse la “Bussola”
La Bussola fu il locale dei locali. Inaugurato con Carosone, ci passarono Celentano, Mina, e tantissimi altri grandi. Tra i tanti anche Peppino. Serate incredibili, che finivano sempre tardi. È il 1960, lui finisce in cartellone, dopo la stagione precedente, on the road con il tour Bussola On Stage insieme, tra molti, a Chet Baker. Fino a quel tempo aveva badato da solo alla famiglia, suonando tra spogliarellista e per il generale Clark, ma ora era il suo tempo. SI suonava all’infinito e ci si andava a prendere in auto: «Chi finiva prima passava a prendere l’altro». Poi ci si ritrovava ancora alla Bussola, dove insieme ad altri si giocava a “ramino pokerato”. Ma Peppino sarebbe stato più fortunato in amore, di certo. A propsito di questo, conobbe Roberta e si sposò. Il pranzo lo organizzò proprio la Bussola, grazie alla proposta di Sergio Bernardini: «Ci penso io, tu pensa ai 200 invitati». Fu una gran festa, fatta di amici, sorrisi e regali. Ma Peppino di Capri come un Dudley Dursley qualunque pensa: «36? Ma l’anno scorso ne ho avuti 37!». E si chiede se Bernardini, il cui biglietto e pacco mancavano, non avesse scelto di offrirgli la cena. Sì, beato te Peppì. A fine serata il ristoratore della Bussola si presentò con un conto da 4 milioni e mezzo di lire. ‘Sti cazzi. Ma com’era possibile? Poi si guardarono intensamente e il musicista chiese: «Ma il regalo?» e Bernardini, di ghiaccio, rispose: «Quello è già stato scalato». Da cosa? Dal debito che Peppino di Capri contrasse a suon di ramino. Un po’ come se finiste per ipotecare casa vostra per colpa di una briscola con gli amici dei vostri nonni.
Solo come un cane
Dal 1967 al 1970 si perdono le tracce di Peppino di Capri. «Ero convinto che la mia carriera fosse finita. Divenni radioamatore, nome in codice “Labrador”. Ma non come il cane, come il marmo nero e argento che avevo in salotto». Ma rinchiuso e solo come un cane si ritirò a Capri. Un periodo di riflessione? Più o meno. Alla fine del triennio di “clausura” rispetto allo spettacolo, scelse di tornare in campo e si buttò nella concorrenza, nella speranza che Fred Bongusto, con cui aveva stretto un patto, mantenesse in vita il cartello su cui si erano accordati: «Non scendiamo mai sotto un certo cachet». Ma, hey, è il libero mercato baby. Così Bongusto ebbe il cattivo gusto di abbassare del trenta percento il suo compenso e anche Peppino, pur di rientrare, dovrà accettare di giocare al ribasso, chiedendo meno ma tornando a bomba nel mondo dei night, proprio dov’erano nato.
“Guagliò, arapete ‘nu ristorante!”
Quando si dice “carmina, non dant panem” (“la poesia non fa mangiare”). In realtà Peppino di Capri mangiava e come, ormai era tornato sulla cresta dell’onda. Aveva vinto un Sanremo grazie a una canzone il cui testo venne firmato da Franco Califano, Un grande amore e niente più . Poi Champagne, canzone che avrò mandato in automatico nei suoi concerti e nelle presenze in Tv «almeno cinquemila volte». Tuttavia non tutti lo apprezzavano. Tra i tanti, probabilmente, anche Eduardo De Filippo: «Albergo di Napoli, tramonto, entro, lui è in poltrona che legge il giornale, gli occhialini sulla punta del naso. "Guagliò, arapete 'nu ristorante!". Apriti un ristorante. Non gli piace come canto, ne dedussi. "Ricordati che la gente dovrà sempre mangiare", aggiunse. Dopo sei anni lo incrocio di nuovo, stesso hotel, stessa poltrona, stessa posa. "Guagliò, t' aje araputo 'o ristorante?". Il dubbio che non gradisse mi è rimasto». Tuttavia Peppino potrà rifarsi su un altro grande nome della commedia napoletana, Totò. Sarà proprio il principe Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio (sì, si chiamava così), a proporgli una canzone, che tuttavia il cantante non gradì troppo: «"Principe, non è Malafemmena " azzardai. "O perbacco!" rispose lui, che si muoveva proprio come nei film. Roberta intanto rideva come una matta». Un altro attore che passò (ma ebbe più fortuna) accanto a Peppino di Capri sarà Gigi Proietti. Con lui andrà a Sanremo nel 1995, con il brano Ma che ne sai… (… se non hai fatto il piano-bar).
Peppino per chi tiferà a Sanremo?
Ovviamente non ha lasciato dichiarazioni, ma ha sempre avuto delle preferenze, Per esempio ha sempre apprezzato Giorgia («è bravissima»). Tuttavia, quando gli si chiede quali cantanti gli piacciano, lui risponde su due piedi così: «Tiziano Ferro, Marco Mengoni». E visto che uno dei due non partecipa, è chiaro chi potrebbe essere la preferenza di Peppino.