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Chi ama Harry Potter odia i trans?

  • di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

9 febbraio 2023

Chi ama Harry Potter odia i trans?
JK Rowling ancora nell'occhio del ciclone? Sì, a causa di un video gioco che si ispira all'universo del maghetto più famoso del mondo, Harry Potter. La caporedattrice trans di The Gamer chiama in diretta durante una puntata radiofonica di PM, un programma della BBC, e la accusa di transfobia. Fa seguito un suo articolo approfondito e altri commenti che mettono in guardia: chi sostiene i prodotti Harry Potter e affini, non è dalla parte dei trans

di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

Durante il programma PM diretto da Evan Davis e in onda sulla BBC, dei commentatori hanno chiamato in riferimento alla presentazione di MIC – More Inclusive City, un gioco ispirato alla Trilogia della città dell’autrice trans Ella L. Candy, una serie di romanzi in cui si immagina una comunità che si apre al nuovo con curiosità e voglia di migliorarsi. Tra i tanti uno degli interventi si è rivolto direttamente a Ella L. Candy, definendo i suoi lavori «pura propaganda gender», a danno delle persone cosiddette cisgender (quelle che si riconoscono nel proprio sesso). Incredibile…

Stavo scherzando. Non è successo nulla di simile. Non esiste nessuna Ella L. Candy (che io sappia), nessuna Trilogia della città che abbia questa trama, e nessun videogioco dal nome MIC. Però il programma della BBC esiste, e così Evan Davis. Inoltre, esiste un videogioco chiamato Hogwarts Legacy, ispirato al mondo di Harry Potter. Ed esiste, chiaramente, chi ha inventato questo universo, la scrittrice J. K. Rowling. Va da sé che esistano buoni motivi per sostenere che sia giusto che lei guadagni da tutti i prodotti ispirati alla sua saga, e altrettanti motivi possono venir fuori per giustificare perché sia giusto che lei usi i profitti per fare ciò che preferisce, per esempio finanziare un centro contro la violenza sulle donne a Edimburgo, per le sole coppie di X della nostra specie già presenti in natura.

Stacey Henley
Stacey Henley

Dato che esistono lei, il programma, il videogioco e un tema controverso come quello dell’identità di genere e i diritti a essa connessi, immaginate perché abbia inventato la storia della chiamata al programma radiofonico della BBC. Perché qualcosa di simile è successo, ma la vittima è la Rowling e il commentatore è in realtà Stacey Henley, numero uno della redazione di The Gamer, donna trans che ha accusato in diretta la scrittrice di «alimentare la transfobia e una campagna contro le donne trans». Questo perché la Rowling ritiene che si possa definire donna solo la persona che nasce così. E che accettare l’idea che donna sia anche l’uomo che si sente donna, possa comportare dei rischi per la sicurezza delle “donne vere”.

J.K. Rowling con il cast di Harry Potter
J.K. Rowling con il cast di Harry Potter

Uno degli esempi più noti è quello degli uomini che nelle carceri abuserebbero delle donne dopo essere finiti nella sezione con loro, essendosi identificati con l’altro sesso di fronte a un tribunale. Un caso che fa molto discutere e che sembra talmente raro da non essere dirimente. In realtà un recente studio pubblicato dal MacDonald-Laurier Institute, firmato dalla docente di criminologia dell’Università di Reading (UK) Jo Phoenix, ha espresso perplessità sulla presunta irrilevanza di questi pochi casi, a partire dalla constatazione fattuale che buona parte delle detenute abbiano un passato di traumi legati a una figura maschile: «Un solo prigioniero può introdurre un livello inaccettabile di rischio in una popolazione [carceraria] vulnerabile», soprattutto per via di una ri-traumatizzazione della vittima di violenze o abusi da parte di maschi fuori dalla prigione.

La professoressa Jo Phoenix alla quale nel 2020 venne impedito di tenere una conferenza sui diritti dei trans nelle carceri, all'Università dell'Essex
La professoressa Jo Phoenix alla quale nel 2020 venne impedito di tenere una conferenza sui diritti dei trans nelle carceri, all'Università dell'Essex

Ma mettiamo da parte tutto questo. La BBC nel frattempo si è scusata per non essere intervenuta sul momento prendendo le distanze dalle frasi di Stacey Henley. Il conduttore aveva infatti semplicemente detto: «Di certo J.K. Rowling non si definirebbe transfoba». Forse perché questa parola non può adattarsi a tutto ciò che non collima con la visione di attivisti e politici pruriginosi?

Comunque la discussione si è estesa e molti commentatori hanno aggiunto: «Se compri Hogwarts Legacy o qualcosa di inerente a Harry Potter, sei automaticamente un transfobo». In un articolo esplicativo sulla questione, Stacey Henley scrive: «Le persone trans non possono ignorare il dolore a cui il franchise è diventato intrinsecamente legato, e nemmeno coloro che disiderano prendersi cura di loro dovrebbero farlo».

Una scena dal videogioco Hogwarts Legacy

Si sta dicendo forse che un trans non possa, che so, leggere Harry Potter e la Pietra filosofale perché l’autrice sarebbe una Terf (femminista trans-escludente)? Sembra di sì ed è una stupidaggine buona per chi non legge affatto. Poniamo che sia anche verso, che J.K. Rowling sia la causa diretta del dolore delle donne transgender. Secondo questa logica non dovremmo leggere nulla di inerente a un autore controverso, anche se quelle opere non avessero nulla a che fare con questa o quella idea che non ci piace.

Non dovremmo leggere Viaggio al termine della notte perché Céline era antisemita, né Le cronache di Narnia perché C.S. Lewis aveva una visione della donna condannabile. Se dite di no, perché questi autori sono vissuti un secolo fa, dovreste fare attenzione. Ai tempi di C.S. Lewis in Inghilterra circolavano già da anni le opere di John Stuart Mill e di Mary Wollstonecraft.

Proteste di attivisti LGBTQ+ contro J.K. Rowling
Proteste di attivisti LGBTQ+ contro J.K. Rowling

Se invece credete che la differenza sia che J.K. Rowling può godere dei profitti delle vendite, allora guardate quei soldi dove finiscono. Ha donato 160 milioni di dollari fino al 2012, nel 2015 era la seconda filantropa più generosa dopo Elton John. Nel 2000 ha istituito il Volant Charitable Trust per combattere le difficoltà e le deprivazioni sociali di donne a rischio e di bambini. Ha fondato nel 2005 Lumos, un’associazione che collabora con un orfanotrofio in Ucraina e che, dopo lo scoppio della guerra, ha deciso di finanziare personalmente. Nel 2010 dà 10 milioni di sterline per fondare un centro di ricerca sulla sclerosi multipla all’Università di Edimburgo, e poi ne ha aggiunti altri 15 milioni. Ha donato somme a sei zeri per sostenere l’assistenza durante la Pandemia, in particolare al Khalsa Aid e al British Asian Trust. I proventi di molte pubblicazioni sono state devolute interamente per varie cause. Dobbiamo continuare?

J.K. Rowling riceve dal Duca di Cambridge il Companion of Honour per i suoi meriti nella letteratura e nell filantropia
J.K. Rowling riceve dal Duca di Cambridge il Companion of Honour per i suoi meriti nella letteratura e nell filantropia

C’è chi dice che il problema è dove finiranno i profitti per questo gioco in particolare, ovvero nel centro Beira’s Place, da lei fondato per aiutare le donne biologiche vittime di violenza di genere. Il problema sarebbe che il centro è trans-escludente? Quindi avere sulla piazza un centro antiviolenza in più, anche se non perfetto secondo i vostri standard (opinabili), sarebbe una cosa negativa? Rimagnetizzate l’ago della vostra bussola morale. Per ora, i fan di Harry (come me e la mia ragazza) possono stare tranquilli, perché amare il mondo della Rowling non ti rende una cattiva persona.

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