Il buon senso può innescare dei cortocircuiti dove politica, cultura e ideologia pasteggiano. Un po’ come se la stupidità privilegi passeggiare su pavimenti bagnati, in attesa di prendere la scossa. La legge passata in Scozia lo scorso dicembre, sul cambio di genere tramite autocertificazione, fa parte non solo delle leggi stupide, ma del tentativo, ancor più stupido, di compiacere i sostenitori di una visione del mondo semplicistica, fatta di risposte superficiali a domande sbagliate. Quel mondo definito in molti modi, woke (che più o meno è come dire “illuminato”) per esempio. Ma potremmo descriverlo anche così: tutto e subito, poche discussioni. Un tempo li avremmo chiamati capricci. Oggi sono “battaglie”.
Ecco cosa dice la legge: sarà possibile cambiare genere senza bisogno di una diagnosi psichiatrica di disforia di genere. Basterà un’autocertificazione. Non solo. L’età per poter fare domanda scenderà a 16 anni. Tra i 16 e i 17 serviranno 6 mesi vissuti identificandosi nell’altro genere e 3 mesi di riflessione per presentare la domanda. Dai 18 in su basteranno 3 mesi (invece che 2 anni, come in passato). Vivere una stagione da donna per diventare donna (e viceversa). A fanculo adolescenza, sviluppo ormonale, ciclo, dolori mestruali e così via. Intanto da Londra arriva uno stop, interpretato da molti come un’ingerenza eccessiva sulla Scozia. A sostenere la possibile proposta di vietare una legge del genere anche la sinistra di Keir Starmer, segno che non si tratta solo di oscurantismo di destra.
C’è chi, come J. K. Rowling, crede che questo possa minare la sicurezza delle donne in molti ambienti dedicati esclusivamente alle vittime di violenza di genere. La Rowling stessa, femminista e vittima di abusi in passato, ha finanziato un centro antiviolenza a Edimburgo, per sole donne. Sole donne biologicamente tali. Di più. Solo donne dalla nascita. Le sue posizioni, da tempo sotto accusa (anche da molte star dei film di Harry Potter), hanno portato i sostenitori di un transfemminismo intersezionale, dai titoli sempre più complessi da comprendere, a definire in senso dispregiativo lei – e molte altre femministe classiche – delle TERF, femministe transescludenti. Sì, perché esistono le femministe inclusive ma inconcludenti, e le femministe classiche trattate da fasciste e bigotte da chi legge poco e di fretta, quasi esclusivamente ciò che passa il convento queer (quello del Dio della Murgia, per intenderci).
Abbiamo parlato di cortocircuito, vi chiedo un po’ di pazienza. Un amico poeta mi ha detto: «Sulla scorta di Freud e del ’68 parliamo solo di sesso, solo che non tutto il sesso è uguale oggi». Ha quasi totalmente ragione. Sennonché per il fatto che di sesso si parla sempre meno, e sempre di più il posto che un tempo fu della rivoluzione sessuale, oggi si colora d’arcobaleno e scalda l’aria per l’involuzione di genere. Un procrastinare le domande che arrivano al cuore della propria identità (che sempre l’amico poeta ricorda non coincidere con la nazionalità, con chi vado a letto, o con le mie preferenze elettorali). Così i traguardi a suon di applausi del pubblico neutro (ma non neutrale), per campioni neutri, sorgono nel segno di una prima profonda contraddizione. La neutralità passa per la fluidità, entrambe passando per il diritto di scegliere se essere donna, uomo, o nulla. Dove sia la responsabilità (che non si tarda a rimproverare agli avversari), la presa di posizione rispetto al reale, rimane un mistero.
Ecco il cortocircuito. Oltre all’esilio autoimposto dalla realtà, deflagra il germe della cattività della ragione a sinistra (come succede, per altri motivi, anche a destra). Laddove vi era sensatezza e intelligenza, ora c’è scarsa tolleranza e pochissima capacità di convivere sotto lo stesso tetto, quello dei progressisti. Una come la Rowling, vicina al mondo del Labour Party pre-Corbyn e critica verso il trumpismo, diventa persino peggiore dell’estrema destra. Non solo perché offrirebbe, a detta delle femministe intersezionali e inclusive, il fianco a quanti a destra vorrebbero dare una parvenza di buon senso alle proprie posizioni, ma perché costituirebbe una crosta sulla ferita di una sinistra ormai morente, alla quale sarebbe preferibile una protesi nuova di zecca, fatta di asterischi, primato dell’introspezione e una caterva di viti e stronzate.