Damiano dei Måneskin polemizza a distanza con Mick Jagger sullo stato di salute del rock and roll, contestando l'idea che le nuove generazioni non possano mantenerlo in vita. Una querelle che appassiona i più, visto le due personalità tirate in ballo. Da un lato chi prova a resuscitare il rock nostrano, e dall'altro chi del rock è un'autentica leggenda, e da almeno sessant'anni. E quindi se il frontman dei Rolling Stones lamenta la mancanza di nuovi esponenti del genere, il cantante romano si fa sotto, rivendicando quanto, invece, il rock sia ancora vivo e vegeto.
Il tutto in un'intervista rilasciata alla testata britannica NME, dove fa sapere il suo punto di vista, opposto alle aspettative di Jagger, che individua tra le nuove leve solamente Yungblud e Machine Gun Kelly, sorvolando beatamente sulla band dei miracoli italiana, la stessa che avrebbero scelto personalmente gli inglesi (come da spot mediatico) per aprire il loro live di Las Vegas. Ma in fondo aveva già esplicato la reale versione dei fatti Keith Richards: “I Måneskin hanno aperto il nostro concerto? Non ci ho fatto caso…”, specificando, neanche troppo velatamente, che erano stati piazzati su quel palco dall'abile gioco di management e discografica.
Ma tornando ai fatti recenti, il cantante romano, forse anche pizzicato dal risentimento per non essere menzionato tra il nuovo che avanza, ha replicato senza preamboli al boss dei Rolling Stones: "Il suo è un modo antiquato di vedere le cose. Nessuno sta mantenendo vivo il rock'n'roll, perché semplicemente è impossibile ucciderlo".
Tesi che ha più volte ribadito a destra e a manca, a cominciare dal palco eurovisivo, rielaborando l'antico motto: "Rock'n'roll never die". E di sicuro, in barba ai detrattori e malinconici della vecchia guardia, non si può che concordare. Il rock non può morire. E chi osanna esclusivamente le band del passato, è solamente aggrappato alla nostalgia di ciò che è stato, finendo per etichettare malamente, e senza ripensamenti, chiunque altro. Perché di buona musica in giro ce n'è parecchia, ma scopriamola veramente, prima di dire che è tutto finito e che una volta sì che era meglio, come se fossimo finiti nel girone dell'inferno dei boomer della critica odierna.
In fondo, basta uscire dalla propria convinzione per accorgersi che il sentimento rockettaro pulsa ancora forte nelle vene, con buona pace di trapper e autotune che infestano la scena. A cominciare dai ragazzi, che smaniosi di emulare i fasti del passato, provano a strimpellare uno strumento.
E questo è anche merito dei Måneskin, che incarnavano un ideale di rock ben fatto, un miscuglio d'emozioni d'altri tempi, seppure senza lampi d'originalità. Incarnavano sì, il tempo è già al passato. E alla questione abbiamo dedicato un lungo articolo, analizzando l'ultimo singolo del gruppo, "Supermodel", di matrice bellamente pop. Una virata anche poco gradita alle classifiche, come dimostrano i piazzamenti deludenti del singolo laccato e confezionato appositamente per l'America (come il precedente, altro flop).
Eppure, solamente un anno fa, il duetto a Sanremo con Agnelli (loro mentore) era di buon auspicio per una carriera promettente, e sostenuta da pezzi di buon pregio (come l'ultimo disco "Teatro d'ira - Vol. I"). Poi è arrivato il sogno americano, e con esso un cambio di direzione palese, che col rock c'entra poco e niente. Dal sound all'immagine griffata Gucci, alle possibili collaborazioni future, inclusa Shakira rincorsa dal fisco (e tradita da Piqué), e quindi bisognosa di far cassa.
Per cui, se è vero che il rock non muore mai, come osserva Damiano, è anche vero che il loro sound è in stato vegetativo da mesi. Come specificano i Duran Duran (in Italia il 23 giugno) che spendono parole d'elogio per i quattro, ma senza accreditarli nell'ambito rock: "I Måneskin sono il gruppo più forte uscito dal pop italiano da un po' di tempo", fanno sapere. E quindi, speriamo che Marlena torni a casa, alle intuizioni dei bei tempi, prima di trasformarsi in una qualsiasi popstar usa e getta.