Oggi sul Fatto quotidiano (venerdì 3 aprile) è possibile leggere un lungo articolo nel quale, partendo dalla figura di Davide Caparini, il giornalista Massimo Fini delinea uno spaccato della classe politico-burocratica italiana. Non tutta, certo, ma a quanto pare una percentuale a suo dire preoccupante. L’assessore al Bilancio della Lombardia è stato colui che ha voluto Aria, l’agenzia che doveva occuparsi della distribuzione e della prenotazione dei vaccini che si è invece risolta in un disastro. E il giornalista, per analizzare le ragioni di questa débâcle, racconta un episodio personale e il percorso lavorativo di Caparini, che definisce “emblematico di un certo ceto politico e amministrativo che attraversa tutti i partiti. Non ha mai fatto una vera ora di lavoro in vita sua, come piace dire a Berlusconi quando si tratta dei suoi nemici, sorvolando sui suoi amici. La sua carriera è tutta interna alla Lega che gli ha permesso di cumulare presidenze, cariche nei consigli di amministrazione, assessorati, posti di potere che, come abbiamo visto con Aria, incidono sull’amministrazione pubblica e in definitiva sulla nostra vita”.
Abbiamo colto l’occasione per contattare Massimo Fini, da sempre una delle figure più libere intellettualmente del panorama dell’informazione, che infatti ha espresso giudizi tranchant anche rispetto ad altre tematiche d’attualità. Come sul caso del vaccino ad Andrea Scanzi: “Ha sbagliato” o sulle responsabilità del governatore Attilio Fontana: “Dovrebbe dimettersi, già per aver provocato una strage con gli ammalati Covid nelle Rsa” o sulla svolta verde del sindaco Beppe Sala: “Ha dei meriti su Expo, ma il vero green è l’autoproduzione e l’autoconsumo come in Africa, il resto sono balle”, fino ad argomenti di costume: “La bestemmia di Buffon? Se a calcio prendo un pestone anch’io… gli stadi sono luoghi di sfogo, sennò la violenza avviene fuori più violenta” oppure il recente dibattito sul catcalling: “Siamo al grottesco. Io per sicurezza, i lettori maschi li incontro a casa, mentre le lettrici femmine al bar. Non vorrei mai che…”.
Fini, oggi ha pubblicato un lungo articolo critico sull’assessore Davide Caparini, che lei ha conosciuto ai tempi in cui faceva parte della Commissione di vigilanza Rai. Un ritratto impietoso che conclude così: “Con amministratori di questo genere, di cui il Caparini è solo un esempio marginale, non possiamo poi lamentarci se l’Italia, come l’epidemia ha solo evidenziato, è conciata com’è conciata”.
Sì, naturalmente l’ho preso come esempio perché ho avuto modo di conoscere questo soggetto. Ma la classe polico-burocratica in larga parte di tutti i partiti è fatta della stessa pasta di Caparini. E purtroppo ha incidenza sulla nostra vita. Questo è il materiale umano che abbiamo a disposizione.
La Lombardia sta facendo una figura pessima sul fronte dei vaccini. Secondo lei il governatore Attilio Fontana è colui che ha più responsabilità in questa faccenda?
Non ci sono dubbi che Fontana dovrebbe dimettersi. Perché, al di là delle questioni penali che verranno accertate, ha fatto un errore clamoroso già all’inizio di questa pandemia mandando gli ammalati Covid nelle Rsa. È stata una strage. Poi come è possibile che un politico abbia dei soldi all’estero, dalle Bahamas a Lugano? Non è niente di nuovo in Italia, purtroppo. Come Berlusconi, che ha decine di società offshore. Tu non potresti avere neanche un conto in Svizzera, probabilmente.
Questo glielo assicuro. Ma come si spiega che, tutto sommato, queste cose accadano ancora piuttosto abitualmente?
Mi colpisce davvero l’assoluta inerzia di noi cittadini, in particolare dei giovani. Come fanno a tollerare queste cose? Come quello che sta facendo Matteo Renzi…
Si riferisce alla sua presenza al Gp in Bahrain?
Ma certo, perché Renzi è andato a seguire quel gran premio? Io e te non possiamo uscire di casa e lui, non certo per ragioni di servizio, va alla gara di corse in Bahrain. E l’Italia è tutta così, pensa in che stato si è ridotta. Come quelli che da appartenenti a categorie che non c’entravano nulla si sono fatti vaccinare, i vari avvocati, giornalisti ecc ecc. Siamo di nuovo ai cittadini di serie A e di serie B.
Per cui, secondo lei anche Andrea Scanzi ha sbagliato a vaccinarsi?
Secondo me ha sbagliato, senza dubbio. Perché dimostra che esistono cittadini di serie A e di serie B, che è la storia eterna di questo paese e, forse, del mondo intero. La stessa cosa poteva farla mio figlio, ma non l’ha voluta fare, cioè vaccinarsi in quelle liste.
Sempre nell’articolo, segnala come le sia arrivato un sms in quanto “over 80” per sottoporsi al vaccino, ma lei non ha ancora compiuto 80 anni… Sempre per via dell’organizzazione in Lombardia…
Forse sono stato sciocco, avrei dovuto approfittarne ma non l’ho fatto. Nel mio piccolo è una prova di come questo piano vaccini in Lombardia sia stato organizzato con i piedi. È diverso in Liguria, dove ho un amico della mia età che ha prenotato facilmente ed è già vaccinato.
Tornando alla politica, come ha accolto la svolta green del sindaco Beppe Sala?
Innanzitutto, il sindaco Sala ha fatto una cosa molto importante violando la burocrazia per realizzare l’Expo. Senza quelle violazioni non si sarebbe tenuto, con un danno economico e di immagine notevolissimo. Credo sia sbagliato da parte della stampa, anche del Fatto quotidiano, attaccarlo su questo. Expo ha favorito il turismo, che prima veniva a Milano solo per business un giorno o due e poi se ne andava. In seguito, i turisti hanno scoperto una città più interessante di quel che veniva percepita prima. Su questo lo giudico positivamente. Sulla svolta green, però, non di Sala ma di chiunque, ho molti sospetti. L’unico green possibile sarebbe l’autoproduzione e l’autoconsumo come in Africa prima dell’arrivo degli occidentali. Il resto sono tutte balle. Anche Beppe Grillo si illude con il ministero per la transizione ecologica, perché rimane una cosa vuota. Molto spesso quello che ci viene propinato come bio non lo è, però la politica cavalca quest’onda. Sala come tanti altri.
Riprendo spunto dall’articolo di oggi, perché c’è un passaggio non casuale dove lei ha utilizzato l’espressione “ritardato”, poi correggendosi: “pardon, ‘indietreggiato’ come si dice in Canton Ticino per gli alunni che hanno bisogno di un insegnante di sostegno". Voleva sostenere Marco Travaglio, che è stato investito dalle critiche per aver utilizzato quell’espressione?
Ma certo, Il Giornale ha scritto un pezzo dicendo che aveva offeso tutti i ragazzi down. Ma se io dico che quello è cieco allora offendo tutti i ciechi? Guarda, non ho mai visto nella mia lunga vita e carriera professionale un momento così repressivo come quello odierno. A cui si aggiunge il modo con cui è stato interpretato il Metoo. Recentemente un uomo è stato messo alla gogna perché aveva “l’occhio bovino”, così lo hanno definito. A me non possono farla questa accusa perché ci vedo pochissimo, ma è pazzesco. Da un principio giusto si è arrivati al fatto che qualsiasi cosa può essere presa come violenza verso le donne. Se poi queste non vogliono più essere corteggiate, ce lo dicano.
L’ultima “frontiera” si chiama catcalling, che è stato portato alla ribalta da Aurora Ramazzotti. Semplificando, quando un uomo emette un fischio di apprezzamento verso una donna per strada. Lei che ne pensa?
Su questo, ho un ricordo recente di quando ero in un bar e avevo a fianco dei giovani operai che stavano aggiustando qualcosa. Passa una donna tutta agghindata, che è nel suo diritto, e uno degli operai fa un fischio, che è il modo popolano o popolare totalmente innocente per esprimere ammirazione. Lei lo squadra con sguardo “da medusa”, minacciosa. Allora, quando lei passa davanti a me le dico: “Signora, un giorno rimpiangerà questi fischi”. C’è modo e modo, dai. Un tempo si sapeva abbastanza bene quali erano i limiti, c’era un codice di non detti e non c’era bisogno di ricorrere all’aspetto giuridico. Capivi al volo se una voleva o non voleva e viceversa… Ora chiamiamo in causa i giudici per qualsiasi aspetto della nostra vita, ma così facendo stiamo creando praticamente uno stato orwelliano.
Come ci siamo arrivati?
Non è un fenomeno solo italiano, ma occidentale, che arriva dal puritanesimo americano. Noi abbiamo una cultura diversa, ma siccome dagli Stati Uniti prendiamo sempre il peggio abbiamo preso anche questo assurdo puritanesimo. Io per esempio, da molti anni ormai quando dei lettori giovani chiedono di incontrarmi, se sono ragazzi li ricevo a casa, se sono ragazze al bar. Perché basta che una dica “quello ci ha provato” che scoppia un casino. Puoi sempre contro-denunciare per calunnia, così poi devono provarlo, ma ciò rende ancora più difficili i già difficili rapporti fra i sessi.
In una intervista per Write and roll society, in fatto di “politicamente corretto” sosteneva che “è importante bestemmiare” e poi raccontava un aneddoto al riguardo. Ultimamente, però, hanno squalificato Gianluigi Buffon per una imprecazione di quel tipo. Anche su questo versante, ormai si viene censurati.
Il discorso è più profondo della sola parola. In Italia abbiamo ereditato dal fascismo il codice Rocco, che aveva una sua coerenza all’interno di un regime dittatoriale con tutta una serie di disposizioni liberticide: dal vilipendio delle forze armate o del capo dello stato o della bandiera, fino ad arrivare alla bestemmia. Per quel che riguarda i calciatori, però, è inaudito. Io ho giocato a pallone e se prendi un pestone ti viene naturale dire qualcosa, magari un sano e vecchio porco … Ma c’è qualcosa di più sottile, e cioè che la tecnologia è entrata in modo talmente violento nel calcio che finirà per distruggerlo. Ormai studiano i labiali dei calciatori per vedere se ha detto qualcosa di “non corretto”, chissà dove andremo a finire....
Non crede che sia un linguaggio violento, in grado di generare più violenza?
Lo stadio è un posto, come avevano immaginato nelle arene le culture che ci hanno preceduto, dove scarichi l’aggressività che è in ciascuno di noi. E lo fai in modo innocente. Come la discriminazione territoriale, che è grottesca: se il Napoli giocava a Verona quelli in casa avevano lo striscione “Forza Vesuvio”, mentre viceversa rispondevano con “Giulietta è una t***a”. Sono forme di aggressività del tutto innocue, ma se tu le comprimi come vizio assoluto della concezione illuminista che pensa all’uomo come dovrebbe essere e non come è realmente, allora la violenza si scarica in modo più grave altrove. Per esempio, con “i delitti delle villette a schiera” come li chiamava Ceronetti. E così, siamo al punto dove praticamente ci hanno proibito di fare e dire tutto.