Cosa resterà di questo Sanremo? Oltre la prevedibile vittoria di Marco Mengoni e la presunta crisi dei Ferragnez, svetta la bacchetta più cool, quella di Enrico Melozzi, detto Melox.
All'inizio c'era lui. “Dirige l'orchestra il maestro Beppe Vessicchio”, il più amato dei direttori d'orchestra festivalieri. Una presenza che rassicura, ogni volta che la senti. E via con gli applausi scroscianti, non sono mancati neanche quest'anno. Apparso a sorpresa nella serata delle cover e duetti, per il brano Destinazione Paradiso di Gianluca Grignani. Come una staffettista, simbolo del passato, dapprima ha sfidato bonariamente Melozzi, nel salotto del Muschio Selvaggio, e poi ha passato il testimone alla nuova generazione, benedicendo persino la consegna. Lì nel mare dell'Ariston, uno con la barba bianca e lo sguardo sornione, l'altro con uno stile e una grinta inimitabile. “Certo, dirigere un’orchestra in due non è proprio facile, ma ne vale la pena se questo fa passare un messaggio di amicizia, rispetto, armonia, amore e pace. Viva la musica”, scriveva il musicista abruzzese via Facebook.
Ma cosa accomuna Melozzi al mitico direttore napoletano? Forse la capacità di trasformarsi, e in poco tempo, in un'icona pop che spopola tra la gente. E mantenendo una grande coerenza, fatto non semplice. Anche nelle prese di posizione discutibili, una su tutte: “Uto Ughi è stonato, una cover band di Vivaldi”. A calcare l'indiscussa genuinità, dote che genera ancora fascino. E la volontà di aprire le menti a modi differenti di comunicare. Innegabile l'incredibile carica prima dell'esibizione dei suoi artisti, quest'anno non solo con Grignani, ma anche Mr Rain (accompagnato persino sul podio) e il Giovane Sethu. E ancora, a supportare di nuovo i suoi pupilli Måneskin, che hanno mostrato come si fa. Zitti e buoni.
Ma il più rock dei direttori d'orchestra è anche ideatore e direttore con il violoncellista di fama internazionale Giovanni Sollima del progetto 100Cellos (un ensemble composto da una centinaia di violoncellisti), direttore dell'Orchestra Notturna Clandestina, ideatore del format innovativo “Rave di Musica Classica”, solo per citare le sue principali attività. Insomma, Sanremo è soltanto uno dei palchi dove ama esibirsi e che gli ha permesso di arrivare al grande pubblico. Dal debutto nel 2012 con Noemi è tornato due anni dopo sempre a suo servizio, firmando anche l’arrangiamento del pezzo Ho scelto me di Rocco Hunt. Poi è riapparso su invito di Achille Lauro (e Fabrizio Ferraguzzo) in occasione del Festival di Sanremo 2019. E il resto è storia recente: tra le altre definito da Morgan il nuovo Hector Berlioz (famoso compositore francese dell'Ottocento), e Morgan non è certo tipo da facili convenevoli. Forse sta qui il segreto del suo successo. Riuscire a catturare l'attenzione di fasce d'età e mestieri differenti e visioni sulla carta lontanissime. Per questo è lui il vero vincitore di Sanremo. Vessicchio – padre adottivo - benedice.