“Democrazia in tempo di guerra: disciplinare la cultura e la scienza, censurare l’informazione”, il titolo. Ospiti: Angelo D’Orsi (storico) e Alessandro Barbero (storico), più Elena Basile, Alessandro di Battista, Donatella di Cesare, Luciano Canfora, ecc. Più, così a caso, Enzo Iacchetti. Ora questo evento previsto a Torino al Teatro Grande Valdocco, è stato annullato per decisione dell’Oratorio Salesiano San Francesco di Sales: “Gli spazi salesiani sono concepiti come ambienti formativi, nei quali le proposte culturali sono chiamate a favorire partecipazione, prossimità e modalità di confronto chiare e contestualizzate. Alla luce dell’identità del Teatro e dei criteri con cui vengono accolte le iniziative culturali, è stato ritenuto opportuno non procedere con lo svolgimento dell’evento”.
Le coincidenze sono il dono che Dio ci fa per strapparci una risata in giornate come queste. Questa settimana Alessandro Barbero, insieme a Zerocalcare, Antonio Scurati e vari altri, ha firmato un appello per bloccare la partecipazione della casa editrice neofascista Passaggio al bosco a Più libri più liberi. Il loro accanito antifascismo si dice non potesse sopravvivere senza regalare alla casa editrice neofascista Passaggio al bosco che volevano bloccare una pubblicità a livello nazionale e pure gratuita. Se avessero fatto i partigiani loro i fascisti avrebbero vinto la guerra.
I malumori per l’evento “filo-putiniano” (questa l’accusa) di Barbero, D’Orsi e compagni(a) hanno portato a bloccare l’evento torinese. Plateale contrappasso che ha, lo ripetiamo, qualcosa dell’ironia divina. Barbero, che voleva boicottare, è stato boicottato. Questo dovrebbe suggerirci, come ricorda la regola d’oro (“Non fare agli altri quello che vuoi non sia fatto a te”), che è meglio essere contro tutte le censure che a favore solo di quelle che piacciono a noi. Donatella Di Cesare grida allo scandalo: “Questa è censura!” Esatto, come quella che si è tentata con un editore che pubblica legalmente in Italia.
Ora, a casa ho un libro di Passaggio al bosco che non avrei comprato senza questa polemica. È La resurrezione di Roma di G. K. Chesterton, un vero peccato che l’edizione sia tanto amatoriale e così piena di errori tipografici. Ho anche cinquanta libri circa di DeriveApprodi, la casa editrice che pubblica gli ex brigatisti e per cui Zerocalcare, che non sopporta di convivere in uno spazio con un editore che viola i dettami della Costituzione, ha disegnato il volantino per la campagna 50 x 60 Macero NO DeriveApprodi del 2018. Ho tre libri di Donatella Di Cesare, cinque libri di Canfora, qualcosa di Barbero. Sono fascista e filoputiniano? Sono filo-terrorista? Ho anche dei saggi di David Irving: sono un negazionista dell’Olocausto?
A occhio, se il problema è violare i dettami democratici della Costituzione, forse anche gli editori che pubblicano (e non come monito contro gli orrori della storia) i libri dei brigatisti dovrebbero essere boicottati. Invece gli disegnano le campagne promozionali. E i filo-putiniani dovrebbero fuggire dall’Italia. Invece la lezione chiara è questa: tutti possono censurare e cancellare e non sempre per i motivi che vuoi tu. Quindi faresti bene a non difendere questa pratica arbitraria. O, come si dice, chi la fa l’aspetti.