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Intervista con En?gma, fuori con “Tèmpora”: “Sanremo? Ci sarei andato volentieri”. E poi la rottura con Salmo, la censura a Tommaso Paradiso e tutto il resto

  • di Emiliano Raffo Emiliano Raffo

  • FOTO Davide Ruggeri

5 dicembre 2025

Intervista con En?gma, fuori con “Tèmpora”: “Sanremo? Ci sarei andato volentieri”. E poi la rottura con Salmo, la censura a Tommaso Paradiso e tutto il resto
Torna En?gma. Dopo anni di assenza torna con un disco tostissimo che indaga i “Tèmpora” difficili che stiamo vivendo. Un viaggio interiore profondo, perturbante, a tratti anche divertente. “Tèmpora” di qualche consuntivo per l’ex-Machete. I ricordi (“orgoglioso di aver scritto un capitolo della storia del rap italiano”), qualche ipotesi all’orizzonte (“Sanremo? Perché no?”). E poi l’amore…

FOTO Davide Ruggeri

di Emiliano Raffo Emiliano Raffo

Mala “Témpora” currunt? Sì e no. Sì, perché i tempi che viviamo sono una bella emicrania, sotto vari aspetti. No perché En?gma – al secolo Francesco Marcello Scano – su questi “Tèmpora” fatti di solitudine ci ha costruito sopra un bel disco che esce oggi per Asian Fake. Ha un passato consistente alle spalle, En?gma. E da quello parte per raccontare un presente denso. Il disco è da assimilare piano piano. Pochi feat (Jack The Smoker, Axos, Dani Faiv) per dieci tracce che presentano un mondo interiore complesso. “Questo album nasce in un momento in cui stavo riordinando un caos interiore – dichiara Francesco. Un momento fatto anche di attese infinite, di tempo perso, di stallo. Mi ha scosso la musica, che ha chiuso dei cerchi, delle porte, aprendone comunque delle altre dove dall’altra parte c’erano vecchi temi forse irrisolti”. Sarà il caso che MOW ci guardi un po’ dentro in questi temi irrisolti…

Il passato, le relazioni, testi chiari ma non banali e vagamente ermetici. Non così tanto da non risultare comprensibili. Sono riuscito ad ascoltarlo due volte, il nuovo album…

“Beh, è già tanta roba visti i tempi che corrono”.

In “Due tute” dici: “Mi hanno detto che la vita è ciò che fai mentre aspetti l’amore”. Ma poi dici anche che l’amore t’ammazza. Come la mettiamo?

È una frase che esprime bene la mia inquietudine. Molte persone sono alla ricerca, talvolta anche angosciosa, di un amore puro. La vita, nel frattempo, scorre quasi sullo sfondo, in attesa che l’amore si prenda il primo piano. Però poi ciò che arriva, spesso, ti fa male. Viviamo in questo stato di costante inquietudine.

Non ha quindi tutti i torti l’ingiustamente censurato Tommaso Paradiso (da “sco*are” a “provare”, ma pensa te) che in “Forse” conclude che “forse avremmo solo dovuto sco*are”?

Mi sono perso la polemica, ma mi sembra incredibile che uno “sco*are” possa ancora dare fastidio. Detto questo credo che certe storie vadano comunque vissute in profondità. Il brutto che accade alla fin fine accade per un motivo. C’è un motivo se certe situazioni, nella vita, si presentano e ripresentano più volte. Come se fossimo sotto esame, messi di fronte ad alcune nostre esperienze passate che inesorabilmente ritornano. Come quando delle persone che entrano nella nostra vita – e sembrano “nuove” – somigliano molto a figure con le quali ci siamo già relazionati in passato. Che poi passato e futuro hanno una relazione molto intima.

Cover 01
La copertina di "Tèmpora".

In “Poseidone”, splendida e a tratti glaciale, molli un laconico “siamo soli”. Quanto siamo soli?

Lo siamo, per molte cose. Cerchiamo persone affini, ma talvolta dobbiamo solo accettare che certe esperienze siano più adatte alla solitudine che alla condivisione. Faccio vedere un film che mi ha cambiato la vita alla mia compagna sperando che lei possa connettersi con le emozioni che quel film ha suscitato in me, ma in fondo questa è una pretesa. Devo accettare il rischio, invece. Forse quel film sarà sempre destinato a parlare in un certo modo solo a me e non a lei. Esistono zone che sono nostre, tutte nostre. Anche se mi piace fare gruppo, credo di avere un buon rapporto con la solitudine. “Poseidone” dice che vorrei portare la mia ragazza nel mio mondo, ma che in fin dei conti non è possibile. E quindi eccoci qui: siamo soli.

“Tazze calde di trauma” in “Nebbia e caffè”. Frase di una puntualità assoluta.

In quel pezzo sono un barista che ne vede tante. In un bar fuori dallo spazio e dal tempo. Tante persone, tante piccole grandi storie. E i traumi spesso sono lì, te li sorseggi con lo sguardo fisso. Vivi, fumanti. Scottano.

In “Amarcord” c’è anche il tuo passato. Quanto c’è del vecchio En?gma in questo disco?

Faccio sempre in modo che ogni nuovo disco prenda il testimone da quello precedente, senza stacchi troppo evidenti ma attraverso passaggi evolutivi. Senza troppi punti di rottura. Ogni disco è un grado in più sulla giacchetta.

Parlando di stacchi. Sono passati diversi anni dal tuo ultimo album. Com’è stata la tua vita senza musica, nel frattempo?

Dopo il Covid, nel 2021, è uscito “Totem”, un disco molto corposo. Dopo, anche consapevolmente, mi sono perso un po’. Tante vicende personali. Forse avevo perso qualche stimolo. Ho fatto uscire dei singoli, ma con un pizzico di convinzione in meno. “Tèmpora” racchiude anni di demoni, cadute, risalite, tempeste. Ho fatto altro, insomma. Ho viaggiato, ho conosciuto persone nuove e consolidato rapporti già maturi. Ho continuato a scrivere e fare musica, ma ho atteso tanto prima di farla uscire. Non volevo “buttare via” i brani. Questa nuova avventura con Asian Fake è l’opportunità giusta.

A 37 anni compiuti che rapporto hai con il rap?

I dischi e gli artisti che mi stimolano sono gli stessi che mi hanno ispirato ed emozionato quando iniziavo a scrivere rime. Guè, Marracash, Salmo sono dei punti di riferimento non solo per me, ma per l’intera scena.

Qualcuno di più giovane?

Sono sincero: no. Ho visto che a Sanremo ci sono Sayf e Nayt, però.

Ti interessano? Sia loro che Sanremo, intendo.

Nayt è bravo ma non è più giovanissimo, Sayf invece è effettivamente un giovane interessante. Però alla fine torno sui nomi che ho citato prima, sono i più solidi.

Sanremo negli ultimi anni ha contribuito a cannibalizzare l’hip hop. Oggi prima rappi e poi vai a Sanremo, c’è uno strano rapporto di causa-effetto che lega il rap e il rap “sanremizzato”.

Però sai cosa ti dico? Che ci andrei volentieri a Sanremo. “Nave fantasma” sarebbe stato un pezzo ideale per il Festival. Poi per una questione di tempi e opportunità non è stata proposta, ma con quel brano sarei stato felice di affrontare il palco dell’Ariston. Credo anche che spesso si sottovaluti il pubblico. Mi spiego: il pubblico non va preso in giro. Se ti presenti a Sanremo con un pezzo autentico, che ti rappresenta, è probabile che anche Sanremo ti capirà e ti apprezzerà. Certi artisti devono sentirsi più tranquilli nel portare sé stessi su quel palcoscenico, anche se devono magari rispettare determinati canoni. “Nave fantasma” sarebbe stata perfetta. E mi rappresenta tanto.

Nel 2016 te ne vai da Machete. Che rapporto hai oggi con Salmo?

Siamo amici. Da ormai tre anni circa abbiamo ricucito i rapporti. A un certo punto c’eravamo persi di vista. Con alcuni elementi di quella crew sono ancora in contatto. Altri li ho persi. Così è la vita. “Tèmpora” parla anche di sentimenti d’amicizia, non solo d’amore. L’importante è, col tempo e la maturità, trattenere il meglio da ciò che abbiamo vissuto. Machete è stata un’esperienza irripetibile per me e per tutto il rap italiano. L’atmosfera che abbiamo respirato fra il 2010 e il 2016 è stata unica. Sono felice e fiero di aver fatto parte di un pezzo della storia del rap.

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