'Ma chi?!'. Durante il Tg1 delle 13.30 di ieri, domenica 30 novembre, questa l'escalamazione dell'Italia intera all'annuncio dei 30 'Big' in gara al prossimo Festival di Sanremo da parte di quell'orologio svizzero che risponde al nome di Carlo Conti, conduttore nonché direttore artistico della kermesse nella città dei fiori. Da giorni la stampa vocifereva di un ipotetico fuggi fuggi di grandi nomi, con Conti a pregare in ginocchio Tiziano Ferro, Blanco, perfino Geolier sperando in un sì dell'ultimo minuto. Cosa pensavo? A un dispetto da parte dei giornalisti: il reuccio del Festivàl stavolta era stato così bravo a non lasciar trapelare i cantanti in gara anzitempo al punto che i giornalisti, impermalositi dall'affronto, stessero già cominciando a sminuire la kermesse, lasciando intendere al grande pubblico che sarebbe stata una Caporetto ancor prima del via. Ebbene, mi sbagliavo. La lista dei 'Big' in gara è effettivamente tra le più disperanti degli ultimi decenni, ricorda forse lo scalognato Festivàl condotto da Simona Ventura nel 2004, quando le discografiche boicottarono, mandando soltanto scartini e autori blasonati che però, di faccia, non conosceva nessuno all'infuori dei parenti stretti. Ma come mai oggi i 30 'Big' di Sanremo non sono realmente 'Big', tranne qualche sparuta eccezione? Nonostante i mille modi che i media s'inventeranno per cercare di farvi credere che stia andando tutto bene, abbiamo una plausibile risposta. Risposta che, però, comporta una serie di ragionamenti. Quindi, se vi va, mettetevi comodi. Pillola rossa o pillola blu?
Prima di tutto: perché gli artisti in gara sono sempre così tanti? Addirittura 30 dopo i 29 della scorsa edizione (per defezione coatta de Emis Killa)? Non va così da 'sempre', in passato ci sono stati gloriosi Festivàl con 10-12 concorrenti a giocarsi il podio. Cosa è cambiato, poi? Amedeo Sebastiani (e, in parte, già Claudio Baglioni nelle sue edizioni). Amedeo Sebastiani ha messo a punto un efficace escamotage per richiamare nella competizione artisti primi in classifica che sul palco dell'Ariston oramai non si vedevano da eoni: convocare moltissimi 'cuscinetti'. Per 'cuscinetti', intendiamo artisti emergenti, oppure anche di tutto rispetto ma non troppo noti al mainstream. Questi servivano a garanzia: sarebbe stato maticamente quasi impossibile per un 'Big' non posizionarsi almeno tra i primi dieci, forse pure a prescindere dal brano proposto. Un trucco, quello dei 'cuscinetti' utilissimo a invogliare discografiche e grandi nomi a partecipare: la figura di merda di andare e finire 40esimi su 30 era praticamente impossibile già prima del via. Ottimo, eccoli quindi ritornare giulivi.
L'anno scorso, però, l'incantesimo si è rotto. Pensiamo al podio: Olly in vetta (con la potentissima Marta Donà come agente era quasi scontato), ma soprattutto Lucio Corsi e Brunori al secondo e terzo posto. Fedez al quarto, va bene, ma Cristicchi nella cinquina finale, escludendo perfino Giorgia, ingiustamente sesta, come si spiega? Si è parlato di 'rivincita' dei cantautori, bello certo, però Brunori e Lucio Corsi (che ha poi rappresentato l'Italia all'Eurovision), al netto dello splendore dei loro brani, dovevano essere 'cuscinetti', non era nei piani che arrivassero così in alto lasciando dietro di sé 'Mazinga' del calibro di Elodie, Achille Lauro, Irama, Rkomi (addirittura penultimo!), Noemi, Francesco Gabbani. E anche i più piccoli, ma rinomati, Coma Cose (decimi), Kolors, Gaia, Michielin (ventunesima?!). La narrazione è stata trionfale, ma più di una discografica, ci scommetto la casa che manco possiedo, avrà certamente storto il nasino: i 'cuscinetti' erano esplosi, in tutti i sensi, ai danni dei loro artisti. Uno scorno non da poco, ma il peggio doveva ancora venire.
Insieme alla partecipazione al Festival, o poco dopo, è d'uopo lanciare nuovo disco e/o packaging dell'ultimo andato malino, di certo tour trionfale almeno nei palazzetti quando non negli Stadi. In questo senso, veniamo da un'estate, la scorsa, apocalittica: impossibile non ricordare l'inchiesta della newslwtter più letta d'Italia, Vale Tutto, in cui si spifferava che gli artisti, perfino i più insospettabili e di apparente 'successo' fossero in realtà pieni di debiti per rientare dei costi che discografiche o chi per esse avevano speso per loro, destinandogli possibilità e location faraoniche per esibirsi. Ma soprattutto quell'inchiesta ha reso evidente pure ai ciottoli di fiumi la finta narrazione dei 'sold out', tanto strombazzati quanto, forse, bugiardi. Si è parlato tantissimo e in ogni dove, come già anticipava Michele Monina da anni, di questi trucchetti atti a dare l'impressione di un successo, appunto, che forse non c'era davvero. O almeno, non nei termini proclamati dai comunicati stampa e dai social degli stessi artisti. Tra cui addirittura Elodie, erta a 'sintomo' della suddetta pantomima. Non che se non se ne fosse mai scritto, e torniamo a Monina, ma da quel momento, le storie di biglietti gratis, interi anelli di stadi o settori dei palazzetti coperti alla bell'e meglio per 'fingere' sold out sono per la prima volta diventati argomento mainstream, di cui si discuteva in tv come al bar. Un danno di immagine enorme per il sistema musicale, certificato da una pressoché infinita serie di concrete débâcle.
Quanti tour sono stati annullati, rimandati o ridimensionati, nonostante la vetrina di Sanremo? Quasi tutti. Rkomi, traslocato dai Forum ai teatri 'perché per questo disco ho pensato servisse una dimensione più intima' (se lallero, ndr) è quello a cui è andata quasi meglio. Per quanto si porti dietro tuttora una narrazione di rinascita da periodo buio dichiarandosi a più riprese vittima di bullismo durante il Festival perché il pubblico l'ha reso meme a causa del modo bislacco in cui pronuncia le parole mentre canta. Eppure, nel corso della kermesse, era il primo a prendersi in giro, postando reel social in cui dialogava con una logopedista, per gag. La sua 'Il Ritmo delle Cose', comunque tra le poche canzoni che ricordiamo dello scorso Festival, si era posizionata penultima in classifica finale, davanti alla sola Marcella Bella, fanalina di coda. Uno smacco imperdonabile che, in una maniera o nell'altra, nonostante le buone vendite del singolo, ha portato a un ridimensionamento dell'intera tournée dell'artista. Addio palazzetti, benvenuti teatri. Ma c'è a chi è andata di gran peggio, dicevamo.
Anche i Kolors, nonostante Sanremo, hanno annullato le date nei Forum e si sono ritrovati a esibirsi nei centri commerciali. Lo stesso vale per Bresh, cantautore in cerca di definitiva consacrazione allo scorso Festival, che ha annullato il tour estivo con una motivazione fantasiosa: 'il disco è uscito un po' troppo tardi e, per via dei tempi così stretti, non saremmo stati in grado di organizzare dei concerti all'altezza'. Come se le tempistiche di uscita di un album e del realtivo tour non fossero pianificate da mo' nel caso di partecipazione a Sanremo, signora mia. Malissimo pure i Coma Cose: post Sanremo, hanno annunciato due date nei Forum, pensando che il tormentino 'Cuoricini' potesse bastare. Poi, così non è stato, e quindi, come orami è evidente, per malcelare la moria di biglietti venduti, si sono inventati lo storytelling della separazione, del divorzio come ragione per cui quei concerti non si sarebbero più potuti fare. Invece, si erano lasciati già da quel dì, ma l'hanno fatto sapere al momento più 'opportuno'. Pura casualità, le mappe su TicketOne somigliavano al deserto dei Tartari. Achille Lauro, intanto, dopo Sanremo è tornato a 'X Factor', e chi sta seguendo l'edizione sa quanto controvoglia. In effetti, fai 'X Factor' per acquisire più pubblico, metterti in bella mostra e sperare che il direttore artistico ti convochi a Sanremo dove, amato come sei grazie al talent Sky, non potrà che andare almeno bene. Insomma, non fai il Festival per tornare a X Factor. Poi, verissimo, l'arciduca Lauro si sta prendendo gli Stadi ma, dettaglio non da poco, accadrà nell'estate 2026, non in quella post kermesse.
Intanto Elodie gli Stadi li ha fatti, ma col fantasma dei 'finti sold out' e degli indebitamenti perennemente sulla collottola. Infatti, è tornata in tour nei palazzetti subito dopo l'estate, date su date. Per la grandissima richiesta? È una narrazione possibile, ma non l'unica. Parliamo poi di Irama, nono a Sanremo con la dimenticatissima 'Lentamente': lui il disco nuovo lo ha fatto uscire il 15 ottobre scorso, dopo quasi un anno di silenzio e attesa spasmodica da parte dei fan. Cosa significa? Che Irama o chi per esso, ha ritenuto che la mitologica ondata festivaliera non fosse da surfare, non prometteva bene. Tony Effe, comunque disco più venduto del 2024, è artisticamente 'morto' all'ultimo Sanremo. Perché il brano era terribile, certo. Ma nessuno poteva prevedere una disfatta di tale portata. Specie per una 'Icon' della trap del suo calibro. Noemi, nonostante un pezzo bellissimo 'Se t'innamori muori', è purtroppo passata inosservata - per quanto rivalutata post Festival, e arriverà a esibirsi al Palazzetto dello Sport di Roma il prossimo 20 dicembre, non prima. Clara, anche lei per l'ennesima volta 'da lanciare' grazie alla vetrina sanremese, ha passato l'estate a far le sagre di paese. Mentre Gaia, pure lei a fondo classifica, con 'Chiamo io, Chiami Tu' è diventata, nel percepito, pazzesca quando non divina facendo parlare di sé grazie alla trovata del coreografo postato online e diventato subito meme virale, non certo al palco dell'Ariston. Una mossa che avrebbe potuto fare anche senza Festival e con gli stessi risultati, chiamata da Fabio Fazio a 'Che Tempo Che Fa' compresa? Sì.
Cosa si desume da tutto questo: Sanremo non è più una garanzia, anzi. Puoi essere Giorgia e ritrovarti fuori dalla cinquina, puoi chiamarti Elodie, Achille Lauro, Irama o come ti pare, ma rischi di finir dietro a Lucio Corsi e Brunori, ai 'cuscinetti, insomma, che stavano in gara per consertirti almeno almeno il podio. Cosa succede dopo il Festival, poi, è tutto da vedere. Potrebbe andare perfino peggio, dati di annullamenti e ridimensionamento tour alla mano. Vi state ancora chiedendo come mai nella lista dell'imminente edizione non ci siano 'Big'? Ve lo scriviamo chiaro: le discografiche, di fronte a 'sta ecatombe, di sono cagate sotto. E allora, adesso, mandano le seconde linee, non più le loro 'punte di diamante'.
I nomi noti presenti nell'elenco contiano hanno (avuto) una grande carriera, non c'è nulla da eccepire. Ma sono tutti a sperare in un effettivo rilancio agli occhi del grande pubblico che, meritatamente o meno, hanno perduto. In primis, Tommaso Paradiso. Quello che, nel 2022, forte del successo del momento, proclamava: "Non andrei mai a Sanremo, di certo non in gara". Ed eccolo qui oggi, quando le cose gli vanno meno bene da un bel po', pronto a scendere in campo sul palco dell'Ariston. La meravigliosa Levante, intanto, di Festival ne ha già fatti due, senza purtroppo lasciare un effettivo impatto, e ora torna per ripigliarsi tutto ciò che le appartiene: la popolarità grazie alla combo della sua incredibile voce e della penna che tiene. Stesso discorso per Malika Ayane, veterana del Festival, in grado di portare all'Ariston canzoni rimaste nella storia della kermesse (su tutte, 'Adesso e qui' - Nostalgico Presente'). Da quanto tempo, però, non si sente parlare di lei a livello mainstream? Purtroppo e immeritatamente, molto. Michele Bravi, stesso discorso (anche se con meno successi in cv). Quindi, è oramai evidente, le discografiche hanno spedito da Conti emergenti sconosciuti oppure nomi che necessitano di 'rispolvero'. Che poi l'operazione riesca o meno, poco cambia: in entrambi i casi, chi li rappresenta non ci perde nulla.
J-Ax resterà J-Ax pure dopo un eventuale ultimissimo posto, la gente contiuerà ad andare ai suoi concerti per sgolarsi sulle storiche hit degli Articolo 31 o, i più giovani, su quelle nate dal connubio con Fedez - a proposito: questi due si parlano ancora? Post grossa litigata, mai spiegata per davvero, si sono tolti il saluto per anni. Infine è arrivata la pace, con grande annuncio social. Ma proprio sui social, Alessandro Aleotti e Federico Lucia non interagiscono più da parecchio. Oltre al fatto che J-Ax abbia bucato entrambe le date dell'amico (?) al Forum di Milano lasciandolo sul palco a cantare le 'loro' canzoni da solo. Che succede?
Comunque sia, Fedez è come spesso accade, non è mai il più bravo ma il più furbo di tutti invece sì: con un fiuto infallibile, specie per i feat, si propone in gara insieme a Marco Masini, vocalmente una macchina per uccidere. Nel caso ce ne fosse (ancora) bisogno, lo ha ridimostrato lo scorso anno, proprio in coppia con Federì nella serata Cover quando, su 'Bella Stronza', ha inanellato una incessante sequela di acuti che prima di allora forse nemmeno esistevano in natura. Possiamo già dire podio sicuro o, se non altro, splendida perfomance al Sanremo che verrà.
Fedez qui ha accettato di fare il lavoro sporco: ottenere una probabile vittoria, ed entrare quindi nella storia del Festival, gareggiando contro 'nessuno' o quasi. Magari non una grande soddisfazione personale, ma un titolo è pur sempre un titolo. E lui di apparenza, specie in questi anni in cui per tutto viene ricordato fuorché per le canzoni che sforna, campa da sempre.
Il punto comunque rimane: i 'Big' come Tiziano Ferro, Blanco, Geolier, Angelina Mango, Alessandra Amoroso, Emma e compagnia, hanno detto no per diversi motivi. Primo fra tutti: il rischio di ritrovarsi in classifica finale dietro a cuscinetti sconosciuti che, però, come dimostra l'edizione dello scorso anno, possono agguantare il podio senza problemi. E poi partecipare al Festival non garantisce nemmeno più la vetrina, la grande occasione di visibilità che consente tour trionfali senza se e senza ma. Il rischio sensibile non è 'solo' quello di perderci la faccia. Ma soprattutto un sacco di soldi. Così il gioco, e lo stress della kermesse, non vale più la candela, se sei 'Big' puoi finire dietro all'esordiente 'abat-jour' con un boomerang d'immagine di proporzioni sesquipidali, non importa poi come lo staff della comunicazione sceglierà di raccontare la débâcle al pubblico. E allora chi glielo fa fare d'ingineprarsi? Meglio evitare. Carlo Conti si è davvero ritrovato a far le nozze coi fichi secchi, a causa dei 'cuscinetti' impazziti della precedente edizione. Cosa possiamo sperare ora? Che almeno le canzoni siano decenti. Sempre ammesso che agli spettatori questo interessi per davvero. Lo scopriremo a febbraio, amen.