Ne avevamo già parlato di Vita da Carlo, la serie tv di e con Carlo Verdone. Ecco, se la seconda stagione era meglio della prima, la terza meglio ancora della seconda, la quarta (girata sempre insieme a Valerio Vestoso) è semplicemente perfetta. Perché ora il racconto è chiaro, diretto, puntuale. Proprio come ha detto il suo protagonista, oramai sappiamo tante cose di lui, di Carlo Verdone che è Carlo Verdone, l’uomo, il regista, l’attore, il genio che in questa stagione finale si confronta, tra le altre cose, anche con le preoccupazioni dei giovani. Verdone che alla Festa del Cinema di Roma durante l’anteprima della serie al pubblico ha ricordato proprio loro, i nuovi attori, parte integrante del cast di Vita da Carlo 4. Gli studenti. Perché ai ragazzi bisogna ribadire che sono forti (come disse Vinicio Marchioni a MOW “ogni tanto dovremmo dirgli che sono bravissimi”), dargli spazio, specie considerando il fatto che quasi nessuno, questo spazio, sembra volerglielo dare sul serio. Verdone che ha lavorato tanto, esordendo in un teatrino di poco più di quaranta posti. Il successo sarebbe arrivato anni dopo. Ma già allora tanti credevano in lui, prima sua madre, poi, con il tempo, Sergio Leone. Ecco lui, ora, quella fiducia, la ripone in loro, i giovani. E ce lo fa vedere (anche) in una serie.
Nell’ultima stagione della serie prodotta da Luigi e Aurelio De Laurentiis e approdata su Paramount+, reale e non-reale si fondono insieme, ricordo, verità. Tutto quanto. Ogni personaggio sogna qualcosa. Compreso Carlo Verdone che nelle sue notti in bianco e nero vede lo straordinario Alvaro Vitali, attore scomparso proprio nel 2025. Il celebre attore di Pierino scava nel passato di Carlo, risolve, fa battute, domande, ipnotizza lo spettatore. Si ferma tutto. Sono scene preziose, rare, bellissime. Ecco, la serie fa una cosa bellissima (anche) per il cinema: ricorda. E a proposito di ricordi, tantissimi anni fa, Fellini, in un’intervista condivisa da Rai Cultura, parlando di Amarcord, disse: “Che cos'è la memoria? Noi parliamo di memoria come di un meccanismo capace di registrare nei dettagli più minuti, nei suoni più delicati, esattamente avvenimenti che sono avvenuti. Io credo prima di tutto che questa operazione sia impossibile, non ci può essere questa specie di dimensione in cui tutto quanto si registra e lì rimane fisso come una specie di archivio, di biblioteca. Penso che la vera memoria sia qualche cosa che appartiene al ricordo delle cose con in più tutto quello che tu sei diventato, con i mutamenti, i cambiamenti, i punti di vista completamente rovesciati. La vera memoria è quella”. Diversi hanno usato parole simili alle sue, molto prima che arrivasse Fellini, prima ancora che quello schermo gigante fosse chiamato 'cinema'. Ma quello che ci interessa è che ora, tutto questo, è in una serie così. Vita da Carlo. Serie che non è mai stata sulla superficie delle cose ma che sicuramente proprio in queste ultime due stagioni (specie nell'ultima) ha saputo davvero raccontarci l'arte di Verdone, farci entrare dentro la sua ironia, servendosi anche di quella stessa idea di memoria di cui parlava Fellini. Perché è tutto un flusso di episodi reali e storie inventate. E forse solo così noi potevamo conoscerlo, Verdone, stagione dopo stagione, in mezzo all'onirico e al quotidiano, insieme a un cast perfetto, mentre si muove tra finzione e verità. Capiamo le sue preoccupazioni tramite la risata (le puntate sono esilaranti), l’amore per il suo mestiere e la voglia di vedere gli altri, i giovani, arrivare dove è arrivato lui, partito da quel piccolo teatro di Roma, ora al centro del cinema. In uno dei primi episodi della stagione finale, Verdone si chiede 'ma che cosa ho lasciato io agli italiani?'. La risposta la trova in aeroporto, quando si accorge che le sue battute, sono entrate nel dizionario di tutti. Anche di chi non ha ancora compiuto trent'anni. Vita da Carlo è e sarà sempre questo, oltre che un messaggio di speranza, un bellissimo ritratto di un artista che ci è sembrato di conoscere tra tante cose vere e altre solo immaginate. Ma anche e soprattutto una serie che non potrà finire mai.