Michelle Impossible (& Friends) è giunto alla terza edizione. Senza che nessuno, a parte forse la "conduttrice" dello show ne sentisse vera e propria esigenza. Per usare un eufemismo. Tre puntate, di cui due già andate in onda con ascolti da Stige, per un varietà faraonico - a occhio, il budget per serata equivale a quello speso per due intere stagioni del Grande Fratello. Varietà faraonico che, però, delude sia nei contenuti che dal punto di vista dell'Auditel. Non riportiamo i numeri, ci sono fior fior di trasmissioni bellissime e "poco" viste. Purtroppo, non è questo il caso. Vogliamo invece concentrarci sui problemi di Michelle Impossible, primo fra tutti la svizzera al timone che, nei fatti, non fa nulla a parte stonare malissimo canzoni evergreen. Subendo la messa in onda da oramai due mercoledì, ci chiediamo: quanti special guest, quanti "Friends" ci vogliono per lasciar credere a Michelle Hunziker che stia più o meno conducendo un programma tv?
Studio enorme, corpo di ballo, ospiti massimi da Andrea Bocelli (che si presenta a cavallo) a Umberto Tozzi passando per Renato Zero e Al Bano. Tutti in chiave medley XXL per occupare minutaggio e impedire a Hunziker di condurre troppo. Lei si limita a una chiacchera veloce post performance. Chiacchiera veloce che tempesta di scelte aggettivali da orticaria. Ogni due parole, per esempio, ripete "gasata/gasatissima", "carica/carichissima". Qualcuno le allunghi uno Zanichelli, per carità. Il suo lessico è più mortale della "resilienza" agli sciagurati tempi del lockdown. Il timone della trasmissione viene dunque affidato ad altri, come i membri del cast fisso (comunque, troppi) tra cui spicca solo e unicamente Katia Follesa. Mattatrice della prima puntata in cui ha potuto godere di più screentime della "conduttrice" facendo di tutto e di più tra cui deflagrare in studio in sella a una palla demolitrice, è stata razionata già alla seconda in cui l'abbiamo vista comparire cinque minuti forse. Peccato.
Ma se Hunziker non conduce, allora, che fa? Orgogliosa e canta, purtroppo. Mercoledì 13 marzo, per esempio, ha brutalizzato "Amico" di Renato Zero in faccia a un inerme Renato Zero che stava, con ogni evidenza, vivendo un incubo. Peggio è, comunque, quando gli autori le concedono quel minimo di fiducia in più e la piazzano in duetto con Diletta Leotta a balterar di femminismo. Strizzando l'occhio a Barbie (il film, ovvio), le nostre si inerpicano in un monologo a due voci sulle donne talmente intriso di cliché da far quasi rivalutare il patriarcato. Picco di potenza: "Quando ero piccola, le mie bambole gudagnavano più di Ken, potevano essere qualsiasi cosa volessero e non veniva picchiate perché sapevano che l'amore non è possesso. Le bambole possono fare la rivoluzione". Ci riteniamo avvisati. Non certo salvati. Manco per metà.
Nel già citato cast fisso, vivacchiano anche Andrea Pucci (che, ovviamente, aggiorna su quanto sia carogna la moglie e sui disturbi gastrointestinali che tiene), Alessandro Betti piegato a far Michello, il fratello gemello della svizzera. Dovrebbe far ridere perché ha la parrucca bionda, però anche la barba. Ok. Il povero Gianluca Scintilla Fubelli a cui nessuno riesce a trovare un ruolo e un tempo in questo marasma e quindi compare a schiaffo, di rado, vestito da imbecille. I Gialappi commentano da bordo campo, giusto per assicurare che lo show possa non perdere totalmente di ritmo. Purtroppo, nonostante l'encomiabile impegno, non sempre ci riescono. La situazione, del resto, è davvero agghiacciante. Qualcosa che fa ridere, oltre all'esplosiva e sempre fenomenale Katia Follesa, c'è. Ma, per qualche ragione, viene mandato in onda dopo la mezzanotte e pure pochissimo: Valentina Barbieri nei panni di una Hunziker svampita che chiama tutti "Coso" o "Cosa" perché è così famosa e piena di sé da non rilevare l'esistenza altrui. Giusto perché scherzando si può dire di tutto, perfino una (plausibile) verità.
Nei pochi istanti affidati a lei e lei soltanto, la "conduttrice" riesce a sparare castronerie di razza. E così la serie Netflix "La Casa di Carta" diventa per bocca sua "un film hollywoodiano come The Wolf of Wall Street e l'ultimo Spiderman". Il programma è registrato, questa uscita si poteva benissimo rifare. Ma percepiamo gli autori sventolare bandiera bianca, più di così non la potevano certo aiutare con l'esercito di grandi nomi fatti scendere in campo. A un certo punto, anzi proprio a questo punto, affari suoi. E pure ben le sta.
Infine, l'ossessione di Hunziker per il canto esonda gli argini del sacrilego. In Michelle Impossible, forse sempre allo scopo di allontanarla dalla conduzione, le vengano affidati più numeri musicali di Lorella Cuccarini ai tempi de "La Notte Vola". Solo che, pur impegnandosi moltissimo, tutto ciò che riesce a emettere sono confusi e petulanti miagolii. Strano poi che il pubblico scelga di cambiare canale. Sarebbe più gradevole il suono di un allarme anti-incendio, fisso, per tre ore nella prima serata di Canale 5. Michelle Impossible & Friends ha bisogno di troppi "Friends" per stare in piedi da solo e comunque resta falso invalido. Come mai ci si ostini a concedere il timone di cotanto one woman show a una che, al massimo, può essere una buona spalla iena ridens è mistero fitto. Soprattutto quando, nello stesso programma, esiste Katia Follesa che è divertente, di natura e mestiere, conduce, balla e canta pure bene (nell'ultima puntata andata in onda, nonostante fosse un numero comico, ha tirato acuti potentissimi su Chandelier di Sia, manco fosse Nella Vecchia Fattoria). Michelle Impossible è, in definitiva, uno show di cui si spiegano solo i (bassissimi) dati di ascolto.