Morgan ha pubblicato, dopo averlo annunciato sui social, “Rutta”, nuovo brano di cui noi vi abbiamo parlato ascoltandolo in anteprima. Una revenge song che segue il già edito brano-manifesto “Rutti”. Oltre a rilasciare il brano, contro Emma Marrone e Calcutta, Morgan ha deciso di rilasciare un'intervista, per raccontare la sua versione dei fatti, senza giri di parole o peli sulla lingua. Insomma, un'intervista in pieno “stile Morgan”.
Hai pubblicato la canzone con cui rispondi alla tempesta mediatica, si chiama “Rutta”, e arriva dopo “Rutti”, l’ultimo tuo singolo pubblicato lo scorso maggio da Warner. Questo invece lo hai pubblicato gratuitamente sui social, perché?
Perché Warner ha annullato il contratto che avevo stipulato. Quindi finché non trovo una proposta lavorativa da parte di una casa discografica non posso fare altrimenti per far conoscere al pubblico il mio lavoro.
Ma così non “monetizzi”, non produci introiti. Non ti sembra di essere un po’ troppo controcorrente? Come fai a vivere se non hai proventi?
Non lo so come faccio, con le risorse e i proventi derivati dal passato e dai concerti, ma ora mi hanno sabotato pure i concerti, tutta l’estate mi è stata cancellata, avevo in programma una cinquantina di serate.
Come mai ti hanno annullato le serate? Chi le ha annullate?
Gli impresari locali, per le pressioni derivanti dall’atto mediaticamente terroristico nei miei confronti. Dico “terroristico” a ragion veduta perché significa “che causa terrore”, “che terrorizza”, e infatti l’effetto di quelle diffamazioni a mezzo stampa che mi hanno dipinto come una figura negativa e’ stato uno spavento generale, uno spavento mio, uno spavento di tutti quelli che stavano per lavorare con me, si sono allarmati e hanno letteralmente avuto paura. Questa è la famosissima “strategia della paura”.
Anche la casa discografica, quindi, si è spaventata? Ma scusa, loro ti conoscono, perché avrebbero dovuto avere paura? Di che cosa soprattutto?
Beh, per quanto riguarda la casa discografica la questione è molto diversa. Avendo tra l’altro sotto contratto una serie di cantanti con svariate condanne piuttosto gravi, tipo tentati omicidi, aggressioni a mano armata, e cose di questo genere, non credo avrebbero sventolato il codice etico. Quello è un pretesto per non ammettere che hanno subito un ricatto da parte di un certo Calcutta.
Non far finta di non conoscerlo, l’aut aut alla Warner è di pubblico dominio.
Faccio finta di non conoscerlo per dire che non ha la statura per permettersi di fare una cosa del genere, con me poi, che a detta sua ho scritto i dischi che hanno fatto la sua formazione musicale. A parte che nessuno può permettersi di fare un ricatto a nessuno, è un comportamento che ricorda le modalità della criminalità organizzata, esibito con strafottenza, e questo solo perché disgraziatamente ha scritto dei testi per alcuni “artisti” di quella casa discografica, che personalmente non ho idea di come siano perché non pratico le canzonette, ma immagino si tratti di cosiddetto “trash”. Dunque per farla breve questo Peppino di Capri del nuovo millennio ha usato la sua popolarità commerciale per impedire a Piero Ciampi di essere pubblicato, facendo bullismo in pubblico.
E perché nessuno lo avrebbe redarguito?
Perché spargendosi il terrore dilaga la codardia, il clima di terrore è un habitat perfetto per agire la viltà, è il trionfo dei vigliacchi. Si è levato uno scandaloso e deprimente opportunismo da parte di tutti i cantanti che hanno gridato al dissenso nei miei confronti per paura di finire anche loro mollati dalle case discografiche. Hanno mostrato tutta la loro mancanza di spessore.
Da qui nasce la frase (la stessa del ritornello del tuo nuovo pezzo) dichiarata da Emma Marrone, “in un mondo di Morgan siate Calcutta”?
Che frase geniale, non ho potuto fare a meno di immaginare un pezzo pop con questo ritornello...
“Pop” per modo di dire, sembra un po’ troppo articolato...
No, invece è pop. Il pop è molto complesso, intendo il pop di Bowie, di Battiato, dei Beatles, non certo quello di Emma, quello dovrebbe essere definito “musica leggera”, non pop. E la differenza è netta: il pop è musica che inventa e lavora sulla novità, il pop ricerca e sperimenta, la musica leggera ha semplicemente l’obiettivo di vendere.
Molto chiaro. Quello che ha molto divertito al primo ascolto del pezzo è il sapore spiccatamente Talking Heads che è sempre stato uno dei tuoi preset preferiti negli arrangiamenti dei Bluvertigo. Vengono in mente pezzi come "Vertigoblu", "Niente per scontato", "Lo psicopatico", la stessa "Altre forme di vita", ma non l’avevi ancora fatto come solista.
La formula Talking Heads è un must della musica contemporanea, siamo noi italiani che siamo digiuni di cultura del sound e non sappiamo andare al di là della consonanza e dell’ hi-fi. Infatti la musica italiana mainstream è fondamentalmente tuttora “easy-listening”(tralasciando i cantautori, per cui vale un discorso diverso), eccezione fatta per Fabri Fibra, o Frankie Hi-Nrg, che rimane attuale dal punto di vista sonoro, alcune cose dei Subsonica e certe sonorità spietatamente algide di Tiziano Ferro, mi pare che del beat no-wave non sappiano proprio che farsene.
Con quali elementi si costruisce il preset no-wave alla Talking Heads?
Velocità da 115 in su, linea di basso a loop ma suonata, così che pur rimanendo uguale possa avere delle micro differenze e includere delle variazioni, ma il pezzo deve fondamentalmente avere un solo accordo, essere armonicamente statico perché deve poter giungere all’idea di “mantra”, raggiungere un apice di ossessività dove tutti gli elementi a loop sono sommati, e concludersi degenerando, ossia quando si perde il controllo dei pattern perché si sono troppo modificati nella graduale trasformazione, quindi si chiude perché o gira a vuoto o non gira più, preferibilmente in fade out, perché non si sa come finire. L’altra cosa che deve avere sono i riff, cioè gli interventi degli strumenti sono a riff comprese le parti vocali, e sono in loop, e si sovrappongono, e le voci sono tutte in stile polifonico, quasi mai soliste. Ma in questo pezzo non è rispettata questa formula in modo pedissequo, ma semplicemente presa a prestito in alcune zone, perché c’è tutta la parte di sviluppo armonico dove il protagonista non è più la sonorità, ma sono le modulazioni e il modo in cui la linea melodica dice il testo.
Infatti il sound colpisce al primo ascolto, ma poi si nota per esempio il gioco sulla mancanza della fine delle parole dove succedono cose strane. Ci puoi dire di cosa si tratta?
Quando non canto la fine di una parola sono gli strumenti musicali a “cantarla”, con una serie di invenzioni tra l’illusione auditiva e l’onomatopea. Se di “Morgan” canto solo “mo”, resta fuori “rgan” e per far sì che l’ascoltatore lo immagini lo suggerisco con lo strumento, in questo caso un synth, dove faccio delle note che somigliano per lunghezza e fonema vocalico alla parola quando viene emessa da una voce umana, quindi per fare “rgan” saranno tre gruppi di note: una serie di cortissime note rinattute velocissime per fare la r, una nota lunga e pulita per fare la a, che è preceduta e seguita da sue note corte della stessa altezza ma più chiuse per simulare la g e la n.
Quali sono gli strumenti che simulano le parole nel pezzo?
Un piano elettrico, un organo digitale, delle congas giocattolo in miniatura e un campione di rullante (per dire “rda”, dicendo io solo “me”). Ma tutti fanno tutto, si alternano e si sovrappongono in un tripudio di allucinazione sonora.
Si è mai sentita una cosa del genere?
Beh, Beethoven nella nona sinfonia fa fare questi ai violoncelli e i contrabbassi all’inizio del quarto movimento: li fa parlare.