Il generale Roberto Vannacci, neo candidato della Lega alle prossime elezioni europee, continua a far discutere con le sue dichiarazioni, tra interviste (anche a MOW) e interventi pubblici, tanto che persino nel partito che lo vede capolista in Italia centrale c'è chi ha cominciato a prendere le distanze. A farsi portavoce del malcontento nel Carroccio il senatore Gian Marco Centinaio, che ha spiegato che non voterà per lui: "Voterò per uno della Lega. E con me tanti altri. Massimiliano Fedriga (governatore del Friuli) ha detto la stessa cosa. C'è chi ha detto che Vannacci non c'entra nulla con noi. Vero". E gli ha fatto eco il ministro Giancarlo Giorgetti: "Vannacci non è della Lega". A questa frangia leghista si è aggiunta l'intera opposizone e anche la Cei (Conferenza episcopale italiana). Ma perché tanta avversione? In particolare per alcune dichiarazioni dirompenti, che passano dal considerare "Mussolini uno statista" alla proposta di "classi separate per i disabili". In questo tourbillon di polemiche, però, c'è chi ha difeso l'ex incursore prestato alla politica. Si tratta del cantautore Morgan che, nella chat whatsapp dal titolo "Sgarbistan" - amministrata dal critico d'arte ed ex sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi - ha provato a spostare l'attenzione sui giornalisti che hanno riportato le sue dichiarazioni. Ecco il suo ragionamento.
Scrive Morgan: "Ha perfettamente ragione Vannacci, e ha la purezza e il coraggio di parlare dei titoli. I titoli nel nostro Paese hanno una grande parte di responsabilità nel crollo di autorità della cultura. Volenti o nolenti scripta manent e non solo, oggi sono diventati centrali nella costruzione dell’equilibrio democratico, quindi politico e culturale, in quanto la democrazia è un effetto di un dibattito in cui la voce dei cittadini parla alla voce dei governanti, e questo dibattito avviene in quel luogo pubblico chiamato 'stampa' o 'informazione', e nel nostro Paese da almeno una decina di anni è in corso una tacita anarcoide e tossica attività della stampa che nutre quella violenza di cui ci lamentiamo, quella immoralità di cui tutti si indignano senza vedere che il focolaio è proprio sulla carta". Un messaggio che, anche nella chat, non è passato inosservato e a scatenato alcuni malumori e critiche. Così il musicista ha provato a chiarire meglio il suo intervento: "Andavo certamente al di là di Vannacci con le mie riflessioni, che non erano e non sono un supporto al pensiero di uno che non so manco chi sia. Io non sono Vannacci e quel che dico non è connesso a lui". Ma il dibattito è proseguito e Morgan è stato costretto a spiegare ulteriormente il messaggio: "Ma ripeto, qui si parla di Vannacci e non di quello che ho scritto io. Ok, togliamo la prima frase e facciamo finta non ci sia Vannacci. Non parliamo di disabilità e di inclusione quando non siamo capaci di relazionarci con un pensiero che si discosta dal nostro". Ma a sorpresa, in difesa del cantautore, è intervenuto anche l'amministratore della chat, Vittorio Sgarbi, con un messaggio se vogliamo ancora più ambiguo: "Morgan è interessantissimo. E non si contano gli artisti, da Donghi a Ziveri, da Wildt a Balla, da Sironi a Depero che hanno condiviso idee e iniziative fasciste".