Luca Bizzarri viene spesso apostrofato dai giornali come “comico”. A me è sempre sembrata un’etichetta riduttiva. Bizzarri, oltre che comico è attore (per cinema e teatro), conduttore, opinionista, presidente di Palazzo Ducale a Genova e insieme al suo inseparabile e complementare amico Paolo Kessisoglu in oltre vent’anni ha firmato alcune delle pagine più rappresentative della tv italiana. A questo elenco dobbiamo aggiungere un’altra voce: scrittore. Dal 27 ottobre è infatti disponibile, edito da Mondadori, il suo primo romanzo: “Disturbo della Pubblica Quiete” il suo esordio letterario. Per chi conosce Luca o chi semplicemente lo segue sui social questa non è una vera e propria sorpresa: i suoi post sono spesso articolati, descrittivi, con un notevole respiro narrativo preludio di una sarcastica punchline. Ma nel suo libro, salvo qualche tiepida spennellata, la sua proverbiale ironia lascia spesso il posto a una cupa introspezione sorretta da una prosa secca e incisiva. Le vite di tre persone (un ispettore capo, un agente e un giovane extracomunitario) si intrecciano in una fredda notte invernale al termine della quale niente sarà più come prima.
Per la prima puntata di Mowmucci dovevo appunto approfondire i temi del libro con l’autore ma 10 minuti prima della diretta arriva, come un rigore al 92esimo, la notizia della morte del più grande, Diego Armando Maradona. E cosi, come dice Moreno Pisto, mentre questo mondo affonda dopo l’urto con il 2020, io e Luca facciamo come i musicisti che suonano sul ponte del Titanic mentre il transatlantico si inabissa tra i flutti.
Ciao Luca. Come stai?
Sono frastornato. Oggi è morta una parte della nostra giovinezza, una fase della nostra vita che ha combaciato con l’epopea di Maradona che ci ha rapito da bambini e che oggi finisce.
Io sto al calcio come Maradona stava, probabilmente, alle librerie. Eppure sono sconvolto. Oggi non è morto solo un calciatore, è morto un supereroe, è morto il presidente dell’Argentina.
Sì perché lui era un modo di vedere vita, una follia lucida (e a volte meno lucida), una forma di libertà e anarchia che ha segnato un epoca e che ora si è conclusa. Ce lo si poteva aspettare, perché il ragazzo non ha mai fatto nulla per avere, diciamo, una vita lunga e serena… però quando arriva, insomma, è dura. La cosa che colpisce di più, oltre alla morte del campione, alla morte dell’uomo, è proprio la morte di una parte dei nostri sogni.
Parliamo di libri. Del tuo e basta in realtà. L’ho trovato molto bello. Quando l’hai scritto?
Due anni fa. Cioè, ho cominciato tre anni e mezzo fa e ho finito il dicembre scorso. È un libro che si legge veloce, è breve, anche perché è una storia che si svolge in poche ore.
La tua prosa mi ricorda quella di uno sceneggiatore. Leggendo la storia, sin dall’inizio, mi sono immaginato inquadrature, piani sequenza, facce. Più che con altri volumi qui ho immaginato un film.
Beh io non sono certo un romanziere. Come dice il mio amico Gregory Roberts, l’autore di Shantaram, ci sono i romanzieri (nei quali si metteva lui) e gli storytellers. Io sono uno storyteller, sono abituato a scrivere per tv e teatro, non ho quindi certi vezzi linguistici, sono un pò più secco.
Di cosa parla “Disturbo alla Pubblica Quiete”?
È un tipico problema all’italiana. C’è un senegalese che chiede a due agenti di andare in galera. I due poliziotti sono restii a portarcelo, un po' perché il senegalese non sta facendo niente, un pò perché significherebbe per loro passare ore e ore a compilare scartoffie e loro sono a fine turno. E quindi rimandano il problema.
Mi ricorda un pò il nostro governo.
Il nostro ma anche tanti altri. Diciamo che nelle emergenze l’Italia fa spesso tante belle figure. Eravamo partiti bene, poi ci siamo rilassati, abbiamo fatto qualche errore e ora purtroppo abbiamo moltissimi morti. Il problema della politica italiana comunque è che ormai è “a fazioni”. Non ci sono più elettori, ci sono gli “ultras”. Una volta che tu sei un capo degli “ultras” (e puoi esserlo per i grillini, per i piddini, per i genoani) quello che dici è vero a prescindere. Nessuno va a chiedersi cosa ci sia dietro. Salvini e Di Maio possono dire tutte le stupidaggini che vogliono ma non perderanno un voto. Poi invece, quando amministri un paese, lì ovviamente i consensi li perdi. Ma secondo me Twitter è totalmente inutile politicamente, perché nessuno va su Twitter e poi cambia idea. Metti che Salvini su Twitter scriva una cosa giusta (non gli capita spesso ma potrebbe sempre succedere): gli antisalviniani continueranno a dargli addosso mentre i suoi fedeli lo acclameranno.
Già che siamo in argomento, confesso che ogni mattina apro Twitter solo per vedere i tuoi tweet. Sono un po' la mia rassegna stampa.
Beh guarda per tre giorni ora puoi anche non aprirli i sociali, perché si parlerà solo di Maradona. Ed è anche giusto: come hai detto tu era un supereroe. Io ho avuto anche la fortuna di incontrarlo perché io e Paolo facemmo una stagione di Amici (di Maria de Filippi, N.d.A.) e in una puntata il giudice era Maradona. Fu strano perché mai nella vita pensi di incontrare qualcuno di cui da ragazzino hai i poster in camera.
Da Costanzo hai detto che la storia del tuo libro è un aneddoto che ti ha raccontato un tuo amico poliziotto.
Sì. La cosa divertente è che il mio amico poliziotto me la raccontò 30 anni fa. Poi non ho più visto questo amico. Ho scritto il libro. Dopo il libro ci risentiamo, scopro che non vive nemmeno più in Italia, e mi riracconta la storia. E qui mi accorgo che non c’entrava niente con quella che avevo scritto io! C’erano giusto dei pezzi che in questi trent’anni ho rielaborato in un modo mio.
Oggi viviamo in tempi in cui tantissima gente ha grosse difficoltà nella comprensione del testo. Che ne pensi?
C’è una regressione culturale grandissima che dipende anche dal modo in cui usano Twitter i nostri politici. Manca completamente la seconda lettura. Io invito tutti ad andare sul profilo Instagram di Di Maio, una meraviglia che andrebbe studiata. C’è una foto in cui di solito lui è impegnato a fare cose. Sotto ci sono una serie di pensierini che può scrivere un bambino di terza elementare: “oggi sono andato a Istambul”, punto e a capo. “Ho incontrato il mio omologo”, punto e a capo. E via cosi. Ora, io credo che questa non sia solo l’ignoranza di Di Maio, credo sia proprio una scelta di comunicazione. Forse qualcuno del suo staff crede che periodi troppo lunghi allontanino l’elettorato. Io sono vecchio ma ricordo che tanti anni fa la gente si lamentava dei politici perché quando andavano in tv non si capiva cosa dicessero. Noi lo chiamavamo “politichese” ma era solo un italiano forbito, aulico. Ora sembra una gara a chi parla peggio. Ma non credo che sia un imbarbarimento della classe politica, è solo una strategia per vincere le elezioni. Che poi è la stessa di Trump, che parlava a monosillabi.
Tornando al libro. Tu sei uno che scrive e ricancella, che cesella, o uno che butta giù velocemente?
Io sono molto veloce però poi ho bisogno di far sedimentare il materiale. Il fatto è che son pigro, scrivo poco. Ci stavo dando dentro a un certo punto ma poi è successa una cosa molto simile a quella di oggi ma anche molto diversa, il crollo del ponte Morandi. Perché per i genovesi quello non era solo un ponte, era un simbolo fisico di una parte della nostra vita. Per due mesi non ho più scritto niente, un po' come il lockdown. Credo che nessuno che fa il nostro mestiere abbia scritto dei capolavori durante il lockdown. Ho sentito una frase bellissima di Baricco intervistato da Montemagno durante il lockdown: alla domanda se lui stesse scrivendo rispose "no, credo che nessuno possa scrivere perché per esserci un dentro ci dev’essere anche un fuori”. Se non si può uscire si finisce a casa a fare un cazzo, che poi è quello che ho fatto io per vari mesi.
A me sembra che il leitmotiv del libro sia un pò la solitudine…
Ahahah, chissà come mai. Beh io penso che la solitudine sia una grande parte della mia vita e della vita di tutti. I personaggi del mio libro sono tutti soli. Il più solo forse è il padre di famiglia: ha una moglie che si fa i cazzi suoi, una figlia adolescente che non lo calcola… credo che il rapporto padre figlia sia uno dei più complessi, soprattutto quando tu padre passi dall’essere l’eroe della tua bambina a un povero stronzo. Credo, perché non sono padre e non so se lo sarò mai, che ci sia un momento in cui i padri di figlie femmine perdano la fiducia nel mondo, un momento in cui le figlie mettono un muro tra loro e il genitore. Non credo sia la stessa cosa tra madri e figli maschi: i maschi sono un po' più stupidi e le madri se li sanno rigirare meglio.
Quando si descrivi l’ispettore capo e l’agente usi la terza persona, mentre per Mamadou, il ragazzo senegalese, usi la prima.
Lui è sicuramente il personaggio in cui mi rivedo un pò di più. Io non so cosa succeda agli altri quando scrivono, ma alla fine è inevitabile, quando scrivi, scrivere di te stesso. Tutti ti dicono “mi raccomando, non scrivere di te perché non frega un cazzo a nessuno!” e in parte è vero. Ma alla fine non c’è altro argomento a cui attingere se non la tua vita personale.
Avrei detto, per il tuo libro d’esordio, che avresti scritto un saggio, una biografia.
Tante persone, fra cui forse l’editore, sarebbero state molto contente se avessi scritto una biografia, il libro del “comico che si racconta”. A me però non interessava. Mi interessa raccontare delle storie, che poi è quello che ho sempre fatto, in tv, al cinema a teatro. Noi siamo dei raccontatori di storie. Se ne avrò la possibilità lo rifarò, anche se ci ho messo 30 anni a scrivere questo libro. Il prossimo forse lo scriverò a 80. Comunque, la cosa migliore per uno che fa il mio mestiere è non fare un cazzo. Se non fai un cazzo non ti becchi nessuna critica. Invece io mi metto spesso nei casini, per esempio con Palazzo Ducale. Mi andava di farlo e l’ho fatto. Il libro l’ho scritto, ho controllato che non fosse una puttanata di cui vergognarsi e l’ho dato alle stampe. E per ora nessuno ha scritto che è una puttanata di cui dovrei vergognarmi.
Tranne l’autore dell’unica recensione negativa su Amazon!
Si, che però non ha scritto che il mio libro è una puttanata di cui dovrei vergognarmi, ha scritto che io sono una merda, che è molto diverso!
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