Netflix, hai rotto il cazzo. Mercoledì è una delle serie più fighe che hai partorito negli ultimi anni. Jenna Ortega più che perfetta, atmosfere gotiche da urlo, un cast che funziona e ritmo giusto. Insomma, una bomba. Però, davvero, ci stai davvero facendo passare la voglia. Sono passati quasi tre anni dalla prima stagione. Tre anni. Che nel tempo dello streaming equivalgono a più di due ere geologiche. Uno guarda una serie, si appassiona, si affeziona ai personaggi, aspetta il seguito... e poi? Il vuoto. Silenzio. Ogni tanto una foto dal set, ogni tanto una dichiarazione vaga tipo “le riprese sono iniziate”, ma intanto siamo qui a rigirarci i pollici all’infinito. Nel frattempo il piccolo Pugsley, fratello minore di Mercoledì, è cresciuto. E ci sta eh, è un ragazzino. È più alto, più grande, ma è ancora lui. Non è del tutto diventato un altro: è semplicemente passato del tempo, tanto. E il punto è proprio quello. Una serie così non dovrebbe essere dimenticata perché chi la produce si prende i tempi della gestazione di un elefante, o anche di più. E no, non è solo Mercoledì. È una strategia globale: Stranger Things, The Witcher, Squid Game... tutte con tempi di attesa assurdi. Ma la gente nel frattempo ha cambiato lavoro, fidanzato e forse anche identità. E Netflix che fa? Annuncia le uscite come se stessimo ancora lì a fare la fila al Blockbuster come nei primi duemila.
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Nel mondo reale la vita va avanti. E pure gli attori. Crescono, ingrassano, cambiano voce, fanno altri progetti e a volte si ritirano. Se ci metti tre anni tra una stagione e l’altra, la continuità va a farsi benedire. E no, non bastano due minuti di recap all’inizio per sistemare tutto. Alla fine non chiediamo miracoli: capiamo che ci sono gli scioperi, gli incastri degli attori e i budget. Ma tre anni per una stagione da otto episodi? A questo punto uno è costretto a rivedersi la prima da capo perché si è scordato tutto. Compresa chi scrive. Chi era Hyde? Che fine aveva fatto Xavier? Perché Mercoledì inizialmente odiava Enid? E zio Fester? Boh. Il problema non è Mercoledì, è chi non le sta dietro coi tempi. Una serie così andava nutrita, coccolata e pompata ogni anno. Invece ci ritroviamo a fare i conti con la memoria a lungo termine, che qualche scherzetto lo fa. Ma quanto può durare l’hype? La verità è che, nonostante tutto, avremmo aspettato anche di più. Perché Mercoledì ci piace davvero. Ma voi, cari produttori, fateci un favore: accorciate i tempi. Non si può vivere tre anni nel limbo con la speranza che Mercoledì torni a scuola. Poi ci si chiede perché la gente disdice l’abbonamento. Forse perché quando finalmente arriva la nuova stagione, non ci ricordiamo neanche più perché ci piaceva. O peggio: non ci frega più niente. Netflix, se ci sei, batti un colpo. O almeno batti un ciak.
