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Vi sta sulle scatole Laura Pausini perché ha successo (e si fa platealmente i ca**i suoi)

  • di Micol Ronchi Micol Ronchi

2 marzo 2021

Vi sta sulle scatole Laura Pausini perché ha successo (e si fa platealmente i ca**i suoi)
Più che come una cantante dedita all’immagine, alle feste su zoom e ai ritocchini dal chirurgo, Laura Pausini appare come un muratore bergamasco che si alza alle cinque, per andare a tirar su una grondaia, da quanto lavora. È una donna di successo, vende dischi e vince premi internazionali, ma c'è sempre qualcuno che si sente in diritto di insultarla. Perché? Perché lei si fa, da sempre, platealmente i cazzi suoi

di Micol Ronchi Micol Ronchi

È uscito il nuovo singolo di Laura Pausini, “Scatola”. Potete ascoltarlo e vedere il video qui sotto.

Ripenso a quella mattina in cui dopo aver consumato il solito muffin mono porzione da 25 grammi e un caffè macchiato talmente caldo da non farmi sentire la distanza dalle ultime eruzioni dell’Etna, mi sono imbattuta nella felice notizia che la Laurona Nazionale ha vinto il Golden Globe per la migliore canzone originale con “Io sì (Seen)”, brano frutto della collaborazione tra Pausini, Diane Warren e Niccolò Agliardi. Che, per chi non lo sapesse, è la colonna sonora del film “La vita davanti a sé” di Edoardo Ponti con Sophia Loren.

Nella notizia, assolutamente positiva, nulla avrebbe dovuto potermi far salire il Charles Manson molesto che, dopo un breve cazzeggio sui social, si è invece manifestato. L’elemento che mi ha avvelenato il sangue per almeno una buona ventina di minuti è stato il seguente: per celebrare la vittoria dell’artista, Netflix Italia ha pubblicato la clip dove la cantante giustamente urlava la sua gioia al cielo. Gesto gentile da parte del network, reazione più che legittima da parte della cantante. Dovessi vincere io, anche un autoctono David di Donatello, altro che urla su Skype: la mia reazione sarebbe correre nuda da Piazza del Duomo a San Siro.

E come mai avrà accolto la notizia e la visione di questo siparietto il web?

Da una parte i fan, ovviamente felicissimi per la vittoria della loro beniamina e le persone di buon senso appagate dal fatto che un’eccellenza come la Pausini abbia portato lustro alla bandiera e dall’altra parte i detrattori, quelli che si possono emozionare giusto con i balletti di Gianluca Vacchi a bordo piscina e che hanno condiviso sdegno e non richiesti pareri e insulti sotto la clip incriminata.

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Purtroppo la Pausini non è nuova all’odio da parte dei cretini: già nel 2018, quando aveva vinto ai Latin Grammy Awards, qualcuno in patria aveva storto il naso, ma percependo il premio come un riconoscimento minore (dai stiamo solo parlando dell’America Latina, 422 milioni di persone, ma tutto lì, mica la conoscono dopo il confine col Messico) la disapprovazione si era rivelata un po’ più contenuta.

A questo giro invece no, orde di fessi a urlare “abominio!”  Perché ragazzi, i Golden Globe sono roba grossa, una diretta mondiale attesissima e seguitissima, e insieme a lei hanno premiato gente come Sacha Baron Cohen e Anya Taylor Joy, mica una qualunque, ma la regina imparruccata degli scacchi stessa. E per molti questa vittoria è risultata intollerabile. E per colpa di questa grassa manica di stronzi urlanti il muffin mi è andato di traverso.

Facciamo mente locale: questa ha il suo faccione che svetta in mezzo a Times Square, prendendo il posto della Ferragni (altra donna di successo odiata esattamente per questo) e qualcuno si permette pure di sentirsi offeso. Che poi offeso de che?

Altro mistero a cui non riusciremo mai a rispondere. Da “ridicola” a “vince sempre solo musica di merda” gli insulti diretti alla sciura Pausini si sono sprecati. Vomitevole.

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Ricordiamoci tutti insieme le parole del mai dimenticato Enzo Ferrari sul fatto che gli Italiani non perdonano il successo degli altri e lasciatemi aggiungere che il fatto che una delle artiste italiane di maggior successo planetario, sia una “lei”, rende la questione ancora più difficile da digerire a questa manica di detrattori permalosi e suscettibili.

Inoltre la ragazza pare sia dotata di quella cosa chiamata “pudore”, il che la rende ancora più odiosa a chi vorrebbe vederla colare a picco come il Titanic.

La Laura su canali come Instagram o Facebook condivide poco della sua vita privata, non ti fa percepire eccessivamente il fatto che sia una delle cantanti più ricche del paese, non ti butta in faccia una routine fatta solo di glamour e lustrini.

Certo, com’è giusto che sia, condivide copertine, foto abbastanza istituzionali con la famiglia davanti all’albero di Natale, collaborazioni e presenze televisive importanti, ma del suo mondo personale, quello che ci incuriosisce per davvero, quello in cui vorremmo intrufolarci e immedesimarci, no. Quello lo tiene, com’è legittimo, per sé. Nel 2021, anno in cui siamo ancora rinchiusi in casa come sardine e in cui arrivano a rapire i cani di Lady Gaga, la romagnola più famosa del mondo di sé ci  racconta fondamentalmente solo una cosa: che lavora, lavora, lavora. Più che come una cantante dedita all’immagine, alle feste su zoom e ai ritocchini dal chirurgo, ci appare come un muratore bergamasco che si alza alle cinque, per andare a tirar su una grondaia, da quanto lavora.

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Si concede il lusso di snobbare senza fare una piega i trend su Instagram, non fa balletti, non parla di cucina vegana, non permette a nessuno di gettarla in pasto a giornalacci da gossip di dubbio gusto e si fa platealmente i cazzi suoi.

E, incredibile ma vero, le vendite dei suoi dischi non subiscono l’ombra di un calo. Un’artista di cui essere fierissimi per risultati e compostezza e che una parte del popolo del web riesce comunque a insultare perché indegna dei primi e considerata snob per la seconda. Della serie la normalità non deve appartenere a tutti e il prezzo da pagare per avere successo è buttarsi in pasto al pubblico senza lamentarsi.

Chissà cosa succederà ora, che ha confermato la sua presenza come ospite al festival di Sanremo: le perdoneranno mai la mancanza di cialtronerie, balletti e pettegolezzi e riusciremo finalmente a goderci un’ambasciatrice del Made in Italy che ce l’ha fatta? Alla sezione commenti l’ardua sentenza.

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