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Ok Baby 3, ma facciamo
parlare le escort: quelle vere

  • di Alfonso Romeo Alfonso Romeo

17 settembre 2020

Ok Baby 3, ma facciamo parlare le escort: quelle vere
Netflix torna a raccontare la storia delle baby squillo, tra filtri bellezza e lezioncine. Ma le (vere) escort in erba non sono proprio così e si confidano con MOW. Dicendoci tanto di più…

di Alfonso Romeo Alfonso Romeo

La terza stagione di Baby, serie tv italiana prodotta da Netflix, è ora disponibile in streaming. I fatti sono ben noti: Baby ricalca, tra una licenza artistica e l’altra, lo scandalo delle squillo minorenni attive nel prestigioso quartiere Parioli, seguito da una vera e propria bufera mediatica che nel 2014 scatena l’imbarazzo della Roma che conta, quella più insospettabile e segreta. La serie ha diviso pubblico e critica fin dall’esordio, ma noi di MOW abbiamo deciso di dar la parola a chi questo mestiere lo fa davvero, a telecamere spente, e spesso in totale anonimato: ci immergiamo nel mondo delle escort. Chissà cosa penseranno di Baby. Sarà piaciuto? E in caso negativo, perché? Dopotutto nessuno sembrerebbe più adatto a esprimere opinioni in merito. Perché mai un’escort non dovrebbe diventare Vincenzo Mollica, anche solo per qualche minuto. Dalle ricerche online si trova di tutto. La pluristellata che non ti dà retta, la casalinga improvvisata che si ritrova a farlo per necessità, l’impiegata impeccabile incuriosita da perizoma maculati e frustini.

benedetta porcaroli alice pagani

Coco, 25 anni

Quelle sono solo due mignottelle contente se hanno una borsetta firmata, le vere escort sono delle imprenditrici

La prima a parlare si fa chiamare Coco (“Cocò, come Chanel, mi raccomando”) e dalle foto sembra la classica strafiga dei quartieri alti. Sui 25 anni, con la bocca semiaperta, gli occhi languidi, il sedere in vista e qualche fotoritocco. Il suo sembrerebbe il profilo di una qualsiasi pseudo-influencer di Instagram. Solo più intelligente. “Baby? Ho visto la prima stagione, poi qualche puntata della seconda, ma non so se guarderò la terza, non ne ho il tempo amore. Che ti devo dire? Le solite solfette, la serie mi sembra una roba alla camomilla, un po’ I liceali un po’ Èlite. Del nostro mondo si racconta poco e niente. Quelle sono solo due mignottelle contente se hanno una borsetta firmata, le vere escort sono delle imprenditrici”. Ma Coco scende più nello specifico e ammette: “All’inizio lo fai solo per soldi. E se sei brava guadagni tanto, anche 3500 euro per un weekend. Poi però deve nascere una vocazione, altrimenti tutti quegli scemi di guerra non li sopporti. Ho letto che una delle baby squillo aveva anche la madre che gestiva gli appuntamenti. Invece che scandalizzarmi ho pensato: ‘Magari lo facesse pure la mia!’”.

benedetta porcaroli alice pagani 2

Sofia, 23 anni

Vengo da una famiglia normalissima, benestante. Con il mio primo lavoro guadagno bene. Ricevo perché mi piace farlo. A fine mese mi porto a casa il triplo dello stipendio

Coco conferma il mio pensiero, cioè che Baby abbia una lente narrativa distorta. Che sia un prodotto di marketing tanto accattivante quanto soffocato dalle solite leziosità da fiction. Un vorrei ma non porno. Le reali baby squillo avevano impressionato l’opinione pubblica per l’assoluta lucidità delle proprie azioni. Nella serie sono delle piagnucolone giustificate nelle proprie gesta da famiglie allo sbando e psicodrammi personali. Come se per approdare a quel mondo bisognasse essere per forza degli outsider. Non sempre è così. Non c’è stata nessuna tragedia nella vita di Sofia, 23enne che lavora in una società romana piuttosto importante. “Io vengo da una famiglia normalissima, anche benestante. Con il mio primo lavoro guadagno bene. Ricevo perché mi piace farlo. A fine mese mi porto a casa il triplo del mio stipendio. Il nostro giro è molto più tranquillo di quanto si pensi, basta non essere delle deficienti. Bisogna capire se uno è pericoloso sin dalla prima telefonata. A me non è mai successo niente. Al massimo sono i clienti a uscire di qui con i segni sul corpo. Sono anche una dominatrix e a molti piace essere picchiati. Alcuni vogliono che gli pisci addosso, altri che dopo il sesso mi fumi una sigaretta ciccando sulla loro schiena. Mi va bene così, anzi, se dopo il Covid gli appuntamenti ritornano numerosi come prima smetto di andare in ufficio”.

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Manila, 19 anni

Ho iniziato a 18 anni e se arrivi a farlo sette giorni su sette devi avere due palle quadrate

Un altro elemento chiave del mondo escort, oltre ai soldi, è l’età. Accanto allo stuolo di baby clienti che desiderano la donna matura ce n’è uno molto affollato di uomini adulti che pretendono carne fresca. Gli annunci vagliati in tribunale, ai tempi dello scandalo baby squillo, erano inequivocabili: “Oggi mamy non è a casa”, “Giovane studentessa ha voglia di papà”, “Lolita”. In questo ci aiuta Manila, escort 19enne che opera sul territorio milanese. “Ho iniziato a 18 anni, insieme all’università, ma sembro più piccola e questo mi ha aiutato. A volte ricevo oltre cento telefonate al giorno, in quei casi passo la giornata solo a rispondere a tutti. Su un 25enne interessato ci sono cinquanta daddy. Se sono troppo vecchi evito, mi fa schifo l’alito da anziano. In Baby ho notato che fanno sembrare tutto come se fosse un divertimento, un hobby, invece è un lavoro vero e proprio. Ci vuole impegno e se arrivi a farlo sette giorni su sette non puoi essere fragile come quelle lì (le protagoniste della serie, ndr). Anzi, devi avere due palle quadrate”.

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Katia e Jennifer

Ho lasciato il telefono con la videocamera accesa su un mobile, poi ho mandato tutto alla moglie, come mi aveva chiesto lei

Le palle quadrate servono eccome. Specialmente quando entrano in gioco terze persone. Due ragazze, Katia e Jennifer, lo confermano. La prima si è ritrovata a farlo mentre la consorte del cliente attendeva all’ingresso del palazzo, perché “Le aveva detto che andava ad un appuntamento di lavoro. L’ha fatta restare fuori, e quando ha finito è tornato da lei come fosse niente”.

La seconda è stata assoldata da una moglie che voleva il divorzio, in cerca di prove. “Ho lasciato il telefono con la videocamera accesa su un mobile, poi ho mandato tutto a lei. Lui non ne sapeva niente. Lei aveva scoperto il mio numero sul suo cellulare e voleva una prova inequivocabile da usare contro. Mi ha pagata il triplo. Poi non li ho più sentiti. Chissà com’è finita”.

Insomma, dalle storie ascoltate capisco come quella delle escort sia una dimensione dove convivono tante realtà, tanti perché, tante morali. Ma nessun moralismo. E forse, è proprio da questa consapevolezza che dovrebbero partire racconti come Baby. Per avere il coraggio delle proprie idee, fino in fondo. Come Coco, Sofia, Manila e tutte le altre. 

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