Oops!... They did it again. Sì, la pagina Facebook Viaggi del degrado (Rotten trips nella versione internazionale) ne ha combinata un’altra. Dopo aver fatto incaz*are metà Romania per qualche scatto poco gradito sulla capitale Bucarest, ecco che una foto che tale Gio Mel ha inviato qualche giorno fa alla pagina è diventata virale. L’utente spedisce da Tenerife la foto di una scritta “tourist (sic) go home”, arrivano una vagonata di like e commenti (4.600 circa i primi, quasi 3.000 i secondi) e il post di Viaggi del degrado (una pagina, al momento, da 157.500 follower) finisce citato da Canarian Weekly. Uno slogan, “tourists go home”, che negli ultimi anni ha preso forza nelle più disparate zone del mondo. Particolarmente calda, su questo fronte, la Spagna, dove nel 2018, a Barcellona, lo slogan “a casa i turisti” fu seguito da “benvenuti i rifugiati” diventando così un piccolo caso politico. Da quel momento, in Spagna, si è iniziato a parlare con più convinzione di “turismofobia”.
Viaggi del degrado nasce nel maggio 2018, la pagina “straniera” Rotten trips la segue pochi mesi più tardi, a inizio 2019. Il gestore, un uomo che preferisce rimanere anonimo e da circa quindici anni vive e lavora in Tailandia, oltre ad aver pescato un jolly pressoché universale in grado di unire in unico abbraccio chiunque abbia un senso dell’umorismo velato di nero, è riuscito ad eccitare la permalosità di alcuni gruppi (al momento saltano in mente i rumeni) che hanno vissuto come un’offesa personale la pubblicazione di una foto della loro città. In realtà, c’è molto da ridere e poco da adombrarsi, scrollando il feed di Viaggi del degrado. Coppe per nazioni e città, sfide tremende come quelle che hanno visto Genova conquistare la Coppa Italia – battendo Reggio Calabria in finale grazie all’ormai celebre foto delle “lavatrici” – e l'India la Coppa del Mondo (sfida decisiva vinta contro l’Italia; al momento si sta giocando la seconda edizione). Si votano gli scenari più squallidi e decadenti. Talvolta, come nel caso ligure, i più folli. Negli ultimi anni Viaggi del degrado è finita più volte sulle cronache locali di diverse città e proprio da Genova è arrivata – un paio di giorni prima di quella proveniente da Tenerife – la foto di una scritta “tourists go home” che ha ottenuto persino più engagement rispetto a quello suscitato dalla sorella spagnola. Numeri importanti, quelli di Viaggi del degrado, la cui reputazione si è ormai diffusa al di là dello sterminato perimetro social. Ha fatto il salto di specie, dal web alla realtà.
La questione dei “turisti a casa”, nella fattispecie, non è certamente secondaria in luoghi reali come Tenerife, se – oltre a considerare il ruolo del turismo nell’economia di riferimento – pensiamo che le Isole Canarie sono stata l’unica destinazione turistica spagnola istituzionalmente rappresentata alla recente Cop28 di Dubai. Una pagina, quella del degrado, che impatta su storia e cronaca, che fa i conti con qualcosa che forse non è né dark tourism né slum tourism, ma qualcosa di più esteso. Il brutto è ovunque, si nasconde anche poco lontano da Versailles. E per questo Viaggi del degrado non risparmia nessuno. “Nel gruppo che abbiamo su Facebook – ci rivela l’ideatore della pagina – la gente posta le foto che poi scelgo se mettere o no nella pagina. Sono circa 31.000 persone: viaggiatori, gente che vive all’estero. Gente di ogni tipo, in realtà. Un tale Nazzareno di Ostia, ad esempio, che fa il meccanico per la Congo Airlines, ci invia le foto dal Congo. Adesso il gruppo inizia ad essere frequentato anche da diversi fotografi professionisti, io pubblico solo foto scattate personalmente dai nostri follower verificando prima che una foto non sia stata presa da Internet”. Il fondatore, a TPI, ha anche dichiarato: “La prima volta che mi misi a fare fotografie particolari zone, non propriamente turistiche, fu durante una vacanza in Bosnia. Rimasi affascinato dai quartieri popolari di Zenica in cui le moschee erano quasi coperte da questi palazzoni di architettura socialista risalenti agli anni di Tito. Ricordo ancora splendide città come Mostar e Sarajevo e i contasti tra panorami bellissimi e quartieri popolari ancora con i segni dei bombardamenti della guerra degli anni Novanta”. Forse Viaggi del degrado nacque in quel momento. In un luogo che mai sarebbe diventato “facilmente instagrammabile”. Ecco, oggi questa pagina è forse la risposta più eloquente alle carinerie ultra-aesthetic di quei luoghi instagrammabili che sembrano imbalsamati, privi di vita, privi di realtà. Quella che, nel bene o nel male, pulsa attorno al degrado.