Abbiamo visto tutti le tendine di Decathlon di fronte agli atenei delle grandi città italiane. Una forma di protesta pacifica da parte di una generazione, i cosiddetti Gen Z, che abbiamo cresciuto a ansie e insicurezze, e che ora fa i conti con le oggettive difficoltà di ipotizzare il proprio futuro. Le tende, ovviamente, indicano che il problema del momento è il caro affitti per gli studenti fuorisede, basta farsi un giro sui social per vedere come città quali Milano, Roma, Bologna e ultimamente anche Napoli offra, si fa per dire, soluzioni davvero indegne di una società civile per prezzi che richiederebbero l’uso di un passamontagna da parte dei locatari, di qui la scelta di andare a vivere all’aria aperta, da campeggiatori. Ovviamente di protesta si tratta, a tempo. Come se già non bastassero le tasse universitarie, non sempre alla portata di tutte le tasche. Poi ci sono eccellenze, quasi delle vere e proprie oasi nel deserto, che vedono allineate soluzioni per un po’ tutte le esigenze del caso. Parlo dell’hub di alta formazione nel campo delle arti e dello spettacolo Officina Pasolini di Roma, realtà che si muove su tre filoni paralleli, musica, teatro e nuove tecnologie e che da anni offre a studenti di tutta Italia la possibilità di formarsi gratuitamente, l’hub è stato voluto e sostenuto da Regione Lazio, potendo non solo apprendere i ferri del mestiere da professionisti quali Tosca e Massimo Venturiello, che questa piccola magia hanno prima pensato e poi realizzato, ma, guardando solo al settore musica, Piero Fabrizi, Giovanni Truppi, Ilaria Patassini, Paolo Colella, ultimamente Niccolò Fabi e Daniele Silvestri a prendere il posto di direttore che fino a poco fa era appunto della interprete di Ho amato tanto. Una realtà unica nel suo genere, che non manca poi di proporre nella cornice storica del teatro di posa dedicato a Edoardo De Filippo, che qui insegnò e lavorò negli anni in cui l’Anteo era inagibile a causa di un incendio, iniziative e spettacolo di grande valore culturale, offerti in forma gratuita alla cittadinanza. Quindi ecco spettacoli, presentazioni, talk, conferenze, concerti, ogni sera, quasi, un incontro che hanno fatto di questo luogo un punto di incontro per quanti a Roma e non solo vogliano un’offerta culturale variegata e attuale. Non è un caso che da questa situazione felice siano usciti artisti che si stanno a loro modo facendo notare nel mondo dello spettacolo, come Lorenzo Lepore, Julia in the Jungle, Carlo Valente, per non dire di quella realtà che proprio intorno a Officina Pasolini si è creata e che porta il nome di Adoriza che è anche andata a prendersi una Targa Tenco con la propria rilettura di brani della tradizione folkloristica in Italia.
Troppa grazia, potrebbe ipotizzare qualcuno, abituati come siamo a vedere proprio i più giovani costretti a crearsi spazi a morsi e unghiate e soprattutto a omologarsi a un mercato sempre più usa e getta. Devono averla pensata così anche gli stessi tipi della Regione Lazio, che dopo aver permesso la nascita di questa realtà così virtuosa, ora, hanno deciso di prenderla e buttarla nel cestino dell’umido, per altro senza una qualche ragione. Succede infatti che, con un’ordinanza risalente al 2022, quando ancora era in carica la giunta Zingaretti, Regione Lazio ha deciso di cedere gli spazi nei quali sorge Officina Pasoli, il teatro Eduardo De Filippo e lo studentato nell’area ex Civis coi sui quattrocento posti letto per studenti fuorisede, in attesa di essere ristrutturato dal 2019, alla contigua Farnesina, il Ministero degli Esteri che si trova a poche decine di metri da lì, così come il Foro Italico e lo Stadio Olimpico. Lo scopo di questa cessione è fornire una foresteria e degli uffici in più al Ministero, oltre che un ampio parcheggio per le auto blu. Il fatto è che la palazzina che ospita queste tre situazioni virtuose ha proprio di fronte una palazzina gemella, sprovvista però del teatro e dei quattrocento posti letto, oltre che da rimettere in sesto. Scelta più logica sarebbe stata cedere alla Farnesina quello spazio. Invece no, meglio buttare quanto di buono c’è, compresi quegli spazi esterni che anche in estate ospitano eventi culturali, magari spostando Officina Pasolini proprio nella palazzina dirimpetto, con tutte le lungaggini che ripristinare un luogo per renderlo una scuola comporta. Una sorta di sfregio, fatto non solo ai professionisti che lì da anni stanno lavorando con abnegazione, ai tanti, tantissimi artisti e personaggi di cultura che vi sono andati per portare la propria esperienza a beneficio dei giovani studenti e di un pubblico che ha potuto usufruire del tutto sempre gratuitamente, ma della città stessa di Roma, che di colpo verrebbe privata di un’eccellenza riconosciuta come tale a livello nazionale, unicum in un campo, quello della formazione artistica, che ancora oggi viene visto come qualcosa di superfluo, come se non fosse questo uno dei campi nei quali abbiamo dato il meglio di noi nei secoli, oltre che di un luogo storico del teatro romano e nazionale e, torniamo all’incipit di questo articolo, di quei benedetti quattrocento posti letto dello studentato che sarebbero potuti andare a chi di pagarsi a caro prezzo una stanza o un posto letto presso abitazioni private non può permetterselo. Normale che a protestare siano stati sin da subito studentesse e studenti, privati della potenzialità di quei quattrocento posti letto, preziosissimi, e di questa opportunità formativa, ma altrettanto normale che comincino a arrivare adesioni a questa protesta civile da parte di artisti che si sentono amici di Officina Pasolini, e come potrebbe essere altrimenti? La cosa assurda è che a ideare il tutto, su indicazione dell’allora ministro Di Maio, è stata quella giunta Zingaretti che così fortemente ha voluto Officina Pasolini, che, diciamolo, ha bonificato un’area altrimenti abbandonata a se stessa, mentre il presidente Rocca, oggi, sta facendo di tutto, a fianco all’hub, per salvare il salvabile. Di fatto una sorta di suicidio politico e anche culturale, quando si dice darsi la zappa sui piedi da soli. Qui https://chng.it/9M2xt2FNZd c’è una raccolta firme rivolta al Ministro Tajani, perché fermi questo scempio, nella speranza che per una volta i cittadini non vengano come sempre bypassati dalle istituzioni miopi e che la ragione e la logica abbia la meglio sulla follia senza senso.