Sanremo, Canzonissima, Fantastico, e molto altro ancora. Tutto questo è e sarà sempre Pippo Baudo, scomparso all’età di 89 anni. Baudo ci ha lasciato portando con sé un pezzo enorme di televisione italiana. Un vuoto al centro, un vuoto che si sente e che pesa, perché Baudo non è stato solo un presentatore: è stato la televisione, il volto e la voce di un’epoca che oggi sembra sempre più lontana e fragile. La tv che lui ha portato avanti, costruito e difeso, ora attraversa una fase molto difficile, quasi smarrita. Lo sa bene Aldo Grasso che, nel suo articolo sul Corriere della Sera, ha voluto ricordare Baudo come “il presentatore che ha ideato la regia 'sul campo', ultimo erede della grande tradizione del varietà”. Con lui lo spettacolo aveva un ritmo, come se ogni gesto fosse già musica. Un grande che si è sempre interessato ai giovani talenti, una sorta di talent scout di nuove promesse, come sottolinea il critico nel suo articolo-omaggio, e un uomo capace di lanciare carriere e intuire talenti dove altri non vedevano nulla. Baudo una presenza continua, rassicurante, capace di accogliere il nuovo senza mai rinnegare il passato, di avanzare “anche stando fermo”. Nelle sue parole, l'esperto lo ricorda con accostamenti anche piuttosto curiosi, sostenendo che il conduttore abbia simboleggiato nel mondo della tv “quello che la Democrazia cristiana ha rappresentato in politica”. Baudo che come sappiamo ha fatto tanto, tantissimo, anche 'troppo'? Grasso: “Ci sono stati momenti in cui la Rai ha retto lo scontro con Mediaset grazie al continuo impegno di Pippo. La Rai aveva i magazzini vuoti e vuote erano le teste di alcuni centri decisionali: Pippo si è esposto, ha occupato tutti gli spazi possibili, forse troppi; ha fatto bene tutto quello gli hanno lasciato fare”.

Il grande, visto dai grandi, insomma. Non solo Aldo Grasso, ma anche il mito chiamato Renzo Arbore ha voluto raccontare il suo amico Pippo. L’uomo di Quelli della Notte lo ha ricordato con affetto, riportando episodi inaspettati, quasi surreali, come quello legato a Padre Pio e alla loro visita al convento. “Siamo andati insieme da Padre Pio, il quale chiese a Pippo: ‘Lei è venuto per fede o curiosità?’. Pippo: ‘Per curiosità’. E Padre Pio: ‘Allora vattenn’”, ha detto in un’intervista. Una scena che oggi fa ridere, ma che racconta bene il carattere diretto e probabilmente ironico di Baudo, sempre pronto a mettersi in gioco. Con lui se ne va un tempo che non tornerà più. Una televisione capace di essere solida e fragile allo stesso tempo, seria ma anche sarcastica, comica eppure preziosa, forse speranzosa. Una tv che riusciva a unire le famiglie, a sorprendere, a regolare e regalare la leggerezza ma anche a lasciare idee e suggestioni. Persino nelle gag considerate trash, c’era sempre un’idea dietro, un messaggio, un senso. Pippo Baudo era questo: il motore nascosto di un’epoca che adesso ci pare irripetibile.

