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Dispacci

Perché Cesare Cremonini, con Alaska Baby, ci dimostra ancora che "l'impresa eccezionale è essere normale"

Gianmarco Aimi

28 novembre 2024

L'incontro con Cesare Cremonini si trasforma in una chiacchierata che scava nell'anima di Alaska Baby, il suo nuovo album. Dalla Route 66 all’aurora boreale, passando per emozioni viscerali e panorami mozzafiato, l'artista bolognese svela il coraggio di amare e di ritrovarsi. Tra duetti con Elisa e Luca Carboni, dream-pop e incursioni in sex club sonori, ogni traccia diventa un pezzo del suo viaggio umano e musicale. E mentre fuori si parla di tante cose futili, lui ricorda che tra artista e pubblico, in fondo, è sempre “tutto un equilibrio sopra la follia…”

di Gianmarco Aimi Gianmarco Aimi

Milano, On House di via Passione. Lo spazio, con il suo design minimalista e luminoso, è il perfetto specchio del mondo musicale di Cesare Cremonini in questo periodo: elegante, stratificato, ma anche pieno di calore umano. È qui che lo incontro per parlare del suo nuovo album, Alaska Baby, un’esplorazione sonora e umana che segna l'ottavo capitolo della sua carriera solista. I giornalisti sono tutti schierati, in particolare al buffet, e sui monitor scorrono le immagini del documentario video che l’artista ha creato, parallelamente al disco, e che andrà in onda prossimamente su Disney+. Perché questo album è un viaggio, prima di tutto, che l’artista bolognese ha compiuto attraverso l’America, passando dalla mitica Route 66 per arrivare, appunto, in Alaska. E tutto è partito dal classico "vuoto dello scrittore", che però lui preferisce chiamare “il pieno di ego”. Infatti si è presentato "dopo il concerto di Imola del 2022, davanti a 70mila persone, mi sembrava di essere un Concorde senza aeroporto dove atterrare", mi ha spiegato quando ci siamo incontrati. "Nel viaggio ho trovato il coraggio di amare, la mia rinascita". E questo è il cuore pulsante di Alaska Baby: un disco che unisce autobiografia e immaginazione, ispirazione grazie alla natura, intrecciando emozioni viscerali con paesaggi mozzafiato. Non a caso si apre con Alaska Baby, un’introduzione epica tra synth e assoli di chitarra che catapulta l’ascoltatore in un film on the road: "Cercavo l’America ma poi ho trovato te", canta Cesare su una melodia pop anni ’80 che si imprime nella memoria. Da qui si passa a Ora che non ho più te, il primo singolo estratto, un brano che mescola sonorità à la Venditti con influenze di Dalla, ma che alla fine rientra pienamente nel Cremonini style: un mix di tradizione cantautorale, influenze internazionali, sensibilità melodica, arrangiamenti complessi e stratificati e grande cura per le orchestrazioni.

Cesare Cremonini durante l'incontro sul disco Alaska Baby
Cesare Cremonini durante l'incontro sul disco Alaska Baby
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Così ogni traccia è un capitolo di questo suo peregrinare, per perdersi e ritrovarsi, che non è solo geografico ma profondamente interiore. In Aurore Boreali, il duetto con Elisa raggiunge vette di intensità emotiva, mescolando dream-pop e shoegaze in un gioco di voci che sembra danzare tra le luci polari. Poi arriva Ragazze Facili, il brano più "scandaloso" del disco, che gli paragono a una sua personale Disperato erotico stomp, ma lui risponde che forse contiene anche qualcosa di più: "È un pezzo nato in cinque minuti, il tempio del coraggio di amare". Non manca poi il lato oscuro, come in Dark Room, dove la voce si muove sinuosa tra atmosfere conturbanti e l’assolo di pianoforte del leggendario Mike Garson, storico collaboratore di David Bowie. Qui si entra in un sex club, tra profumi corporei e tensioni estreme: "Se muoio fa lo stesso, e non importa il resto". E poi c’è San Luca, una preghiera in musica che vede anche il ritorno di Luca Carboni. È il contraltare di 50 Special? Gli chiedo, per chi ricorda quando a 20 anni con i Lunapop ci faceva cantare a squarciagola per i colli bolognesi girando in Vespa, mentre ora ci accompagna a piedi al Santuario della Madonna di San Luca, simbolo della sua Bologna, a riflettere sulla vita e su quanto siano importanti le radici anche quando sei lontano: “50 Special e San Luca sono collegate da qualcosa di fondamentale, cioè dal fatto che, ovunque tu sia, in Alaska o in mezzo alla bufera, puoi prendere il binocolo, guardare oltre la finestra e rivedere casa”. Verso la fine, con Una Poesia e Acrobati, aggiunge una ulteriore nota di speranza. La prima è una favola musicale che racconta di parole che “si spogliano sul letto”, mentre la seconda chiude il viaggio con una riflessione sulla condizione del cantautore: "Siamo acrobati sulle rovine", ricordandoci che, come ci ha insegnato Vasco Rossi, in fondo è sempre "tutto un equilibrio sopra la follia”. Finito l’incontro, la prima preoccupazione di Cesare non sarà musicale: “Stasera gioca il Bologna, ma a che ora?” chiede. Nessuno gli sa rispondere. Lui controlla sul cellulare, sembra preoccupato: “Se non riesco ad andare allo stadio, almeno sul telefono la vedo…”. Ecco perché Alaska Baby non è solo un album e perché Cremonini non è soltanto un cantante. Si è spogliato di tutto, dopo il bagno di folla di Imola, e si è perso come potrebbe fare chiunque di noi in un viaggio che lo ha fatto sentire di nuovo “bambino di fronte alla natura”. E alla fine non ha ritrovato sé stesso, ma si è ritrovato in tasca un album già pronto (e bellissimo). "Devi essere pronto a perdere per ottenere qualcosa di nuovo e importante", dice prima di salutarci. Così ancora una volta ci dimostra che, oggi come ieri, come cantava Lucio Dalla “l'impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale”.

Cesare Cremonini e Gianmarco Aimi alla presentazione di Alaska Baby
Cesare Cremonini e Gianmarco Aimi alla presentazione di Alaska Baby
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