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Perché Lazza spacca
anche a Sanremo?
È la pop music, bellezza

  • di Emiliano Raffo Emiliano Raffo

11 febbraio 2023

Perché Lazza spacca anche a Sanremo? È la pop music, bellezza
In “Cenere”, il brano che il rapper ha presentato in gara a Sanremo, tutto è in aria di eccellenza: Lazza è credibile nel suo articolato gioco emotivo e Dardust è sofisticato burattinaio di suoni che quando l’azzecca (e gli capita di frequente) lo senti che c’è uno come lui a pistolare sui tasti giusti. E poi la canzone, nel suo insieme, è un proiettile che ti immagini possa irrompere ovunque. E infatti la sentiremo ancora a lungo…

di Emiliano Raffo Emiliano Raffo

“Cenere”, ossia come Lazza, dopo un’indigestione di streaming e il successo plebiscitario di “Sirio”, ha deciso di prendersi l’Ariston. Dopo le fiamme di “Sirio” non poteva che rimanere un mucchio di “Cenere”, ma che “Cenere”. Scritto da Lazza e Davide Petrella, il brano è uno di quei banger tech-malinconici che per uno come Dardust, collocato nella stanza dei bottoni, è un fottuto invito a nozze. Sanremo, con la sua orchestra, le sue luci, i suoi occhi tutti rivolti al testo e all’esecuzione vocale, non è il teatro giusto per i dettagli fighi, ma diamine… “Cenere” è introdotta da un precario incastro di campioni vocali gender-free che avrebbero reso orgoglioso Burial. È la mano magica di Dardust al lavoro. Poi scatta un beat che è una goccia di pioggia metallica. Lazza parte con le sue parole spezzate/sillabate e dopo soli 30 secondi ti accorgi di ascoltare una gemma di potentissimo pop contemporaneo figlio di un equilibrio, anch’esso, totalmente contemporaneo. Pezzo estatico? Pezzo triste? Inferno o paradiso? Solamente epico? È semplicemente un tutorial su come si confeziona un ottimo brano pop, in Italia, nel 2023. 

Lazza in gara a Sanremo 2023 con Cenere
Lazza in gara a Sanremo 2023 con Cenere

Suono clinico, universale, con un rapper pronto a trasformarsi in cantante e viceversa, compiaciuto interprete di una fluidità pretesa da un mercato che ha annichilito i generi. Buon segno? Cattivo segno? È la pop music, bellezza, e non è la critica o l’opinionismo che si crede dio a deciderlo. Piuttosto, ancora una volta, la massa, l’onda, i like e gli streaming trasportati dalle folate del vento giusto. Ne escono tanti, oggi, di brani che ricalcano lo schema di “Cenere”, ma in “Cenere” tutto è in aria di eccellenza: Lazza, credibile nel suo articolato gioco emotivo; Dardust, sofisticato burattinaio di suoni che quando l’azzecca (e gli capita di frequente) lo senti che c’è uno come lui a pistolare sui tasti giusti. E poi la canzone, nel suo insieme, un proiettile che ti immagini possa irrompere ovunque: nella cameretta invernale di un adolescente deluso come in una festa estiva in un Salento ubriaco di sole, baci e alcol. La strumentale di “Cenere”, poi, potrebbe fare la sua trionfale figura pompata in una notte metropolitana per spacconi del sabato sera, wannabes col taglio giusto e reali intenditori, magari cucita assieme a tutt’altro. “Cenere” c’è, l’asse Lazza-Dardust pure. 

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