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Perché le donne amano i “criminali”? Da Lacerenza a Corona e Messina Denaro, sono gli eredi di condottieri, pirati e vampiri. Ecco il grande tabù che non osate ammettere...

  • di Flaminia Colella Flaminia Colella

7 marzo 2025

Perché le donne amano i “criminali”? Da Lacerenza a Corona e Messina Denaro, sono gli eredi di condottieri, pirati e vampiri. Ecco il grande tabù che non osate ammettere...
Il fascino del male ha sempre stregato la mente umana, e oggi più che mai il criminale, da fuorilegge a icona di virilità, continua ad attrarre le donne. Da Davide Lacerenza a Fabrizio Corona, Da Matteo Messina Denaro a Filippo Champagne, il mix di trasgressione e potere sembra avere un effetto magnetico, soprattutto sul pubblico femminile. Una storia antica come il mondo, in cui il confine tra paura e attrazione diventa sempre più sottile...

di Flaminia Colella Flaminia Colella

“La storia criminale è la storia della civiltà. Chi vuol saper come la società reagisca al delitto, viene a conoscere cose sorprendenti sulla mente collettiva”, scriveva Theodor Reik. Non è strano che la storia del cinema e della letteratura di sempre ci abbiano raccontato, attraverso tanti capolavori rimasti scolpiti nell’immaginario collettivo, del fascino del male, anche nelle sue manifestazioni più estreme. Dostoevskij prima di tutti, ancora prima di Kafka o Cèline, ce lo ha spiegato egregiamente: il male esiste perché siamo liberi. Se Dio avesse voluto che fossimo perfetti non ci avrebbe impastato col fango. E quel male che ci abita, quando riconosce il lato oscuro in chi ci è di fronte, si accende. Ma ancor più del male in sé, da sempre ciò che suscita insieme scandalo ed eccitazione, e questo ancor più presso la gran parte della popolazione femminile del mondo, è il fascino che attornia la figura dell’uomo criminale, cioè dell’uomo che, per scelta o per destino, si vota definitivamente al male. Ne sono testimonianza in questi ultimi giorni, ma potremmo dire anche anni, o decenni, le vicende riportate dai media di vari criminali o criminalotti italiani (da ultimo anche Davide Lacerenza, che è agli arresti domiciliari insieme a una terza persona, Davide Ariganello, per il giro di escort e droga in Gintoneria a Milano, finito al centro di un’inchiesta) circondati sempre da schiere di donne, donne giovanissime che li rincorrono, come l'ultima baby fidanzata Clotilde Conca Bonizzoni che all'inizio della loro storia sarebbe stata addirittura minorenne (in barba ai processi maxi o mini in cui rivestono la qualità di imputati), donne che gli si “offrono” senza riserve e senza remore.

Clotilde Conca Bonizzoni e Davide Lacerenza
Clotilde Conca Bonizzoni e Davide Lacerenza

Da Fabrizio Corona a Matteo Messina Denaro, da Filippo Champagne a Davide Lacerenza, fatte le dovute e debite proporzioni, le storie dei "criminali" nostrani continuano ad eccitare la mente (e non solo) di tante vivaci donne italiane, e la cosa, se ci si pensa un momento, non appare né strana né scandalosa. I condottieri descritti nei poemi omerici erano abili tagliagole, strateghi, criminali di altissima levatura. Poi abbiamo imparato ad innamorarci dei pirati, corsari che si ribellavano alla corona, e poi, dopo ancora, delle spie, dei vampiri, degli assassini, dei narcotrafficanti. Colui che agisce andando contro le regole, in fondo, assomma in sé - anche se nessuno ha il coraggio di dirlo a voce alta - le qualità più desiderabili e imprendibili che un essere umano possa esprimere. Il disertore, il rivoluzionario, il bandito, il corsaro, la spia, il capo del cartello, sono i protagonisti di tante opere che ci hanno indicato come la nostra mente, quella umana ed in particolare quella femminile, abbini ad una certa tendenza per la violenza e per la criminalità una precisa (e desiderabile) immagine di virilità.

Sara Barbieri e Fabrizio Corona
Sara Barbieri e Fabrizio Corona

Lungi da noi puntare il dito, dunque. “Esistono tanti amori quanti sono i cuori” diceva il grande genio di Tolstoj. Leonardo Sciascia commenta così l'irresistibile ascesa del noir, per esempio, quando il genere irruppe sulla scena editoriale del nostro paese: "È senza dubbio vero che un delitto, in quanto atto rivolto contro la società a romperne l'equilibrio, la sicurezza e quella forma di 'religio' che va assumendo per l'uomo moderno, risveglia nel nostro inconscio sentimenti ambivalenti: da un lato una superstizione totemica per cui ci scostiamo da colui che ha osato delinquere e chiediamo che mura e sbarre lo separino da noi, lo facciano tabù nel senso dell'impurità; dall'altro un senso di ammirazione, appunto perché ha osato infrangere il divieto, che fa il delinquente tabù nel senso del sacro”.

Le donne del boss Matteo Messina Denaro
Le donne del boss Matteo Messina Denaro

Non esistono sorti magnifiche e progressive, nessun cambio d’epoca, nessuna acquisizione derivante dalle scienze umane, nessun futuro illuminato da progresso, tecnico o morale, che potrà mai estirpare dalle profondità dell’animo degli uomini le riserve di oscurità e fango di cui siamo fatti. Dal modo in cui riusciamo a far dialogare le nostre stanze oscure con quelle luminose dipende la possibilità di vivere una vita che non si voti al male, alla delinquenza. Ma ciò che negli altri sembra ribaltare le regole e infrangere i dogmi e la morale susciterà in noi da un lato scandalo, sempre, ma anche fascinazione, e, in fondo in fondo, anche una certa malcelata ammirazione.

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