Marco Mengoni torna negli stadi con un nuovo tour. Lo annuncia al Tg1 di domenica 28 gennaio. Il tour sarà nel 2025. Analizziamo i fatti. I latini dicevano carpe diem. Lo aveva detto Orazio, per primo, diamo a Cesare… insomma, ci siamo capiti, e di lì è entrato anche nel nostro linguaggio, foss’anche perché lo diceva Robin Williams ne L’attimo fuggente, togliendogli uno strato di polvere sopra. Carpe diem, cogli l’attimo, appunto. In questo caso non saprei bene se a cogliere l’attimo è stato Marco Mengoni, che ha approfittato, più che legittimamente, del suo essere co-conduttore della prima serata del Festival della Canzone Italiana di Sanremo per veicolare una notizia, certo con un notevole anticipo, o se a cogliere l’attimo dovranno essere i suoi tanti fan, in qualche modo invitati a portarsi avanti, andando a prenotare biglietti per un evento che a ben vedere accadrà tra un notevolissimo lasso di tempo, circa un anno e mezzo. Qualcosa di sorprendente, specie dopo il caos che ha generato la pandemia di Covid19, parlo di caos genericamente, certo, le nostre vite mandate a ramengo, ma anche di caos più specifico relativo al mondo della musica dal vivo, tour e tour rimandati di anni, biglietti risarciti con tempi lunghissimi, in alcuni casi soldi persi. Bello sapere che ce lo siamo lasciati alle spalle, e che si torni a essere ottimisticamente votati al futuro, si potrebbe concludere. Ma non siamo già in fase di conclusione, non scherziamo. Abbiamo appena cominciato. Carpe diem, dicevamo.
Allora proviamo a vederla dal punto di vista di Marco Mengoni, che nel mentre imperversa in braghette negli spot del Festival, e in gonna su quello del tour, e su questo, converrete, potremmo interrogarci anche a lungo, fossimo tra quelli che si interrogano sui look delle persone. Marco Mengoni è stato chiamato, in quanto vincitore dell’ultima edizione del Festival a co-condurre la prima serata della settantaquattresima edizione. Scelta giusta, intelligente. Si parla tanto di femminile, in questa epoca, direi anche con il giusto ritardo tipicamente italiano, e cosa di meglio per sottolineare che le donne chiamate a affiancare Amadeus, Giorgia, Lorella Cuccarini e Teresa Mannino, non siano quelle che un tempo si chiamavano vallette, belle ragazze lì giusto per fare corredo, che iniziare con un uomo? Non è una provocazione, la mia, sia chiaro, sono serio. Perché se chi co-conduce dovesse poi ritrovarsi a fare da corredo, bene che si parta da un uomo, tanto per non discriminare. Del resto è stato lui l’ultimo a essere in scena l’anno scorso, non si poteva che ripartire da lui. Ora, essere su quel palco, quello dell’Ariston, è indubbiamente qualcosa di importante, che offre una enorme visibilità. Perché non sfruttarla per lanciare qualcosa di importante come un tour, di più, come un tour negli stadi? Ora, fino a quei tutto bene, perché citare Matthiu Kassovitz o Alessandra Amoroso. Solo che Marco e il suo team si devono essere chiesti: ma cosa andiamo a lanciare? Perché di dischi non ne sono previsti, già negli ultimi anni ne sono usciti bene tre, tutti sotto il cappello del format Materia, e lo stesso vale per i singoli. Portato a casa un importante tour negli stadi nel 2023, poi, non è previsto che anche quest’anno si replichi. Per poterci arrivare bene, è una sorta di regola non scritta per chiunque non sia Vasco Rossi, tocca tirare fuori nuova musica, qualcosa che invogli chi ha già speso bei soldini per comprare biglietti a farlo di nuovo, quindi ecco che il tour da presentare diventa un po’ in la nel tempo, estate 2025.
Del resto, come direbbe il Max Catalano di Quelli della notte, è meglio fare oggi cassa con la prevendita di biglietti di concerti che si terranno tra un anno e mezzo che non farla affatto tra un anno e mezzo. Quindi avanti tutta. Resta però un altro paradosso, a parte, appunto, quello che spingerà una bella quantità di persone, Mengoni negli anni ha messo su una fanbase molto ampia, trasversale, a spendere soldi per qualcosa che si andrà a godere tra un numero di giorni spropositato, cioè il fatto che la notizia sia stata data al Tg1. Mi spiego. Siamo nell’era dei social. È lì, da tempo, che succedono le cose, tutte le cose, e lì che si vengono anche a sapere le cose che sempre lì sono successe, oltre a quelle che succedono altrove, dove per altrove si intende nel mondo non social. Muore qualcuno di famoso? Lo vieni a sapere sui social, e a seguire sui media tradizionali, ultimo in ordine di tempo la televisione, ovviamente più pachidermico nel muoversi. Idem se scoppia una guerra, una pandemia, o c’è un disastro ambientale, siamo in un anno bisestile, mi scuserete se prendo a esempio tutte catastrofi globali, era per intendersi. Sui social, sempre lì, gli artisti fanno sapere che è uscito un singolo, in tempo reale, che faranno un concerto o che si sono appena fidanzati. Sempre e solo sui social. Perché i social sono pervasivi, condivisibili (nel senso che un post o quel che è può essere condiviso, non che siano condivisibili i social come concetto), sono a portata letteralmente di mano. Che senso ha, quindi, andare a dare la notizia di un tour, per di più di un tour che avverrà nel 2025, cioè tra un anno e mezzo, in televisione? Per di più nel Tg1, che è sì principe di ascolti, per quel che riguarda i telegiornali, ma ha un’età media di spettatori che si aggira sopra i sessant’anni, come del resto tutta Rai1, non esattamente il target di Marco Mengoni, in braghette, gonna o vestito Armani che sia. Dubito che ci sarà un qualche ottantenne che, sentita la notizia, sarà corso su Tickteone per vedere se i biglietti erano già in vendita. Dubito pure che la stessa cosa sia accaduta a un settantenne o un sessantenne. Insomma, ci siamo capiti. È un mezzo obsoleto usato per promuovere una notizia contemporanea, anzi, viste le date dei concerti, futuristica. Solo chi guarda al futuro, del resto, può essere tanto ottimista da chiedere di spendere soldi oggi per qualcosa che avverrà tra un anno e mezzo, e solo chi è ottimista potrà dar seguito a quell’ottimismo, facendolo proprio, andando a acquistare quei biglietti in prevendita oggi. Sia mai che quei braghini corti non fossero un messaggio subliminale che voleva farci guardare con desiderio all’estate? Magari a quella del 2025?