Nessuno è andato a vedere Anora quando è uscito nelle sale italiane a novembre. È un brutto film? Ovviamente no. Ma il punto non è nemmeno se possa piacere o meno, quanto il fatto che praticamente nessuno gli abbia dato una possibilità. Il film di Sean Baker, una favola al contrario che segue le avventure di Anora, una sex worker con il cuore in guerra con l'amore e il mondo, ha appena sbancato agli Oscar, portandosi a casa cinque premi: Miglior Attrice per Mikey Madison, Miglior Sceneggiatura Originale, Miglior Film, Miglior Regia e Miglior Montaggio. Ora che è ufficialmente uno dei film dell’anno (passato), gli italiani si renderanno conto della cazzata fatta ignorandolo? Si sveglieranno adesso? Speriamo. Nel frattempo, parlano i numeri: Follemente di Paolo Genovese, una commedia italiana piacevole con alcuni spunti interessanti, perfettamente in linea con i gusti del pubblico, ha portato in sala in un solo giorno tantissimi spettatori. Secondo Cinetel, giusto il 7 marzo ha registrato 394mila euro. Bene.


Pensiamo invece ad Anora, che nella sua intera permanenza al cinema, dallo scorso 7 novembre 2024 al 2 marzo 2025 ha registrato 849.778 euro e che solo oggi registra numeri interessanti. Siamo al terzo posto secondo Cinetel con circa 95mila euro di incasso. E allora la domanda è inevitabile: abbiamo avuto un problema di comunicazione? Certo che sì. E a rispondere dovrebbero essere in primis chi il film l'ha promosso e distribuito. Che fossero consci sin dall'inizio dell'insuccesso di Anora al botteghino? E poi il pubblico, che continua a rifugiarsi soltanto nella solita, rassicurante storia. Certo, Anora non ha avuto vita facile nemmeno negli Usa, dove si è fermato al 31 dicembre con 15,6 milioni di dollari d’incasso. Un risultato allora modesto, considerando che il film è costato 6 milioni e che, secondo Tom Quinn, ceo di Neon, la società che lo ha prodotto e distribuito, ne sono stati spesi ben 18 solo per promuoverlo, campagna Oscar inclusa. Ovviamente, a seguito della vittoria sancita dall'Academy, la situazione è cambiata parecchio, ora che il pubblico americano e, in parte, anche quello italiano sembrano essersi finalmente accorti della sua esistenza magari i numeri saliranno sempre di più. Ma il punto è anche un altro, davvero bisogna scomodare tutti i migliori attori italiani – come è successo anche con Diamanti di Özpetek – per ottenere una seria attenzione da parte degli spettatori del Belpaese? Forse sì, ed è un male. O forse, semplicemente, non si ha voglia di approfondire ciò che non si conosce? Se fosse così, peggio ancora. Si può anche preferire un film come Follemente ad Anora, una creazione nostra rispetto a una lontana, indie e finalmente diversa (in tutti i sensi), ma sarebbe bello che titoli come quello di Sean Baker avessero quantomeno lo spazio che meritano per essere visti. Conosciuti. Oscar o non Oscar. E poi, se proprio, odiati.

