È più di un mese che non possiamo condire i nostri contenuti con la musica che amiamo perché Meta sta facendo i capricci con la Siae, la società che raccoglie i compensi sui diritti d'autore e li ridistribuisce agli artisti. Ci sono vari canali di remunerazione: gli streaming, i contenuti, le riproduzioni, i diritti legati alla pubblicità, sono solo alcuni degli ambiti di raccolta di questo ente con una mentalità analogica e borbonica che però rappresenta una sicurezza per gli artisti, quindi tanto di cappello. È una di quelle vecchie istituzioni di un mondo ormai scomparso, non so se sia cambiata la cosa, ma fino a una decina di anni fa si compilavano i borderò a mano e non è che non esistessero i Mac o i Pc, tanto per farvi capire. Siae resta pur sempre una delle poche certezze dei lavoratori dell'immateriale, dell'effimero. La nonna che vai a trovare che ti da sempre una lauta mancia, una storia tutta italiana che meriterebbe un capitolo a sé. Dall'altra parte abbiamo Meta che si pone con la solita arroganza del colonizzatore che nel mondo digitale si traduce in questo ragionamento. Io ho il pubblico, io comando, detto le regole, decido quanto ti pago e quando, se non fai come ti dico, spengo tutto. Sai, è la mia policy. Come lo chiamate questo modus operandi?
Gli artisti presenti sulla piattaforma Meta dovrebbero sospendere il profilo immediatamente. Che senso ha postare e fare contenuti, quindi lavoro senza la certezza di guadagnare? Non solo, gli artisti portano a loro volta il pubblico e aziende che investono fior di quattrini in Meta con le adv. Mi domando, fino a quando questa beneficenza e benevolenza durerà nei confronti di questi personaggi sopravvalutati con l'immaginario del supereroe americano che hanno preso il mondo per un grande parco giochi? Nessuna società è così arrogante da non avere un ufficio al pubblico, è una cosa indegna. Sarebbe ora di finirla con questa sudditanza psicologica, annebbiati e paurosi di perdere chissà che cosa. Un milione di followers generano dei guadagni che nemmeno vi immaginate, ecco perché se ne stanno tutti zitti e composti e mettono le loro storielle mute. Bisognerebbe applicare la filosofia che ci hanno inculcato del "Think out the box", nel senso che "me ne vado proprio". Pensate se domani contemporaneamente tutti gli artisti sospendessero i loro account Meta. Ci sono mille piattaforme, la tecnologia non è più un problema. Vince chi sposta il pubblico. È sempre stato così. Servirebbe un atto rivoluzionario di attivismo mediatico mettendo in conto che si perderebbero, perderemmo tutti un bel po 'di soldi. Il passaggio sarà prima etico e poi genererà economia. Del resto secondo uno schema che si ripete con regolarità nella storia umana almeno dal Medioevo, quando si crea un nuovo media - a partire dal Gutenberg - si inventano tutte le forme di guadagno intorno ad esso. Prima va creato il nuovo media, con coraggio. So che non è facile, anch’io sono nel settore. Tornando alla musica. C'è di positivo che non mi passano le canzoni trash nel feed, c'è di positivo che sto ascoltando solo Jannacci su Spotify che è il vero monumento alla liquidità del nostro futuro. Sia santificato!