Se un giorno mi avessero detto che avrei dato ragione a Gasparri, avrei risposto con una pernacchia. Ma almeno stavolta sì, ha ragione.
A DiMartedì si discute della lettera di Giorgia Meloni sul 25 aprile, con una schiera colta (e di sinistra) che accusa la premier per alcune gravi e presunte mancanze. Nulla di nuovo. Ma la chiave di lettura, è uscita – sono sicuro involontariamente – dalla bocca di Gasparri: ogni volta che si fa qualcosa non va bene e si chiede sempre di più.
La sinistra avrebbe voluto vedere Giorgia Meloni ballare e sorridere mentre qualcuno suonava Bella Ciao. Un po’ come in questo video (ovviamente falso) che sta girando in queste ore su Twitter.
Non sono bastati gli elogi del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha definito la lettera “bella, distesa, positiva”, la foto con Paola Del Din, partigiana il cui fratello venne ucciso dai fascisti.
C’è chi, come l’editorialista de La Stampa Marcello Sorgi, credeva che Giorgia non avrebbe tirato la testa fuori dalla sua fortezza il 25 aprile. E invece era lì accanto alla prima carica dello Stato, che le ha fatto anche i complimenti.
Che non sia facile per una come la prima mamma italiana e cristiana diventata presidente del Consiglio, elogiata all’estero da Lee Hockstader sul Washington Post perché “telegenica, veloce e intelligente”, dover sostenere la testuggine infrangibile di cazzate dei suoi secondi e terzi e quarti in comando è chiaro.
Ignazio Benito Maria La Russa, il cognato Lollobrigida, una compagine giovanile invasata. Lei sembra l’unica a sapere come si fa questo lavoro. E non ne sbaglia una. Magari Donatella Di Cesare sperava che Giorgia invitasse Goran Bregović accanto a lei e si presentasse con indosso dei pantaloni improbabili e un cappello da pescatore rigorosamente no logo.
Come spesso accade, Selvaggia Lucarelli ha torto per le ragioni giuste. “Io comunque non capirò mai perché chiediate ai fascisti di dire cose antifasciste. Al massimo si ottiene una buona dose di ipocrisia e nulla si tradurrà in azioni o evoluzioni del pensiero. Non abbiamo bisogno del contentino, meglio un fascista che non si camuffa, che uno truccato bene”.
Perché Giorgia Meloni, raccogliendo probabilmente anche l’invito di Gianfranco Fini – a cui hanno restituito finalmente le corde vocali – ha bloccato le polemiche con una lettera ottima. C’è dell’ipocrisia? Mostratemi un politico che non sia ipocrita e offrirò cena a Selvaggia.
Le parole dette non sono campate in aria. Giorgia non ha speso 5 minuti prima di andare a dormire per accontentare i critici, mentre la mamma le spazzolava i capelli. Ma ha provato a spiegare ai più, non senza un certo gusto retorico, cosa sia stata la svolta di Fiuggi.
Si dice che la destra italiana abbia un problema a dirsi antifascista. Ma è lo stesso problema che molta sinistra ha a dichiararsi anticomunista. Questo, tuttavia, non c’entra nulla con le posizioni reali dei Partiti. Davvero il PD vi sembra lo spettro del comunismo? Siamo seri.
“Ma il frutto fondamentale del 25 Aprile è stato, e rimane senza dubbio, l’affermazione dei valori democratici, che il fascismo aveva conculcato e che ritroviamo scolpiti nella Costituzione repubblicana”. Sono queste le parole usato da Giorgia. Vi sembrano le parole di un fascista? O di La Russa?
Se non vi piacciono le idee della Meloni dovreste essere abbastanza bravi da criticarle direttamente,senza chiamare in causa il fascismo. Dire che un’idea è fascista vi costringe semplicemente a dover spiegare perché un’idea fascista è sbagliata.