Buon 25 aprile. Oggi festeggiamo la Liberazione d’Italia. Un giorno, durante l’anno, per ricordarci di essere antifascisti (ma non antitotalitari). Ok, ci siamo. Ora pensiamo agli altri 364. Sì, c’è poco da festeggiare. Qua e là c’è chi rosicchia la nostra libertà. Sgombriamo il campo da ogni dubbio. Non siamo i peggiori al mondo. La Russia è peggio. La Cina pure. Il Brasile, l’India, ovviamente Cuba. Secondo l’Heritage Foundation, siamo 69esimi (e puntiamo a peggiorare) nella lista dei Paesi economicamente più liberi al mondo.
La pressione fiscale ci tira giù, insieme alla scarsa libertà fiscale ovviamente. In altre parole, ogni giorno l’Italia ammazza la funzione imprenditoriale, che è un altro modo per dire l’azione umana stessa. L'Italia, balla sul cadavere della creatività individuale. Questa non è una caratteristica propria dell’Italia, ma riguarda un po’ tutti gli Stati. Possiamo parlare di una tendenza generale dei Paesi fortemente centralizzati a irrigidirsi a tal punto da rendere gli individui, inevitabilmente, un po’ meno liberi. Quello che abbiamo fatto nel ’45 è stato, di fatto, attenuare il livello di illiberalità del nostro Paese. Ma davvero possiamo parlare di Liberazione?
Come dicevo, sappiamo dirci più facilmente antifascisti (anche se non vale per tutti, a guardare il governo attuale) che non antitotalitari. O meglio. Sappiamo dirci antitotalitari solo rispetto al passato. Il comunismo sovietico e il nazifascismo sono da condannare, ma cosa dire dei governi di oggi? Per esempio: cosa dire di un governo che mina la libertà di stampa minacciando con il carcere un giornalista che fa il suo lavoro? È quello che sta accadendo in USA con Matt Taibbi, accusato dalla Democratica Stacey Plaskett di spergiuro durante un’udienza (Taibbi è stato recentemente attenzionato dal governo Biden per il suo lavoro sui Twitter Files).
O che dire di governi che arrivano a tassare i lavoratori e i datori di lavoro per più della metà del totale dei salari lordi erogati dai privati? È il caso dell’Italia, dove lo Stato percepisce circa 180 miliardi di contributi e oneri a fronte di una massa salariale pari a 300 miliardi, secondo Il Sole 24 ore. Di questi, 90 miliardi vengono pagati dai lavoratori e 90 miliardi dai datori di lavoro. In altri termini: il reale cuneo fiscale in Italia è al 60%. C’è libertà (del lavoratore e del datore di lavoro) se lo Stato finisce per prendersi 180 miliardi dall’alto ogni 300 miliardi di euro trasferiti volontariamente dai datori di lavoro al lavoratore? Ecco, noi vorremmo festeggiare la Liberazione, ma ci interessa poco del presente, delle strette alle libertà personali, quelle che oggi dovremmo rivendicare per dirci veramente "liberati" dallo spirito totalitario.