L'ombelico del mondo. Che poi è il suo. Quello di Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, oggi 56enne e protagonista, nonché ideatore di Aracataca – Non voglio cambiare pianeta 2, in esclusiva su RaiPlay. Le ventidue puntate del "format" (virgolette d'obbligo) lo vedono pedalare per 3500 km in tutto il Sud America: dall’Ecuador alla Colombia, dalle Ande all’Amazzonia e dall’Oceano a Macondo. Per quasi tutto il tempo, però, potrebbe essere a Brembate di Sopra. Il nostro si filma con lo smartphone avendo cura di tenere sempre il suo faccione in primissimo piano. Impalla, insomma, mentre con legittimo fiatone, biascica e delira sulle meraviglie paesaggistiche e culturali che ha intorno. Ma che ci mostra pochissimo, tutto preso come è da se stesso. Dopo le polemiche degli ambientalisti sui danni del Jova Beach Party, questo progetto "green" assume i contorni della classica pezza peggiore del buco. In più, è noiosissimo. Andiamo a scoprire come mai le tartarughe caretta caretta (e non solo loro) hanno ora nuove, brucianti motivazioni per vendicarsi.
"I cani si pensano sempre stocazzo. E hanno ragione. Quello è un buon modo di fare", osserva @LorenzoJova mentre pedala in salita. A occhio, pare essere un tratto comune. Come è noto, a un certo punto della sua carriera, Cherubini è passato da rapper a cantautore fino a digi-evolversi, almeno nelle intenzioni, a santone-guru di vita. In Aracataca la metamorfosi può dirsi finalmente (?) compiuta e il maestro si pone a noi come una sorta di Rafiki in bicicletta. Che, però, si crede anche il Re Leone.
Ogni puntata comincia con una carta dei tarocchi ("che io, però, non so leggere") che darà il titolo all'episodio. Cherubini, basandosi sul disegno ivi stampato, si lancerà in pipponi sesquipedali e la sua logorrea affliggerà lo spettatore che, almeno, avrà il sottile piacere di vederlo soffrire in salita su due ruote. Ciò non significa che non siano presenti (involontari) picchi di potenza. Soprattutto dettati dall'ego del nostro "bischero", così si definisce a più riprese millantando un'umiltà che evidentemente non gli appartiene Pronti o no, ve li riportiamo. Eroicamente.
Già l'idea di fare un diario di viaggio senza mostrare quasi alcunché del viaggio in sé è da campioni. Quello che ci ritroviamo davanti è il faccione sorridente di @LorenzoJova che impalla tutto il circondario. Interessanti, però, le sue interazioni con gli autoctoni. Una su tutte: percorrendo il vicolo più deserto di un remoto villaggetto ecuadoreño, si imbatte in uno sciagurato artista di strada. "Quali cantanti italiani conosci?", gli domanda per prima cosa. Il ragazzo, purtroppo, non fa il suo nome. Sfoggiando il suo miglior sorriso, Cherubini appiccia Spotify, gli fa ascoltare "Bella" avendo cura di sottolineargli col ditino il vertiginoso numero di stream e poi lo "costringe" a impararla. Detto, fatto. Eccoli improvvisare una "spontanea" performance della hit mentre, come ha sottolineato lo stesso Lorenzo a Che Tempo Che Fa, "la gente passava e se ne andava, non si fermava".
Jovanotti, però, non perde il buonumore. Per quanto gli sia rimasto un retrogusto amaragnolo in bocca. Infatti, entrato in un ristorantino locale, si lancia in una lamentatio contro la musica che sente in sottofondo: temibili cover. "Le odio, rovinano le canzoni. Ma come si fa?!". Il sospetto è che la scena in cui il nostro sia andato dal gestore per imporgli una playlist coi suoi più grandi successi, originali s'intende, sia stata tagliata. Ahinoi. Poco male, però, è rimasta la parte in cui si fa un tè con le foglie di coca. "Non c'entra niente con la cocaina, eh! La pianta di origine è la stessa, sì, ma il procedimento con cui viene estratta la sostanza stupefacente è completamente diverso. E anche inquinante". Non drogatevi, ragazzi, scegliete la vita, scegliete l'ambiente. Proprio come fa @Lorenzojova.
In definitiva, Aracataca è una sequela di storie Instagram fine pena mai con protagonista un influencer piuttosto stagionato che si entusiasma per ogni alberello che incontra (e che, nove su dieci, non ci mostra perché la sua faccia già dice tutto). Più che illustrare le meraviglie del pianeta, sottolinea quanto sia strepitoso Cherubini, anche mentre suda e pedala ricordando i consigli che gli diede il compianto Marco Pantani. Jovanotti lo sta facendo per noi, questa è l'idea con cui vorrebbe blandirci fin dalle terribili sigle iniziali, tematiche, che strimpella e canticchia senza alcun rispetto per la melodia, la metrica, l'inquinamento acustico perfino.
Aracataca, destinazione finale di un viaggio che non sappiamo come mai abbiamo deciso di sorbirci, è noioso allo stremo, spossante più per chi lo vede che per chi lo ha pedalato. Al netto dei 3500 km percorsi. Jovanotti vuole dimostrarci quanto sia bello il nostro pianeta, lasciando intendere che sia proprio lui il pianeta. E infatti non lo vuole cambiare. Mai. Noi, invece, se questi sono i termini, assolutamente sì. Per pietà.