C’è chi ha già gridato allo scandalo: “Il premio Strega entra in guerra”. E ancora: “Fuori la politica dalla cultura”. E chi invece, come il due volte vincitore Sandro Veronesi - che abbiamo contattato - invita ad indagare meglio sulle ragioni (e le responsabilità) di come sia stata presa la decisione da parte del ministero degli Esteri di escludere per quest'anno l'Istituto italiano di cultura di Mosca dalla giuria internazionale della manifestazione. In tutto ciò, particolare risonanza l’ha avuta l’esclusione del massimo italianista russo Evgenij Solonovich, 88 anni, dal comitato organizzativo. Intanto, che il diktat sia giunto direttamente dalla Farnesina l’ha confermato Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci, che organizza uno dei più autorevoli premi letterari italiani: “Ho appreso della decisione a malincuore. Personalmente mi dispiace perché è un dialogo che si interrompe sui libri e la cultura“ e che “quanto deciso prescinde totalmente dall’organizzazione del Premio”, oltre al fatto che è proprio la Farnesina a coordinare “la partecipazione degli Istituti italiani di cultura”. E così, chiariti i vari passaggi, lo scrittore di Caos Calmo e Il colibrì, i due romanzi con i quali si aggiudicò lo Strega, ha tuonato: “A questo punto aboliamo l’Istituto italiano in Russia, se proprio si vuole lanciare un messaggio forte. Ma il danno non sarebbe per Putin, ma per la cultura italiana”.
Sandro Veronesi, quindi “il Premio Strega entra in guerra?”
Il Premio ha una forte componente composta dagli Istituti italiani all’estero, i cui rappresentanti ogni anno ruotano e teoricamente non si dovrebbe neanche sapere prima chi sono. Solonovich era un giurato nominato dall’Istituto italiano di Mosca, quindi bisogna fare un altro discorso.
Facciamolo.
Mi sembra simile all’esclusione dei tennisti russi o bielorussi da Wimbleadon, un vero e proprio granchio. Controproducente e che provoca una ingiustizia. Però in questo caso non c’entra il Premio Strega, perché gli Istituti italiani all’estero sono di competenza diretta del ministero degli Esteri. Mi sembra una piccola sciocchezza, sopratutto se fatta dalla Farnesina, neppure simbolica. Va un po’ a sfregiare l’autonomia di un premio che ultimamente si è molto intrecciato con il ministero per via del potenziamento degli Istituti all’estero in una fase nella quale sembra che anche noi, come italiani, ci ritroviamo invasi dalla Russia.
Era già accaduto con il corso sospeso su Dostoevskij dello scrittore Paolo Nori alla Bicocca di Milano.
Ma l’italianista russo non fa parte degli “Amici della Domenica”, il comitato che propone i libri per il Premio Strega, perché non credo che il suo direttore avrebbe mai preso una decisione così ottusa. È stato nominato dall’Istituto italiano a Mosca e quindi è il Premio Strega per primo che dovrebbe lamentare questa incursione della Farnesina, però alla fine non potrebbe farci niente perché non è di sua competenza e se viene deciso un pacchetto di “misure” ci finisce in mezzo. Ma nel nome di quali “misure” contro la Russia?
C’è chi parla di russofobia.
Non avevo nozione che ci fosse una offensiva culturale contro la Russia. Perché per una persona libera come me, e come il Comitato del Premio Strega, è facile da condannare. Ma almeno dovrebbe essere annunciata: tutte le persone, solo perché russe, sono escluse. Una misura dura e criticabile da tutti, mentre questa mi sembra una mezza misura… non riesco a esprimermi senza dire parolacce. Per quanto siano state escluse ingiustamente, perché non si esclude una persone che non ha responsabilità dirette. Ma secondo me nemmeno se avessero detto “siamo d’accordo con Putin”. Purtroppo seguitiamo su questa china di rivaleggiare con la Russia sul piano della propaganda.
È solo propaganda?
Questo vorrei capire. Quello che immagino è che il ministero abbia dato ordine all’Istituto italiano a Mosca di non nominare giurati russi. Loro li avevano già nominati, perché ci vuole anche il tempo di leggere i libri, e ora li hanno dovuti escludere. Se gli “Amici della Domenica” fossero d’accordo sarebbero impazziti. Però mi suona misterioso che al ministero degli Esteri abbiano pensato al Premio Strega… Detto questo, non credo che si possa neanche dire che il Premio Strega era falsato perché su seicento votanti ce n’erano due russi, peraltro italianisti e non abituali votanti ma solo perché nominati quest’anno. Nelle sciocchezze c’è una gradazione delle gravità. Questa è una sciocchezza semplice. Se invece fa parte di una offensiva culturale diventa una sciocchezza pesante. Onestamente non mi straccerei le vesti per questa vicenda.
Ha detto che sarebbe sbagliato escludere una persona perché russa, ma anche se quella stessa persona avesse detto “sono d’accordo con Putin”. Neanche in questo caso sarebbe necessario intervenire?
Ma certo, anche se un giocatore di tennis, per tornare a Wimbledon, si fosse lasciato scappare una dichiarazione di non condanna o di incoraggiamento alla guerra, ugualmente per me non sarebbe da escludere dal torneo. Semmai lo escludi da un dibattito sulla pace. Come fai a escludere uno che gioca a tennis e che magari ha tutta la famiglia in Russia? Mi sembra qualcosa che poi ti si ritorce contro. E per tornare alla questione del Premio Strega, un conto è escludere il numero tre o quattro del mondo di tennis, un altro è escludere qualche letterato a un premio solo italiano. Agli Internazionali d’Italia questa misura non è stata adottata, mi sembra strano che sia diventato così centrale il Premio Strega.
Come dovrebbe reagire il Premio Strega a questa incursione della politica?
È un autogol e adesso verranno fuori mille distinguo dove nessuno si prenderà la responsabilità. Se le cose sono andate così, con una circolare del ministero che diceva che per opportunità è meglio non avere russi, il direttore dell’Istituto che l’aveva già nominato si sarà sentito umiliato e avrà fatto circolare la notizia. Non credo che al ministero degli Esteri sappiano chi sono gli esimi italianisti nel mondo, e gli ex direttori degli Istituti di cultura non si mettono l’elmetto a combattere a suon di esclusioni. E ora la propaganda russa sfrutterà questa vicenda a suo favore. Un conto è se sei in guerra te, ma l’Italia è in guerra?
In molti sostengano che, benché indirettamente, l’Italia sia in guerra.
E quindi un premio italiano, a scrittori di nazionalità italiana o che scrivono in italiano, che cazzo c’entra con la guerra? La letteratura russa non c’entrava nulla, già con Paolo Nori avevano fatto marcia indietro. Qui non c’è neppure la cultura russa di mezzo, ma la cultura italiana. E l’obiettivo degli Istituti di cultura è di coinvolgere più italianisti possibile nella selezione dei libri migliori usciti nell’anno. Cosa cambia non avere giurati russi su altre centinaia? Hanno solo la colpa di amare la cultura italiana, sennò non sarebbero italianisti. Non sono assimilabili neppure agli oligarchi, che sono stati colpiti dalle sanzioni per la loro funzione: sono persone che ricoprono per conto di Putin posizioni di rilievo e devono tutto alla fedeltà a lui. Ma non credo che un italianista nell’Istituto italiano a Mosca l’abbia nominato Putin.
Insomma, tanto rumore per nulla?
Se ci consideriamo in guerra, allora non teniamo il Premio Strega per protesta contro l’invasione russa. È un po’ da fanatici, ma ha una sua efficacia. E chiudiamo anche l’Istituto italiano in Russia. Si fa tanta fatica a coinvolgere gli altri paesi sulla nostra lingua e poi butti tutto all’aria? Il vero danno non è per la Russia, ma per la cultura italiana all’estero. La cultura dovrebbe essere quel punto di contatto che sopravvive anche alle guerre. Ed escludere italianisti russi è il contrario esatto del motivo per cui esistono gli Istituti italiani nel mondo. Ma queste cose a volte si generano perché proprio non ci pensano al Premio Strega, perché se ci pensassero non credo ci sarebbe un funzionario al mondo che si esporrebbe a una figura di merda come questa.