Come dice il mio amico Ray Banhoff: “Uno stereotipo che mi dà molto fastidio è: certi vecchi perché non si ritirano?”. La nostra generazione spesso è capace soltanto di piangersi addosso e incolpare un po’ tutto dei propri fallimenti personali, sottostimando quanto abbiano fatto i cosiddetti “vecchi dinosauri” anni prima di noi.
Oggi è il compleanno di Red Ronnie, ne fa 69, un personaggio che ha vissuto sette vite: impiegato di banca, radioamatore indipendente, giornalista, intervistatore, critico musicale, conduttore televisivo. Tutti son praticamente passati dai suoi microfoni. Vasco, Pavarotti, Jovanotti, gli U2, George Michael, David Bowie, i Rolling Stones. Adesso è una web star totale con dirette lunghissime tre ore dove riesce ad aggregare una miriade di utenti. È l’ultimo baluardo di una cultura musicale di spessore. Lasciate perdere i magazine Indie e sulla Trap: se volete approfondire la vostra conoscenza del rock, collegatevi al suo Barone Rosso ogni lunedì sera.
Quando lo chiamo mi risponde con un “seeeee?!” al limite dello scazzo.
“Salve, sono Lorenzo Monfredi di MOW, la disturbo?”
“A parte dammi del tu che la reverenza non serve a niente, ma poi sì che mi disturbi, sto per registrare la puntata del Barone Rosso”
Uno a zero, palla al centro.
Come festeggerà il suo compleanno?
Stasera sarò in diretta di tre ore sul mio programma We Have A Dream, con Fabio Concato che ha pubblicato il suo ultimo album l’Umarell, un grande lavoro. Faremo tutto in diretta, festeggerò poi mettendo su i miei vinili. Prima della diretta un pranzo in famiglia, questo è quanto. Per me il compleanno migliore è festeggiarlo facendo qualcosa che amo fare. Sai, in campagna quando ero piccolo tra braccianti agricoli non c’erano sabati o domeniche o prime comunioni, io dico che è un inizio di un nuovo cerchio di vita, difatti quando faccio gli auguri a qualche amico gli scrivo sempre buon inizio di un nuovo cerchio di vita.
Quest’anno poi sarebbe benaugurante, visto tutto il casino di pandemia, Covid, lockdown…
È vero ma io ne sono fuori da queste cose qui, io faccio prevenzione: sono vegetariano, mangio bene, non prendo l’influenza dal 1990 e il Covid quello è, un’influenza, e poi nella vita io non ho mai avuto paura di niente, sono molto sereno.
Pensi che se fossimo tutti vegetariani, o comunque se bilanciassimo meglio il consumo di carne, vivremmo in un mondo migliore?
Sì, ma è un percorso netto, drastico. È un percorso che non si cerca di fare, lo si fa e basta, non esiste transizione, bisogna essere coraggiosi, ci vuole serenità e calma.
La cosa che colpisce è che nonostante tu non faccia più televisione, riesci a calamitare ancora tanti utenti con le tue dirette.
L’ultimo episodio del Barone Rosso tra sito, Twitch eccetera avremo fatto 300mila utenti. Ma non mi interessano i numeri. Mi interessano le persone. Io le faccio star bene le persone, ci interagisco, rispondo alle domande, racconto, faccio vedere video belli. C’è bisogno di cultura. Gli artisti da me si esibiscono dal vivo e mi ringraziano perché finalmente possono tornare a farlo. Il vecchio elettrodomestico che tu chiami televisione è lontano da me. Certo se mi chiedessero di fare un programma potrei anche farglielo, però è lontano come sistema, qua sono padrone di portare avanti la cultura vera.
Non hai un problema a relazionarti con gli hater, coi troll, in tutto sto marasma di gente che attiri?
Sì ce ne sono alcuni, un paio in particolare, ma questi signori non sanno che cosa gli riserverà il karma dalla vita… non sanno come gli andrà male.
Insisti spesso sul concetto di verità nelle tue dirette, verità che dovrebbe emergere dagli artisti e dai loro lavori. Ma come si fa in un mondo dove gli artisti son tutelati dagli agenti e dalla campana di vetro del politicamente corretto?
Non c’è verità da nessuna parte. Da me però non c’è tutela, io non vado alla ricerca dell’artista famoso, io vado alla ricerca del nuovo, gli artisti credono che possano fare a meno degli show e della tv usando solo i social. Bene, che lo facciano, ma io do spazio a persone che hanno ancora l’entusiasmo di dire cose in cui credono. Per questo parlo di verità. Non faccio fake news come i giornali, io porto la serena verità.
Hai intervistato praticamente tutti. Come ci si sente ad essersi relazionato coi grandi della musica del ‘900? Chi era il più interessante di tutti?
Non era un cantante o altro, il più importante lo considero William Congdon, un pittore che ci stava per abbandonare e che voleva lasciare un segno sulla terra, si percepiva questa sua necessità estrema di lasciare qualcosa a tutti noi.
E Bowie, gli U2, perfino Castro?
Sì, fantastico Bowie, ma Congdon era una cosa a parte.
Trovi giusto che ci siano deroghe puramente commerciali per fare shopping o mangiare al ristorante, mentre tutto l’apparato della cultura sta morendo? Perché lo Stato non considera minimamente questo problema?
Abbiamo al potere persone che non sono colte. Il problema è che chi gestisce il potere non è una persona colta. È una persona che sa, ma che non sa che cosa è l’arte.
In effetti, quando le Istituzioni fanno cultura è spesso una cultura autoreferenziale, da conventicola.
Ma al di là di questo, è proprio che non amano la cultura, la musica. Pensa che l’unico che ho visto che ama la musica davvero è Salvini. Quando è venuto al Barone Rosso non si staccava più dall’angolo dove avevo i dischi. Salvini però non è di sinistra, quindi non può essere colto, capisci il paradosso?
Ma la cultura non conosce colore politico.
Invece ahimè chi è di sinistra crede di gestire tutta la cultura, quando poi non fa niente per la cultura. Però va bene così, andiamo avanti lo stesso.
Guardandoti indietro, pensando alle mille cose che hai fatto tra interviste, programmi televisivi e radiofonici, qual è il bilancio che ne esce? Hai dei rimpianti?
Nah, Non puoi dire “non rifarei questo” perché in quel momento in cui l’hai fatto ci credevi davvero. Ci sono stati programmi piaciuti di meno e programmi di successo, alcuni sono stati importantissimi per me. Ogni cosa è servita.
Quindi sei soddisfatto di come arrivi a questo 69esimo compleanno.
Certo, porca puttana, c’ho 69 anni e l’energia di un bambino, un mio amico qualche tempo fa m’ha detto una cosa: “Red, te se ti volti indietro guardi il futuro!”, ed è un complimento bellissimo.
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