C'è chi ascolta certi dischi per smorzare i nervi, chi per attraversare il proprio deserto, chi per sublimare il piacere della potenza. Di sicuro, per chi ci ha goduto in passato, riascoltare oggi il lavoro di Dimebag Darrell potrebbe compensare il debito con la memoria.
Sono sedici gli anni trascorsi da quell'omicidio, un omicidio assurdo che sembra la versione metal di quello di Lennon. Tra l'altro, lo stesso giorno per entrambi: 8 dicembre. Coincidenze? Sì, no, boh: forse se crediamo alle coincidenze è perché siamo stati poco attenti? È una domanda che mi faccio spesso.
Comunque.
I Pantera li ho visti suonare dal vivo due volte. A casa ho un plettro di Darrell (bottino di uno dei due concerti) e una chitarra Washburn in suo onore, anche se onore non è la parola adatta ma la prima che mi viene in mente.
Ascoltare le sue tracce di chitarra ha migliorato la vita di molti, non solo la mia. Già questo basterebbe per definirlo uno dei più grandi chitarristi di sempre. Anche perché lo era realmente. Lo è. Un chitarrista capace di portare nelle sue mani le intuizioni ancestrali di Eddie Van Halen, Randy Rhoads, Tony Iommi, Ted Nugent, Jimi Hendrix, Pat Travers, Ace Frehley, James Hetfield e chissà quali e quanti altri acidoni southern misconosciuti.
Il tutto a modo suo, cioè inimitabile.
Inimitabile perché Darrell, come altri predestinati, aveva il suono nelle dita. Per far uscire quella grazia dagli ampli non basta studiare 25 ore al giorno e schiacciare nello stesso istante duecento pedali, bisognerebbe schiacciare nello stesso istante il suo cuore e la sua mente. Impossibile.
Sotto ho buttato giù una lista di pezzi nei quali le sue idee sono state un giro di boa per chiunque abbia mai inserito un jack e girato quei potenziometri. Ne ho scelti sedici, uno per ogni anno trascorso da quell'otto dicembre 2004, giorno della sua scomparsa.
Sedici anni che invece di allontanare hanno avvicinato i suoi ascoltatori al suo stile, al suo approccio allo strumento, al suo modo di essere e suonare. Come mai? Perché a certe persone è permesso di vincere contro il tempo, contro la follia faulkneriana (scusate il termine) della vita?
Ecco i pezzi che ho scelto. Innamoratevi.
(Dal disco Cowboys from Hell del 1990)
Cowboys from Hell
Domination
The Sleep
(Dal disco Vulgar Display of Power del 1992)
A New Level
Walk
Hollow
(Dal disco Far Beyond Driven del 1994)
Strength Beyond Strength
Becoming
I'm Broken
Slaughtered
(Dal disco The Great Southern Trendkill del 1996)
The Great Southern Trendkill
10's
Suicide Note Pt. 1
Floods
(Dal disco Official Live: 101 Proof del 1997)
Where You Come From
(Dal disco Reinventing the Steel del 2000)
Revolution Is My Name
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