Gli sta anche bene compiere 70 anni (il prossimo 11 dicembre, ndr) ma non accetta che i giornali lo scrivano sempre, quindi li comprerà tutti lui per non far sapere la cosa. Risponde così Nino Frassica al Corriere della Sera, commentando una carriera di successi che lui stesso riconosce e di cui si mostra grato, parlando di “porte continuamente aperte”. Lettura anche fin troppo modesta considerando che quelle porte Frassica è riuscito a farsele aprire a botte di poliedricità, innovazione e una continuità nel riscontrare il gradimento del pubblico difficile da rintracciare in altre figure della scena mediatica italiana.
Prendiamo ad esempio questo periodo: interpreta il giudice Alfonso Giordano nella docufiction Rai “Io, un giudice popolare al maxiprocesso”, è figura comica centrale in Che Tempo che fa e continua l’onda lunga del successo di Don Matteo, ora verso la tredicesima stagione. In più si prepara a iniziare il 2021 con un nuovo libro, Vipp (Einaudi), tassativamente da scrivere con due ‘p’: “Parla del mondo dello spettacolo e lo descrivo alla mia maniera: è tutto esasperato. È La grande bellezza, La dolce vita messi su carta”.
E pensare che tutto è cominciato dalla “piccola” rivoluzione della comicità che Frassica ha notato in due prodotti degli anni ’70: la trasmissione radiofonica Alto Gradimento – ideata da Gianni Boncompagni, Renzo Arbore, Giorgio Bracardi e Mario Marenco – e Cochi e Renato. Cosa hanno introdotto? In Alto Gradimento arriva quel raccordo tra momenti comici fino ad allora inesistente, mentre Cochi e Renato portano alla comicità “il loro surrealismo così chiaro e semplice, che è stata una rivoluzione”.
Come ogni genio coglie elementi introdotti da altri e ne costruisce una novità, crea un prodotto unico e originale, che definisce spesso “comicità surreale” e che ha a sua volta innescato migliaia di imitazioni e omaggi, riusciti o meno. Ne trova radici classiche addirittura in Samuel Beckett, che però va tradotto fino a portarlo nel varietà.
Poi ci sono ovviamente le persone, e Frassica non ha dubbi a definire Renzo Arbore come la sua personale svolta. Conosciuto grazie a un messaggio in segreteria, ha prestato il fianco a momenti indimenticabili di televisione tra i quali Quelli della notte e Indietro tutta!
“A Renzo debbo la mia carriera. Se non avessi fatto i programmi con lui avrei fatto comunque questo mestiere ma non avrei avuto le porte aperte come mi è accaduto con il successo di Quelli della notte e Indietro tutta! Dopo quei programmi mi hanno chiamato tutti. Renzo è un maestro, è stato sempre giovane, anche adesso nonostante l’età. È uno che vuole sempre vedere cosa c’è di nuovo. Non finirò mai di ringraziarlo”, racconta Frassica al Corriere della Sera.
Come non ha dubbi sul futuro, nel riconoscere anche lui come tanti in Valerio Lundini un elemento di brillante novità che non ritiene comune di questi tempi, in cui “la tv d’autore non c’è più, c’è solo la tv contenitore”. Lundini è “un esperimento comico diverso”, dice. E di più significativo rispetto agli altri attestati di stima ricevuti dal giovane comico romano, c’è che questo sa parecchio di riconoscimento di una naturale eredità.
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