Anche se Paolo Del Debbio si arrabbia, il "retequattrismo" esiste. Da Emilio Fede in poi, l'informazione della rete è stata sempre appiattita, nonché identificata, con la destra: prima Silvio Berlusconi, poi Salvini e ora Meloni. Di tutti i canali Mediaset, Rete 4 è quello più smaccatamente di parte: talk show puntualmente sulle posizioni governative, focus continuo sui reati degli immigrati, le follie del woke, il buonismo, è tutto un "non si può più dire niente" mentre invece viene detto di tutto. Da Fuori Dal Coro a Dritto e Rovescio, da Quarta Repubblica a Zona Bianca, le differenze sono minime: non è tanto questione di Mario Giordano che spacca zucche perché lui vuole pregare i santi, quanto di narrazione generale, di sistematicità. E non è certo un caso se Pier Silvio Berlusconi ha cercato di mettere dentro altre voci: prima Bianca Berlinguer e da settembre, Tomaso Labate con Real Politik.
L'arrivo del giornalista del Corriere, spesso ospite di La7, ha fatto inoltre slittare Fuori Dal Coro del veterano Giordano alla domenica sera e, di conseguenza, ha messo in panchina Giuseppe Brindisi. Zona Bianca infatti, si fermerà fino al nuovo anno: niente messa in onda autunnale fino a nuovo ordine.

Polarizzare si, ma fino a un certo punto: perché se servono più telespettatori per vendere gli spazi pubblicitari, esasperare quelli già conquistati non basta. Bisogna quindi allargare la platea: del resto è business, mica informazione. Se infatti fosse una questione di informazione, occorrerebbe chiedersi: dove si colloca il confine tra l'opinione controcorrente e, al contrario, uno storytelling a tema? Quali sono gli effetti sul pubblico che, di talk in talk, viene sempre stimolato all'allarmismo? Insomma, bisognerebbe considerare gli effetti sulla gente.
Sarà pure che sono rimasti in pochi a vedere la tv, eppure quelli che lo fanno, sono possibili elettori. E mentre chi la pensa diversamente snobba questo genere di informazione, i “retequattristi” riescono a parlare alle persone comuni. Perché si tratta il singolo fatto, innegabile, e allo stesso tempo, si sposano in pieno le posizioni governative: senza porre domande che smontino la narrazione o diano elementi per comprendere meglio il contesto.

Sottoposto a continui stimoli in cui i problemi che mandano in rovina il Paese sono, ad esempio, immigrati, microdelinquenza e occupazioni abusive delle case anziché, di nuovo ad esempio, evasione fiscale o sperpero del denaro pubblico, anche un pacifico padre che vive nel paesino sperduto, inizia a pensare che se la spesa è aumentata, è per i troppi clandestini o della Schlein che permette tutto.
Se Pier Silvio Berlusconi, come ha dichiarato nell'ottobre 2023, pensa davvero che la tv abbia un "ruolo sociale" allora dovrebbe ricordarlo non solo quando si tratta di mandare via Barbara D'Urso: se i programmi trash abbrutiscono il pubblico, l'informazione trash ancora di più. Va bene che è tv privata, ma quando si parla a tante persone, non se ne può ignorare la responsabilità.

Ecco, a forza di snobbare Rete 4 perché chi non la guarda sarebbe migliore, a forza di non scriverne e trattare il tutto come teatrini di nessuna importanza, i "retequattristi" hanno finito per essere davvero più vicini alla gente comune. A forza di non sottolineare quanto questo genere di informazione possa avere conseguenze negative per gli spettatori e, più in generale, il tessuto sociale, prosegue indisturbata alimentando la rabbia. Non è una questione di destra, ma di giornalismo: sì lo sappiamo che Rete 4 non è l'unica, che tanti talk sono di parte: ma dalle parti di Cologno Monzese non si è fatto davvero niente per nasconderlo. Infatti Pier Silvio adesso ha chiamato Labate.
