Robert De Niro ha ispirato intere generazioni di aspiranti attori, ma un suo grande fan è un altro nome di Hollywood, Leonardo Di Caprio, che in una intervista ha raccontato di quella volta che da piccolo andò al cinema a vedere Midnight Run e che, quando l'attore apparve sulla scena, suo papà gli disse: “Ecco, lui è Robert De Niro, il migliore di tutti”. Come dargli torto. Soprannominato "Bobby Milk" per il suo pallore da un gruppo di ragazzi di strada di Little Italy, ha sempre avuto un legame indissolubile con l’Italia (ha ricevuto la cittadinanza nel 2004) a cui deve, secondo le parole dello stesso attore americano, tutta la sua carriera. Sin da piccolissimo è stato cresciuto a pane (forse anche “a pasta”) e sopratutto “ad arte”, visto che entrambi i genitori erano dei pittori niente male. Nello specifico il rapporto con il padre, che De Niro definiva “un uomo dalla mente elegante” è stato parecchio difficile perché conviveva con la depressione e l’omosessualità che per anni era stato costretto a reprimere e vedeva nella produzione artistica il compimento della ricognizione in una regione interiore difficile da descrivere a parole, sopratutto negli anni Quaranta. De Niro senior credeva di essere un fallito, tanto che avrebbe detto a suo figlio di buttare tutte le sue tele considerandole “robaccia”. E il figlio, invece, ha pensato bene di dedicargli un documentario. Certo è che per il papà della star di Mean Streets, leggere in ogni testata giornalistica stampato a caratteri cubitali il proprio nome e cognome (Sì, sono omonimi) e sapere che la notorietà non fosse destinata a lui ma a suo figlio, non deve essere stato facile, sopratutto considerando che la sua carriera da artista faticava a decollare. Eppure, anche in questo caso è Robert De Niro “attore” a rincuorarlo dalla paura di essere dimenticato, sostenendo che : “You never know. His art could last longer than my films” ("Non si sa mai. La sua arte potrebbe durare più a lungo dei miei film"). Qui abbiamo qualche dubbio. La star di origini italiane (ma anche francesi e irlandesi) ancora oggi è tra gli attori più ricercati per la sua sensibilità e capacità di interpretare ruoli diversissimi tra loro alla considerevole età di 80 anni.
E così sembra avere ancora molto da regalare al cinema, come nella vita: è diventato padre quest’anno per la settima volta. Dopo la regia di Coppola e l’ascesa in Taxi Driver (in cui De Niro ha veramente guidato un taxi per 12 ore al giorno per calarsi al meglio nella parte), è tempo del secondo Oscar per l’attore americano in Toro Scatenato nel 1981. Ma oltre a ruoli drammatici e seducenti action movies, ha dato prova soprattutto negli ultimi anni di essere anche un perfetto attore comico in film come Ti presento i miei o Lo stagista inaspettato. Stando ad alcune indiscrezioni, però, sarà proprio la sua ultima interpretazione cinematografica ad essere estremamente forte e “charming” (come sempre del resto). Stiamo parlando del ruolo di William "King" Hale, considerato il Re di Osage, in Killers of The Flower Moon di Martin Scorsese (ispirato al libro di David Grann) in uscita nelle sale il prossimo ottobre. Il film, basato su una storia vera americana, è ambientata all’inizio del XX secolo, periodo in cui il petrolio ha portato una fortuna alla Nazione Osage, che sono diventati da un giorno all'altro alcune delle persone più ricche del mondo. Sarà proprio la ricchezza di questi nativi americani ad attirare immediatamente gli intrusi bianchi, che non compiranno nobili azioni nei loro confronti. Lo stesso De Niro in conferenza stampa a Cannes ha detto che, nel 2023, dovremo riuscire a comprendere sempre di più il razzismo sistemico, i disastri, i genocidi compiuti da figure di potere, spesso bianche, nel corso della storia e che oggi, basta pensare anche al caso di George Floyd, continuano a mietere vittime.