Nel mio ultimo libro di poesie la prima sezione si chiama Trascurabile oblio, ma di trascurabile non c’era nulla. Quando mio nonno si è preso l’Alzheimer (come una febbre, come un raffreddore) ho fatto fatica ad accettarlo. L’ho negato. La sua pigrizia pacioccona, la sua serenità che qualcuno avrebbe potuto scambiare per indifferenza, lo aveva sempre reso un personaggio un po’ particolare. Quando l’ho capito, quando si è perso una volta e non tornava a casa, quando hai paura che non sarà lui a scordarsi di te ma che tu, piano piano, rischierai di scordarti di tuo nonno, mi sono incazzato. Ci sono altri modi di dirlo? No. E in Trascurabile oblio ho confuso tutto, i suoi occhi, i miei, quelli di mio padre, la sua passione per la musica classica, il disegno di una rosa dei venti, il porto di Civitanova. Ho confuso anche il mio dolore con quello di mia nonna con un’arroganza che non credevo di possedere, perché nessuno poteva può e potrà paragonare il proprio dolore a quello di mia nonna. Ne ho scritto perché c’è chi va a correre, c’è chi suona, chi disegna, chi non fa niente e chi scrive. Funziona così, va bene così. Sembra banale? Mi sta bene.
![Simone Cristicchi a Sanremo 2025](https://crm-img.stcrm.it/images/42411378/2000x/20250211-223118793-1764.jpg)
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Forse con la stessa banalità Simone Cristicchi ha deciso di parlare di sua madre, Luciana, 63 anni, colpita da un'emorragia cerebrale. Ma con Quando sarai piccola ha fatto il contrario, ha pensato fosse meglio mettere da parte la rabbia. Anche perché il mestiere di figlio credo sia diverso da quello di nipote. Forse un figlio può arrabbiarsi solo fino a una certa età, lo sto capendo ora. E poi? E poi inizia a restituire, inizia a dare indietro. Deve? Dovrebbe. Allora ti metti accanto alla donna che con quegli occhi la sai guardare solo tu, che sei il figlio, che sei un santo – ti diranno – a prenderti cura di lei, con tutti gli impegni che hai, ti diranno. E insieme diventate un noi, come all’inizio, quando eri tu il muto, il balbuziente, quello senza equilibrio, quello con il pannolino. “Rallenteremo il passo se camminerò veloce” (attenzione: rallenteremo insieme, ma la colpa è mia, che vado troppo in fretta, non è la tua, che hai il passo delle regine). E ancora: “Ti insegnerò a stare in piedi da sola, a ritrovare la strada di casa”. E poi come strappare alla madre il talento di farti sentire che nonostante tutto, nonostante la sua malattia e la tua sicurezza ostentata, sei tu che hai appena smesso di crescere, sei tu che ti sei fatto la barba per la prima volta, che hai finito ieri a imparare a camminare: “Quando sarai piccola mi insegnerai davvero chi sono / a capire che tuo figlio è diventato un uomo”. Sì, Cristicchi sul palco di Sanremo restituisce tutto come solo i figli sanno restituire, e lo fa con una musica elementare, un’armonia bidimensionale, perché cantare, come diceva Agostino, “è proprio di chi ama” e chi ama tiene la musica bassa per non svegliare il cuore.
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