Tornano le pagelle di Michele e Lucia Monina. I nostri critici hanno seguito tutto Sanremo (quest’anno un po’ più breve del solito) e hanno giudicato i cantanti i gara: voce, canzone, performance. E i conduttori? Pure. Ecco com’è andata la prima serata, tra chi sa fare il proprio lavoro (Carlo Conti, Gerry Scotti e Antonella Clerici) e chi no (Fedez e Tony Effe), tra alcune sorprese, alcune conferme (Massimo Ranieri e Brunori Sas) e… Ecco tutti i migliori e i peggiori.
![Carlo Conti, Antonella Clerici e Gerry Scotti ricordano Fabrizio Frizzi](https://crm-img.stcrm.it/images/42421086/2000x/20250212-075014635-9936.jpg)
![https://mowmag.com/?nl=1](https://crm-img.stcrm.it/images/42421087/2000x/20250209-180151802-3563.jpg)
Le pagelle di Michele Monina
Carlo Conti 6,5
Dice, uno non dovrebbe mai giudicare chi si trova a giudicare in base alle proprie simpatie personali. Allora l’altro ribatte, se devo giudicare io giudicherò un po’ come cavolo mi pare. La televisione non è il mio campo d’azione, pur avendone a casa un paio e avendo circa cinquantacinque anni di esperienza sul fronte telespettatorio, ma so per certo, e lo so perché mi occupo di spettacolo, in varia forma, da che lavoro, che la simpatia, cioè la capacità di creare un link immediato con chi sta di fronte, volendo anche la capacità di risultare familiare pur non essendolo, è aspetto fondamentale per chi si trova a fare televisione, almeno da conduttore. Carlo Conti è simpatico, è un grande professionista, e è anche piuttosto garbato. Poi, certo, conduce il Festival di Sanremo e ovvio che deve fare compromessi con quel nazional-popolare che è esattamente quel che è, con quelle scivolate della retorica reiterata a più riprese, ma almeno lo fa con garbo e simpatia.
Antonella Clerici e Gerry Scotti 6,5
A Carlo Conti, per partire, servivano due compari che fossero sul suo stesso solco, quindi eccoli lì, a fare il loro, chi giocando su una familiarità provinciale, chi sul mestiere, ma fanno il loro. La battuta di Gerry Scotti che finge di non capire un “vi accomuna la bellezza” con un “vi accomuna la demenza” è uno dei punti più divertenti della serata.
La sigla di Gabry Ponte 2
Iniziare così un Festival, per come la vedo io, è come entrare a casa di qualcuno che ti invita a cena e trovare a terra una pozza di vomito.
Jovanotti n.c.
Jovanotti è tornato. Prendetela voi come una bella notizia o come una minaccia. Grande show, nonostante una intonazione che ci fa rimpiangere che non ci sia stato l’autotune. Ma almeno c’è il repertorio e un saper stare sul palco, o in strada o ovunque ha deciso di stare a cantare, come pochi. Stonato comunque come una campana, davvero. Peccato che alla fine rovini tutto col dialogo con Tamberi, una secchiata di retorica di cui non avevamo affatto bisogno. Nel finale arriva Dardust, che ce la mette tutta, ma Lorenzo non becca una nota neanche per caso, non era facile.
Gaia - Chiamo io chiami tu 6,5
Gaia ci ha preso gusto. Dopo averci tormentato col tormentone dell’estate, Sesso e samba, lancia un’Opa sul tormentone del tardo inverno, inizio primavera, certo consapevole di doversi scontrare coi Coma_Cose. Ci riesce, giocandosi le sue caratteristiche carte, sensualità a palate, orecchiabilità e quel giusto grado di contemporaneità che ne fa una delle nostre popstar più fresche.
Francesco Gabbani - Viva la vita 8
Mi sfugge, e mi sfugge davvero, perché quando si parla di ritorno dei cantautori a Sanremo si citino giustamente Dario Brunori e Lucio Corsi, con l’aggiunta di Simone Cristicchi, ma non si citi quasi mai Gabbani. Che però è un signor cantautore, e anche stavolta porta una canzone destinata a rimanere nel tempo. Un brano che parla di vita e di come ci si arrovelli per trovarne il senso, pur nella certezza di non poterlo poi trovare. Non quindi un invito a vivere alla giornata, sia chiaro, che la vita è bella, quanto piuttosto un ragionamento sul ragionare sui massimi sistemi. Una ventata di positività, comunque, nel mare di merda nel quale ci siamo abituati a navigare a vista.
Rkomi - Il ritmo delle cose 3
Sarà immagino un problema tutto mio, lo riconosco, però io quando sento la voce di Rkomi non riesco a ascoltare senza sorridere. Di più, senza ridere. Perché mi sembra quasi una parodia, buffa com’è. Se in più ci metti una canzone che non è esattamente pop, non è esattamente rap, ma è quella miscela che oggi funziona su Spotify, ma qui siamo a Sanremo e non su Spotify, beh, mi viene quasi da chiedermi che diavolo ci sia venuto a fare. Oh, poi magari vince, eh, che è un problema mio, mica suo. E comunque, provateci voi a scrivere mentre ridete.
![Rkomi](https://crm-img.stcrm.it/images/42421093/2000x/20250212-075110463-9580.jpg)
Noemi - Se t’innamori muori 7
Noemi ha una voce che la ascolti e te ne innamori, non dico nulla di nuovo. Superati i quaranta ha risolto anche un sacco di faccende sue, e questo quando canta si sente. Tanto più se ha a disposizione una canzone come questa, le firme di Mahmood e Blanco, con la complicità di Michelangelo, già dicono molto, affatto scontata e assolutamente pronta a sorprendere con trovate armoniche degne di questo nome, che in bocca a lei diventano suggestione a secchiate.
Irama - Lentamente 7
Irama ormai è un habituè del Festival, e quando viene qui, in genere, si presenta come forma di moderno crooner. Non nel senso che ami sussurrare al microfono parole sdolcinati, ha la canna bella potente e la usa, ma nel senso che viene in versione Dottor Jeckyll più che in quella Mr Hyde, il tizio che fa i reggaeton che poi ci devastano d’estate. A fare le ballate ci sa fare davvero, Irama, e vorremmo facesse sempre e solo quelle.
Coma_Cose - Cuoricini 7,5
Questo è il tormentone assoluto di questo Festival. Una via di mezzo tra la sigla di un cartone animato e una qualche hit anni ottanta, ma gli anni Ottanta giusti, quelli che andavano a mescolare gli strumenti appena arrivati, i synth, con la new wave, il tutto virato sotto acido, e coi colori fluo di una qualche opera psichedelica. La senti e non riesci a non canticchiarla, possibilmente muovendo anche il culo. Ma se aguzzi l’orecchio capisci che stai muovendo il culo su un tema fondamentale, oggi, quello del nostro rapporto coi social, con l’approvazione collettiva delle nostre vite, con la necessità di essere sempre rappresentati. Insomma: il genio. Poi uno dice che non sono dei fenomeni…
Simone Cristicchi - Quando sarai piccola 8
Cristicchi torna a Sanremo puntando a doppiare la vittoria di Ti porterò una rosa. Stavolta ci regala un brano dedicato a un argomento di solito assente dalle canzoni, il rapporto che si instaura tra un figlio e un genitore anziano, quando appunto è il figlio a dover prendere la vita del proprio caro in mano, a farsi in qualche modo genitore del proprio genitore. Molta poesia. E un crescendo teatrale che si fa notare.
Marcella Bella - Pelle diamante 7
Scordatevi che Marcella Bella sia tornata a Sanremo con l’idea di seguire la scia dei vari Cugini di Campagna o Ricchi e Poveri. No, lei ci torna portando se stessa, più quella di Nell’aria che quella di Montagne verdi, direi, e lo fa con la classe e la voce che le sono riconosciute da sempre. Una canzone che è un manifesto di women empowerment, grintosa e dritta come una spada.
![Achille Lauro](https://crm-img.stcrm.it/images/42421096/2000x/20250212-075212743-2120.jpg)
Achille Lauro - Incoscienti giovani 6-
Scordatevi l’agente provocatore che per un numero spropositato di anni è salito sul palco dell’Ariston alzando sempre di più il tiro, dai costumi in maschera ai baci in bocca col suo producer fino all’ordire un battesimo semiblasfemo sulle note di un suo brano. Quest’anno si gioca di romanticismo romano, e il nostro prova a farci credere che è nell’essere estremamente sanremesi il segreto per potersi spacciare per uno sperimentatore. Vuoi vedere, allora, che il Marco Armani di Tu dimmi un cuore ce l’hai o il Franco Fasano di E quel giorno non mi perderai più erano davvero troppo avanti?
Giorgia - La cura di me 10
Giorgia, in questo momento, potrebbe giocare alla schedina e fare tredici. Attenzione, non dico che vincerà il Festival, c’è di mezzo la scaramanzia, credo, e anche il fatto che non ci becco mai in niente, ma proprio che ha quell’aura di chi è in grado di riuscire a far bene qualsiasi cosa. Compreso cantare una canzone che ne metta in risalto la voce, così è, classica, per certi versi, ma decisamente moderna nella scansione delle frasi. Una canzone che non necessita di effetti speciali, sempre che non sia da considerare tale la sua voce, ma che può permettersi di basare tutto su quella, un piano e poco altro. Spettacolare. Di più, divina. Fossi la Chiesa la userei per convertire i dubbiosi sull’esistenza di Dio.
Willie Peyote - Grazie ma no grazie 8
Brano assai tendente alla bossanova, in chiave torinese, quello di Willie Peyote, che si premura di raccontare certe ipocrisie e storture della contemporaneità, politica compresa, trattando il tutto con ironia e arguzia. Una canzone che oltretutto ha un ritornello che, non fossimo in zona cantautori, si potrebbe definire da tormentone estivo, Dio gli scampi questa croce. Un barlume di intelligenza in un oceano di silenzio.
Rose Villain - Fuorilegge 9
Ecco, io credo che Rose Villain sia un fenomeno. Ha uno stile suo, parlo di modo di cantare e rappare. Ha una voce che quando canta, per altro, è davvero una spada, cosa rara in Italia in chi si muove sul suo genere. E ha un modo di scrivere che tiene insieme molti generi diversi, da quelli melodici a quelli più vicini all’hip-hop. Stavolta ci mette anche il Gospel, in quello che è un upgrade di quella mina presentata l’anno scorso, ennesima prova del suo talento e di quello di suo marito, qui a mettere su con lei i suoni. Magnifica.
Olly - Balorda nostalgia 6,5
Olly è arrivato a Sanremo Papa, e immagino che per questo giri con le mani a coppa sulle palle. Tutti a dire che è il candidato alla vittoria finale. La canzone c’è, una ballatona che funziona alla perfezione. Lui c’è, perché gli si sono allineati i pianeti e quel che fa è tutto giusto. È anche uno giovane, il che, Angelina Mango docet, non guasta affatto, visto che viviamo comunque in una società così votata ai vecchi. Non può che giocarsela bene.
![Elodie](https://crm-img.stcrm.it/images/42421098/2000x/20250212-075248518-1222.jpg)
Elodie - Dimenticarsi alle 7 7
Elodie è tanta roba, direbbe un qualche rapper figlio di Fabri Fibra. Ha carisma, fascino, anche voce. E canta sempre canzoni storte, nel senso di non convenzionali, con un qualche guizzo. Almeno da un po’ di tempo a questa parte. Dimenticarsi alle 7 è così, una ballata d’altri tempi, storta, ma con la cassa dritta, che sembra un gioco di parole ma chi vuol capire capisce. Elodie rimane però un po’ sopra la sua canzone, in qualche modo oscurandola con la sua presenza sul palco. Succede, se sei una popstar.
Shablo feat Guè, Joshua e Tormento - La mia parola 7
Shablo è il primo producer a essere in gara al Festival. Nella storia del Festival, intendo. E questo è già un fatto. Al punto che Guè, che evidentemente non ha intenzione di non arrivare primo ogni volta, dichiara di non essere in gara, pur essendo una delle tre voci del brano. Di fatto portare un brano che dia modo a Guè e Tormento, due pilastri della storia del rap italiano, non me ne voglia Joshua, su quel palco è di per sé un merito. La canzone, lì in mezzo, un po’ si perde, perché fuori contesto, ma è una ventata di aria buona e direi che punta più al dopo che al momento. Ci sta.
Massimo Ranieri - Tra le mani un cuore 7
Massimo Ranieri ha esordito a Sanremo nel 1968, quando io, che quest’anno farò cinquantasei anni, non ero ancora nato. Quindi, esattamente, che gli si deve dire? Certo, magari qualcuno si aspettava un’altra Perdere l’amore, la firma di Tiziano Ferro lì questo poteva lasciar intendere, invece è una canzone al servizio della sua voce, nata da una poesia di Giulia Anania, autrice di tante canzoni ma anche e soprattutto poetessa, e come una poesia si apre all’ascolto, avvolgente e limpida.
Tony Effe - Damme na mano 2
Se qualcuno dovesse chiedersi se i cantanti che usano l’autotune lo fanno davvero perché non sanno cantare, e non piuttosto per una questione di stile, di cifra musicale, insomma, di coerenza col brano che si trovano a eseguire, ecco, questo qualcuno non dovrebbe aver ancora ascoltato la canzone che Tony Effe porta al Festival. Perché va bene omaggiare fino al plagio d’intenzione Gabriella Ferri, mettendoci pure una qualche spruzzata di Califano, con tanto di citazione nel testo, ma sentire quel ritornello, che non a caso in versione registrata era fatto con così tanto autotune, eseguito in questa maniera così calante è una offesa a chi canta perché sa cantare. Per calante, lo dico a scanso di equivoci, significa prendere a stento una nota ma non saperla poi tenere per il tempo in cui andrebbe tenuta. In una parola: non proprio stonare, ma comunque cantare di merda. Siamo davvero in zona imbarazzo, ma imbarazzo spinto. Questo senza voler dire che fare una canzone così ruffiana, senza per altro tutti quei riferimenti censurabili che lo hanno posto al centro dell’attenzione è qualcosa che, spero, farà incazzare i suoi fan, traditi nel momento in cui un po’ di orgoglio ci sarebbe anche stato. Dice che non farà promozione perché è rimasto scioccato dalle critiche ricevute per la faccenda del Concerto dell’ultimo dell’anno a Roma, sapesse come siamo rimasti noi dopo averlo sentito all’Ariston.
Serena Brancale - Anema e core 7,5
Serena è una figura mitologica, metà artista assai complessa e talentuosa, metà pin-up di quelle che ti spiazzano a ogni uscita. Così è nella vita, così sul palco, dove si diverte a prendere tutto quel che le passa per la capa, quel che manca forse nel titolo, la capa, e a farne buon uso, facendo muovere a tutti il culo, secondo assente ingiustificato. World music ne abbiamo quest’anno al Festival? Sì, eccolo, e anche di ottima fattura. Finalmente ci si muove con gusto e sensualità.
Brunori SaS - L’albero delle noci 9
Di Brunori SaS tocca dire che è un poeta. E tocca dirlo per due buoni motivi. Primo, perché intorno a lui di poeti, quest’anno, ce ne sono comunque pochi. Secondo, perché nel suo brano dedicato all’arrivo di sua figlia Fiammetta, di poesia ce ne mette. Sulla falsa riga di un De Gregori d’annata, il buon Dario gioca con le metafore sicuro di non aver troppa concorrenza intorno per ambire a portarsi a casa il Premio della Critica. Lo fa parlando di un tema forse scontato, il cantautore che regala una canzone alla figlia, ma affrontandolo con personalità e anche originalità, tirando, quindi tirando in ballo lui e la sua compagna, di solito assenti in queste narrazioni. Poesia.
Modà - Non ti dimentico 8
Kekko e i suoi quattro soci tornano a Sanremo, ma stavolta ci tornano con intenzioni assai più serie che un paio d’anni fa, quando Amadeus gli ha sostanzialmente imposto di portare Lasciami, canzone sulla depressione che si è mangiata tutta la loro settimana sanremese. Qui si parla d’amore e se ne parla con lo stile tipico della band lombarda, romanticismo, energia e la voce di Kekko, mi ripeto, che si candida a ogni passaggio, a diventare il Roby Facchinetti della sua generazione. Questo nonostante il maledetto palco gli abbia procurato dolori atroci, anche lui come la Michielin a cadere alle prove entrando di scena. La scelta di non ricorrere alla registrazione fatta nelle prove decisamente da encomiare. Perché le chiacchiere contano poco, il talento c’è e l’intenzione anche. Una canzone canzone, con una melodia melodia, che di questi tempi è roba da guardare e ascoltare con gli occhi sgranati. Musica, gente.
![Clara](https://crm-img.stcrm.it/images/42421102/2000x/20250212-075354063-4930.jpg)
Clara - Febbre 7,5
Il rischio di Clara, come di Elodie, è di essere più della sua canzone. Che è una bella canzone electropop, con tanto di inserimento di archi, anzi, di partenza d’archi. A scriverla con lei, del resto, il gotha degli autori italiani, Federica Abbate, Jacopo Ettorre, Dardust e anche Madame. Lei sul palco è ipnotica, di una bellezza sconcertante che comunque è ottimamente bilanciata da un’ottima voce e dalla capacità di usarla.
Lucio Corsi - Volevo essere un duro 9
Inutile negarlo, uno a Sanremo tende a fare le proprie squadre, anche prima dell’arrivo di Fantasanremo, dove in effetti uno fa le squadre più sperando di vincere che mettendo in formazione chi gli piace. Ecco, nella mia squadra Lucio Corsi è presenza fissa, anche da prima di Sanremo. E la canzone che porta, la più musicale in gara, con un testo che è pura poesia, è un vero gioiello. Lui, poi, uscirà di qui riconoscibilissimo, faccia dipinta di bianco, vestito come una vera star del glam, a suonare prima il piano poi la canzone, artista di grande personalità che dovrebbe essere portato a esempio nei master di brand identity. Unico.
Fedez - Battito 2
L’idea della canzone è di Kekko dei Modà, che ne ha scritta una basata sullo stesso concetto due Sanremi fa. Solo che quella era una canzone alla Modà, questa alla Fedez, cioè fa cagare. La trovata delle lenti a contatto come fossero pupille dilatate non è abbastanza per distrarci dalla bruttezza della canzone. E come idee fa altrettanto cagare. In linea col gossip che lo circonda, pura merda.
Bresh - La tana del granchio 7,5
So di essere di parte, perché come Bresh tifo Genoa e lui ha pure scritto quello che è diventato il nuovo inno del vecchio Grifone, Guasto d’amore, ma a me il brano che in cantautore genovese ha portato in gara sembra quantomai a fuoco. Una ballad dolente, con le giuste immagini a chiave marinara e marittima. Un brano che non esplode subito, ma come le migliori storie, cresce minuto dopo minuto.
Sarah Toscano - Amarcord 6,5
Immagino che Sarah sarà una di quelle che raccoglierà meno voti in Sala Stampa, nonostante arrivi da Amici e tutti sappiamo bene quanto in Sala Stampa sia pieno di Amici a quattro zampe. Lei è alle prime armi, ma ha talento, è indubbio, e anche il coraggio di presentarsi con una canzone che, in piena Retromania, lei immagino, per spocchia mia, non sappia chi sia Simon Reynolds, si rifà a un’epoca che probabilmente era quella dei suoi genitori, e provateci voi a far prendere sul serio i genitori ai propri figli. Magari non sarà il suo Sanremo, ma lo porta a casa dimostrando di aver cose da dire.
Joan Thiele 7
Pensare che Mace, il producer del brano, abbia cucito addosso alla cantautrice che più di ogni altro si dividerà con Lucio Corsi il ruolo di outsider, un abito così elegante e vintage lascia ben sperare per il futuro della musica urban, nella quale Mace opera abitualmente. Joan Thiele è una ottima autrice, e una ottima interprete, e sa come costruirsi canzoni che potrebbero stare nel repertorio di Mina come di Nada come nel suo. Sarà una delle sorprese di questo Festival.
Rocco Hunt - Mille vote ancora 6
Una cosa a Rocco Hunt gli va riconosciuta, ci ha messo anni a decidersi a tornare a Sanremo e quando l’ha fatto ci ha evitato di andare a ascoltare una di quelle canzoni che ci ha propiziato nel mentre, tormentoni in Italia e all’estero, ma che hanno indotto chi scrive, che poi sarei io, a fare uso di sostanze stupefacenti. Stavolta, partendo da quella che potrebbe essere la sua storia, non fosse che credo si sia trasferito da Salerno a Napoli, e non so se anche questo rientra nel novero delle migrazioni, parla di migranti e lo fa con quella malinconia che i suoni della sua terra portano insiti in loro. Io ovviamente non dimentico il resto, ma sarei disonesto se per quello giudicassi anche il brano in gara.
Francesca Michielin - Fango in paradiso 3
Ora, partendo dal presupposto che questa è esattamente la canzone da citare ogni volta che si vuole dire con veemenza che di canzoni Carlo Conti poteva pure sceglierne venti, e non sarebbe morto nessuno, inutile come quasi tutto il repertorio della Michielin, va anche detto che a volte mi viene quasi il sospetto che Francesca abbia qualcosa di personale contro di me. Lo so, detta così sembra che io sia un megalomane che pensa che tutto quel che succede del mondo è riconducibile a lui, ma Dio santo, una canzone tanto banale anche volendo a uno non gli può scappare fuori, se non c’è un secondo fine. Il fatto che lei, Francesca Michielin, eviti il confronto, e che la sua manager, Marta Donà, mi abbia lanciato una ennesima fatwa, escludendomi dal DopoFestival e evitandomi di intervistare tutti gli artisti della sua scuderia è solo un danno accessorio, perché in fondo io non vado a Sanremo per fare promozione, quello è un problema dei cantanti in gara, se rinunciano cazzi loro. La canzone resta imbarazzante. Spiace solo che si sia infortunata cadendo dal palco, se fosse rimasto a casa non sarebbe successo.
The Kolors - Tu con chi fai l’amore 7
Io odio Stash e soci. Non è vero, ma dovrei odiarli. E dovrei odiarli perché sono anni, ormai, che tirano fuori queste canzoni killer che ti si inchiodano alla testa e vengono fuori, così, di colpo, mentre sei magari in situazioni serissimi, costringendoti a canticchiarle, con tanto di balletto. Era successo anche l’anno scorso, al Festival, con Un ragazzo una ragazza, salvo poi proseguire nell’estate con la canzone più trasmessa in radio, Karma. Anche stavolta fanno centro, omaggiando credo platealmente Raffaella Carrà. Ne avevamo bisogno? Non so, ma intanto già la sto canticchiando muovendo i piedi a tempo.
![The Kolors](https://crm-img.stcrm.it/images/42421104/2000x/20250212-075432290-1088.jpg)
Le pagelle di Lucia Monina
Carlo Conti (voto in fase di collaudo)
Inizialmente ero entusiasta, tutto filava liscio, niente battute razziste, niente retorica forzata, niente sessismo, insomma nessuna delle carte più gettonate di Amadeus. E questo era anche a dimostrare che non era Amadeus a far funzionare il festival, ma il festival a funzionare già di per sé. Tutto però è cambiato dopo che abbiamo visto il siparietto con l’artista israeliana e l’artista palestinese, con tanto di discorso del papa dietro. Classica retorica democristiana, di chi vuole far vedere che non vuole rimanere omertoso, ma poi omertoso ci rimane lo stesso, perché in quel caso le uniche parole da dire, giuste e sacro sante, erano: “Stop al genocidio, fermiamo la guerra in Palestina e aiutiamo le vittime di Gaza”. Se vogliamo parlare di guerra facciamolo bene, altrimenti evitiamo di farlo, che in questo modo non ha senso. Peccato Carlo, caduta di stile, soprattutto perché ho apprezzato il termine anticipato rispetto agli anni scorsi. Vedremo le prossime serate, se sarò capace di dare un giudizio, positivo o negativo che sia.
Gaia 6-
Da Gaia, dopo Dea Saffica e Sesso e Samba, mi aspettavo un hittona, una di quelle che ti entra nella testa a febbraio e non te la scolli fino a settembre. Questa canzone è stata un “meh”. Non era male, ritornello orecchiabile, lei non ha mai stonato e ha una bella voce, ma è un brano che non spopolerà e che non ha nulla di particolare da offrirci. Niente performance esplosive, niente presenza scenica (era più forte quella dei ballerini dietro di lei), testo mediocre e ripetitivo, insomma un brano che male non è, ma non rientra di certo nei capolavori di questo Sanremo. Da Gaia mi aspettavo di più, specialmente dal punto di vista della sperimentazione e dell’influenza brasiliana.
Francesco Gabbani 8
La rappresentazione in musica di energia e vitalità. Vederlo cantare è bello, rassicurante, profondo. Gabbani ha qualcosa da dire e con brano ci spiega cos’è per lui il senso della vita, viversela e basta. La canzone funziona, lui funziona, tutto l’ingranaggio quadra alla perfezione. Avevo il terrore non fosse all’altezza di Occidentali’s Karma, e quindi arrivasse meno, invece non solo è all’altezza, ma forse la supera.
Rkomi 5
Il Mr Rain di questa edizione. E come da buon Mr Rain 2.0 i bambini sul palco non potevano mancare. Rkomi, seriosissimo alla battuta di Gerry Scotti sullo squaraus (mi viene da pensare che quella fosse una faccia consapevole di chi lo squaraus ce l’ha già), porta una canzone che non è né carne né pesce. Superflua, che in flusso di 29 canzoni, potevamo evitarci.
Noemi 7
Noemi porta un brano che mi aspettavo proprio da Noemi. Questo è positivo e negativo, dipende dai punti di vista. Dal mio negativo non è, ultimamente, tra feat e pezzi non trasmetteva la potenza che in passato aveva già cavalcato l’Ariston, questo bramo, invece, potrebbe essere un gran cavallo di battaglia. Lei molto tesa, ma impeccabile vocalmente parlando.
Irama 7
Il brano è figo, Irama è un figo, l’abito, la presenza scenica e la capacità di trasmettere con uno sguardo. Irama quando fa canzoni del genere, come nel caso di Ovunque Sarai, spacca, lo fa bene, e piace, il problema è che Irama fa di tutto, fa rap, fa raggaeton, fa cantautorato lento, insomma manda in tilt il suo pubblico. La canzone mi è piaciuta molto, forse però, non ai livelli di Ovunque Sarai, questo potrebbe penalizzarlo un po’.
Coma Cose 9
Pazzeschi! Questa probabilmente è la vera hit di quest’anno. Mi ha ridato le stesse energie di Dove si Balla e di Ciao Ciao, con il carattere e carisma dei Coma Cose. Una canzone che tocca e parla un po’ a tutti, con un linguaggio classico e ben identificabili. Bravi e belli, con un look incredibile, insomma non gli si può dire nulla.
![Coma_Cose](https://crm-img.stcrm.it/images/42421105/2000x/20250212-075521546-3636.jpg)
Simone Cristicchi 9
I pianti. Uno dei testi più belli in assoluto. Delicato, dolce, profondo e per nulla paraculo. È una canzone che parla alla pancia, di tutti, ma in una maniera consapevole, consapevole della potenza e del peso che le parole hanno. Questa canzone è veramente un gioiellino e solo Cristicchi, con la sua teatralità, poteva portarla su questo palco.
Marcella Bella 7
Ma ci rendiamo conto della potenza di questa donna, la più grande, insieme a Ranieri, in gara, ma anche tra le più cariche ed energiche. Un inno al femminile, di una generazione che di forza e indipendenza ne ha cantato ben poco. Non male.
Achille Lauro 8
Achille Lauro è vanesio e vanesio è questo brano, come lui, autocompiaciuto sa come toccare i punti giusti del pubblico, della sala stampa, delle radio. Insomma, questa canzone la sentiremo a stufo, e probabilmente la vedremo anche come una papabile vincitrice, giocandosela con Giorgia. Achille non è il mio, devo ammetterlo, ma questa canzone funziona.
Giorgia 8.5
Giorgia ha la voce più bella in gara, nessuno oserebbe mai dire il contrario. Questo brano è un bel ritorno per lei, degno del suo nome e della sua bravura, a differenza del pezzo del 2023. La vittoria potrebbe riacquistarla senza troppi sforzi, il pubblico con un brano del genere lo mangia in quattro secondi e alla stampa stringe l’occhio con grande facilità. Insomma Giorgia è tornata e lo ha fatto sul serio sto giro.
Willie Peyote 8
Unico pezzo polito di questo Sanremo 2025, e ci avrei scommesso tutto che l’unico sarebbe stato lui. Io sono fan, non lo nascondo, ma questo pezzo è figo, è un bel tormentone. Leggero, ma per nulla stupido. Proprio un pezzo alla Willie Peyote, con il giusto pizzico di simpatia e saccenza per mettere tutto e tutti in riga al proprio posto.
Rose Villain 8
Il vestito voglio credere fosse una citazione a Marina Abramovic. Scherzi a parte, Rose è bravissima, ed è anche l’unica che ogni volta porta brani che riescono a unire più generi diversi senza stancare o risultare un’accozzaglia, un lavoro difficile che lei ha svolto egregiamente. Un pezzo valido, ancora meglio di Click Boom, che già era una forza, e non meritava quella posizione in classifica. Speriamo bene per quest’anno.
Olly 8
La canzone è bella, lui è bravo, ma questa è la canzone che davano per papabile vincitrice? Non fraintendetemi, non voglio dire che non sia valida, o che non abbia le carte in tavola per farlo, però mi fa dire boh. Forse avevano alzato troppo l’asticella e l’aspettativa e questo brano non l’ha soddisfatta appieno.
Elodie 8-
Vorrei dare due o tre ascolti, perché è stato tutto così frenetico, che tra l’osservare lei, che mentre canta è bellissima e si muove in una maniera meravigliosa, e ascoltare il brano, diventa complesso. Il brano mi è piaciuto, lei come sempre in formissima sul palco, forse meno d’impatto di Due, però sono certa cavalcherà l’onda.
Shablo 9
Posso dire che non me l’aspettavo? O è brutto? Beh, io non me l’aspettavo, però spacca e spacca di brutto. È un brano originale, con un coro di tutto rispetto, una produzione da fare invidia a metà concorrenti e loro tutti bucano lo schermo. Il tutto insieme crea una mina. Il ritornello entra in testa. Insomma, una vera hit, che sicuramente mi riascolterò.
![Rose Villain](https://crm-img.stcrm.it/images/42421106/2000x/20250212-075600815-8607.jpg)
Massimo Ranieri 7
Massimo Ranieri è Massimo Ranieri, che gli vuoi dire? Ovviamente non ai livelli di Perdere l’amore o Se bruciasse la città, ma assolutamente valido. Lui sul pezzo, ottimo brano come ritorno su questo palco.
Tony Effe 5
Califano che non ce l’ha fatta. “Sono il classico uomo italiano, amo solo mia mamma”. Va bene Tony e meno male, se posso dire. Un pezzo penoso, canato male, senza un minimo di senso o innovazione. La cosa che fa storcere più il naso, tra l’altro, è la poca coerenza tra il Tony Effe a cui siamo sempre stati abituati e questo finto brano Sanremese. Per me è no.
Serena Brancale 8
La zia, incredibile. Una carica di vita meravigliosa da vedere. Mandiamo a fanculo quelli della crusca che si sono permessi di dare 4 a questo pezzo, senza neppure ascoltarlo, solo perché in dialetto. Inconsapevoli, tra l’altro, del fatto che la potenza di questo pezzo è il tutto insieme, le sonorità, la sua presenza e il dialetto, che rinforza il tutto. Meravigliosa.
Brunori Sas 9
Uno dei miei preferiti, con uno dei brani più belli, senza dubbio, insieme a Cristicchi, gli unici due che sono riusciti a portare pezzi che si interrogano sul rapporto genitori-figli ma in maniera non melensa e non scontata. Un pezzo fatto bene, ben riuscito, con una retorica alla Brunori, che io personalmente adoro. Papabile premio della critica.
Modà 8
Vedere Kekko cantare con tutta questa foga e forza, nonostante le costole rotte, fa capire quanto questa canzone fosse sentita. E questo si è visto, e si è sentito, nella voce, nella batteria e nei visi. Kekko ha cantato in maniera impeccabile e il pezzo funziona. Un vero e proprio classico pezzo dei Modà, nel senso migliore del termine.
Clara 8.5
Mamma Mia Clara una vera Pop Star, giovane, ma già al calibro di una Taylor o una Lana. Bella, elegante, spumeggiante, fortissima. Febbre, il suo brano, ha una grande possibilità di salire in top 10 e ne avrebbe tutto il diritto, data la performance.
Lucio Corsi 9
Meno male che c’è Lucio che porta un po’ di originalità e creatività su questo palco, e si vede già da come sia tutto eclettico anche solo nei look. Un brano di una forza immensa, un testo meraviglioso, a livello di scrittura siamo tra i più forti in gara, senza ombra di dubbio. Assolo di chitarra come nessuno prima, musicisti sul palco, voce delicata, testo di alto livello, qui giochiamo a un altro campionato, ha già vinto.
Fedez 4
A parte la trovata poco originale di portare la stessa idea che avevano già presentato i Modà nel 2023, nello stesso palco, ma farlo anche male e molto male. Il pezzo è mediocre, la base è pessima e lui non canta. Insomma il pezzo è brutto e lui se prenderà voti è solo perché è Fedez, per il gossip, per la fama e per il circo che si aggira sempre attorno al suo nome, che è diventato più brand che altro. Qui di musica ce n’è poca.
![Lucio Corsi](https://crm-img.stcrm.it/images/42421107/2000x/20250212-075634804-3753.jpg)
Bresh 7
Aspettative rispettate, un brano all’altezza di Bresh e dell’immaginario che ci aveva aperto con Guasto d’amore. Un brano della vecchia scuola genovese riadattato al contemporaneo. Mi è piaciuto, bravo.
Sarah Toscano 7
Veramente non male, lei una sicurezza e una padronanza del palco da fare invidia. Pensando che ha soli 19 anni, appena fatti, così giovane, ma così confidente con uno dei palchi più difficili e temuti. Ha ballato, ha cantato, si è mossa bene, insomma una diva. Pezzo assolutamente niente male, lo sentiremo spesso.
Joan Thiele 8
Lo sapevo che non mi avrebbe delusa. Questo è l’anno delle donne, e che donne, oserei dire. Questo suo esordio sul palco dell’Ariston è una bomba. Il brano funziona, ha una sonorità riconoscibile e che rimane in testa facilmente. Il testo anche è bello, insomma un pezzo che ha più assi nella manica. Tra le mie preferite.
Rocco Hunt 6
Non convinta del tutto. Il brano non è brutto, anzi, ha anche un’ottima melodia, e lui l’ha cantanto bene. Il problema è che ricordava già le sonorità di altri suoi brani, per questo non sono rimasta del tutto sorpresa positivamente e rimango su un’opinione borderline. Spero di ricredermi le prossime sere, magari riascoltandola.
Francesca Michielin 6-
Non è un brutto pezzo, ma, esattamente come quello di Gaia, si perde un po’ in un mare pieno di pesci. Lei ha cantato bene, ma classico pezzo sanremese che avrebbe potuto portare chiunque, che non mi da niente di nuovo e non mi dice niente di insolito. Poteva non esserci? Sì, e sarebbe stata la stessa medesima cosa. Anonimo.
The Kolors 8
Mikonos la nuova Ibiza? Come fanno a non sbagliare mai una hit? Chiedo per un amico. Pazzeschi, energici, vivi, gli ultimi a cantare e hanno riacceso l’animo di tutti, di Carlo Conti, del pubblico in sala, del pubblico a casa, mio, che sentendo la Michielin avevo paura di addormentarmi. Veramente dei veri hittari, questo è un vero talento.
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