Abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno. Ringraziando Iddio Amadeus non è Insinna, e nonostante i due per anni si siano rimpallati i programmi del preserale di Rai 1, il direttore artistico di Sanremo non è uno che presta troppa attenzione ai detti popolari. Quindi, nell’annunciare i nomi dei Big della settantatreesima edizione del Festival della Canzone Italiana di Sanremo, quinto consecutivo che si trova dirigere e condurre, ha annunciato di aver nottetempo cambiato il regolamento a aver allargato il numero dei cantanti in gara a trenta, senza voler quindi strafare. Ventisette, questi i nomi dei Big quindi annunciati, cui si aggiungeranno i tre che verranno selezionati tra pochi giorni provenienti da Sanremo Giovani e Area Sanremo, due giurie diverse a scegliere i dodici finalisti, entrambe presiedute indovinate da chi? Esatto, sempre da Amadeus, il quale non strafà, che saranno mai trenta canzoni in gara, la notte è lunga apposta per riempirla tutta con il Festival, però ama essere l’uomo solo al comando, lui cambia il regolamento a piacimento, lo ha fatto tutti gli anni, lui decide i Big, lui decide i giovani, lui conduce.
Trenta canzoni, quindi, ma ancora più trenta cantanti, sono ormai anni che il Festival non è più il Festival della Canzone Italiana, e che sono gli artisti, o sedicenti tali, al centro dell’attenzione. Artisti, non a caso, spesso presentati sciorinandone streaming o follower, perché non tutti conosciuti a un pubblico generalista come quello che segue il Tg1, Rai1 in generale e anche il Festival di Sanremo nello specifico. Del resto che le logiche con cui Amadeus scelga gli artisti siano chiare solo a lui lo attesta che Alfa, quest’anno in gara, l’anno scorso, già con numeri piuttosto alti, se la sarebbe dovuta giocare tra i giovani, poi il Covid decise diversamente, mentre una Ariete o Rosa Chemical, con numeri, lui di quello parta, minori, erano tra i Big.
Sulla carta, ma già girano voci inquietanti sul 2025, questa dovrebbe essere l’ultima stagione del Festival di Amadeus, almeno per ora, con questa cinquina che lo iscrive d’ufficio a fianco di Pippo Baudo e Mike Bongiorno tra i presentatori che per più anni di fila hanno condotto, Pippo e Mike poi ne hanno fatti tanti altri, ma Amadeus è ancora giovane. Forse anche per questo ha voluto chiudere (le voci che girano è che l’anno prossimo sarà sempre lì, come le tasse, solo che starà dietro le quinte, direttore artistico a fare e disfare mentre una donna, una donna con il nome da uomo, condurrà, sia mai che una donna possa condurre e anche fare la direttrice artistica?, non è mai successo da che il Festival esiste, un passo di emancipazione alla volta) col botto, alzando fino a trenta il numero dei cantanti in gara, l’anno scorso erano comunque ventotto, e forzando ancora una volta la mano al regolamento, divenuto sotto la sua “dittatura” quanto di più vicino alla carta straccia. Sempre che poi, come era appunto accaduto l’anno scorso, all’ultimo non decida che i giovani sono così bravi, li ha selezionati lui, tutti o quasi con belle major alle spalle, figuriamoci, al punto da sceglierne sei invece dei tre previsti, così accadde nel 2023. In tal caso i Big sarebbero trentatré, come gli anni di Cristo, direbbe il solito Insinna.
Alfa, lo abbiamo già citato, annunciato quasi alla fine del primo blocco da Amadeus, in quell’urbi et orbi che risponde al nome di Tg1. L’elenco era iniziato pochi istanti prima proprio col botto, col nome di Fiorella Mannoia, seguito dal re del rap napoletano, Geolier, poi da Dargen D’Amico, da Emma, che con l’ultimo album ha fatto poco e male, idem nel tour, passando a suonare in locali piccoli dopo aver sfiorato l’idea degli stadi, poi ancora Fred De Palma, Angelina Mango, La Sad, Diodato, Il Tre, Renga e Nek, Sangiovanni, Alfa, appunto, e Il Volo. A guardare questa prima infornata, così, senza pensarci troppo, colpisce come la Warner sotto la cura Pico Cibelli porti già a casa una bella infornata di artisti. Geolier, per dire, Fred De Palma, Il Tre, Nek. Il resto è in parte della Sony, Fiorella Mannoia, Renga, Angelina Mango, Il Volo, con qualche spazio anche alle indipendenti, da Carosello con Diodato a Sugar con Sangiovanni, passando con Believe con La Sad e Artist First con Alfa, Emma la sola a essere accasata alla major più grande, per numeri, la Universal.
Un mix abbastanza variegato, quello che esce dai primi tredici in gara. Con dei classici quali Mannoia, Renga e Nek, volendo anche Il Volo, dei giovanissimi di grande successo come Alfa e Angelina Mango, dei rapper che si sono mangiati il mercato, Geolier sarà a fine anno quello che Lazza era stato l’anno scorso con Sirio e Rkomi l’anno prima con Taxi Driver, campione di vendite, ma anche Il Tre è nome assai noto, Fred De Palma con alcuni tormentoni estivi all’attivo. Sangiovanni probabilmente da iscrivere al fianco della Mango e di Alfa tra i giovani di successo e i La Sad a portare avanti la quota punk-pop, “quelli strani” che a Sanremo non possono mancare mai. Dargen è Dargen, nel senso che con Dove si balla ha fatto abbastanza il botto, poi c’è stato X Factor, direi che la sua presenza non fa una piega. Emma, beh, lei è una che Sanremo l’ha vinto, ci è arrivata seconda, coi Modà, quando a sorpresa vinse Vecchioni, è forse quanto di più vicina all’idea dei sanremesi doc che un tempo venivano sbrinati a febbraio per tornare in freezer un paio di settimane dopo. O almeno questa è la nostra speranza. Diodato il Festival l’ha vinto nell’anno peggiore, quello che ha visto l’Italia, prima, e il mondo poi messo in panchina causa Covid. La speranza è che stavolta possa sfruttare di più questo passaggio, se lo merita.
La seconda tornata
Arriva la seconda tornata, ancora una volta con nomi incredibili, bravo Amadeus, ma con almeno un artista destinato a entrare di potenza sui social, occupandoli militarmente.
Si comincia con la prima volta di Alessandra Amoroso, annunciata praticamente ogni anno da che ha vinto Amici e mai approdata a Sanremo, se non protetta dal ruolo di ospite o superospite, in necessità di rifarsi vedere dopo lo shit storm di “ti svegli ancora cacata” e della bambina senza autografo, Gazzelle, la quota indie che non può mai mancare, da che esiste l’indie, i Negramaro, di nuovo sul luogo del crimine dopo la clamorosa eliminazione del 2005, cioè un attimo prima di fare il botto vero, Irama, che se ci va anche l’anno prossimo rischia di fregare alla grande il record di Amadeus, Rose Villain, la regina dei featuring che alla fin fine porta più numeri degli artisti con cui collabora. E poi Mahmood, che Sanremo lo ha vinto due volte su tre partecipazioni, anche lui in necessità di mettersi ulteriormente a fuoco col pubblico di casa nostra, la grande Loredana Bertè, una vera regina che spero venga celebrata come merita, The Kolors che durante l’estate hanno sbancato con ItaloDisco, quella Big Mama che l’anno scorso ha già calcato le assi dell’Ariston, ospite nella serata dei duetti di Elodie, Ghali, da poco fuori col suo lavoro più brutto, forse in necessità di tornare a fare del sano pop. Poi Annalisa, la regina del pop italiano, che giustamente torna per prendersi tutto, Mr Rain, che deve capitalizzare quanto già ampiamente seminato con Supereroi, Maninni, e il felice ritorno dei Ricchi e Poveri.
Ancora Warner a muoversi assai bene Annalisa, The Kolors, Irama, Loderana Bertè, Ghali, Mr Rain, Rose Villain. Un bel gruzzoletto per Pico Cibelli, Gianluca Guido e lo staff, unidici artisti, dieci magari tenendo conto che il progetto di Nek con Renga è marchiato Sony, su ventisette per quella che fino all’anno scorso era il fanalino di coda delle major. Per il resto, la Amoroso, Mahmood, Big Mama sono della Universal, Gazzelle di Maciste Dischi/ Arist First, i Negramaro di Sugar, i Ricchi e Poveri sono al momento accreditati con DM Produzioni, poi vedremo.
Ok, ma chi caz*o è Maninni?
Resta Maninni. Sotto tutti i punti di vista.
Resta da scoprire con che etichetta è Maninni, e questo è facile, basta Google, la Epic, quindi la Sony. Ma soprattutto resta da trovare risposta alla domanda delle domande: ma chi cazzo è Maninni?
Perché è vero, ogni anno c’è almeno un nome che fa chiedere ai più, ma questo chi cazzo è? In genere è un artista della scena indipendente, per dire, i La Sad non saranno esattamente il gruppo di riferimento di quanti guardano abitualmente Domenica In. Idem per Gazzelle o magari anche Alfa, che è un artista che si sta muovendo molto bene, la sua Bellissimissima è stata una vera hit, ma che è ancora giovane. O magari un artista di quelli alti, che so, il Giovanni Truppi di un paio di stagioni fa, nome giustamente di culto ma magari non conosciuto a un pubblico che pensa, ovviamente a torto, che la musica sia solo quella che passa di lì. Così, quando sui social si sparge l’ironia da meme del “chi cazzo è Pinco Pallino?” i cultori, o gli appassionati della determinata nicchia, stanno lì puntigliosi e piccati a dire “se non sai chi è Pinco Pallino è un problema tuo, che sei ignorante”. Ma Maninni, questo il punto, democraticamente, sta unendo un po’ tutte le frange, chi è appassionato di musica, chi invece guarda solo Sanremo, chi segue l’indie, il punk, il rap, tutti. Nessuno ha idea di chi sia, e anche Google, va detto, ci mette un attimo a metterlo a fuoco.
Maninni, attenzione, spoiler, è uno che ha fatto Amici, senza ovviamente vincerlo, non ho neanche voglia di cercare di nuovo quando. Uno che, Amadeus quando farà il gala degli artisti, lì presenti fisicamente, durante la finale di Sanremo giovani sciorinerà followers e streaming, uni che anche sul quel fronte è praticamente sconosciuto, sessantamila follower su Instagram, ventunomila ascoltatori medi su Spotify. Non c’ha manco la pagina Wikipedia, Maninni, per dire, ma è lì, tra i Big, mentre Alfa l’anno scorso se la sarebbe dovuta sudare, con centinaia di milioni di streaming, o quest’anno lo stesso capiterà a BNKR44 o Santi Francesi, che hanno vinto X Factor nel 2022, lì a lottare tra i giovani. Per non dire dei tanti esclusi, a breve i siti saranno invasi da quei mestissimi pezzi sui trombati, spesso frutto di illazioni e supposizioni, a leggere le liste che circolavano ieri sembrerebbe che chiunque ci abbia provato, anche chi palesemente neanche ci pensava.
Un gran bel cast, quindi, ci sarà da divertirsi, fino alle prime luci dell’alba, con la Warner che si prende un po’ tutto, buon per loro, nessuna vera indipendente presente, sognare è bello ma poco producente, e con questo enigma che, si suppone, spingerà Giacobbo a tornare in scena con una puntata speciale di Voyager: Chi è Maninni e perché è trai Big?
Amadeus ha fatto trenta, non ha fatto trentuno, ma al numero ventinove, che nella numerologia sumera sta per “vi sto prendendo tutti per il culo”, ha piazzato l’enigma vero: Maninni.