Al momento, dato lo stillicidio delle notizie su Sanremo 2024, l’unica "turbofregna" (cit. Giancarlo Magalli) presente al momento nell’edizione 2024, è Marco Mengoni. Non che le altre co-conduttrici del festival non siano fregne, ma sono donne, e non mi permetterei mai di dare loro della turbofregna, mica sono pazzo. Hanno la loro professionalità, la loro spiritualità, la loro bellissima voce, la loro ironia e autoironia, e, data la mancanza, al momento, a differenza delle passate edizioni di Sanremo, della turbofregna in quanto turbofregna, e soprattutto della turbofregna che fa il monologo profondo per dimostrare che oltre la turbofregna c’è di più, l’unica turbofregna ufficiale, del nuovo corso politicamente corretto di Sanremo, è Marco Mengoni.
Di Marco Mengoni, in tempi di politicamente corretto e fluidità si può dire serenamente che è una turbofregna, e ci aspettiamo da lui, almeno da lui, il monologo profondo, tipo: “Non mi accettano perché sono di colore”, oppure “oltre Mengoni c’è di più”. Perché diciamocelo, il momento “monologo profondo” delle turbofregna era uno dei momenti topici di Sanremo, era l’archetipo della miss “mi piacerebbe fare carriera nel mondo dello spettacolo e vorrei la pace nel mondo”. Ora, non venitemi a dire che è un luogo comune di turbofregna non abituata al pensiero pensante, perché la carriera nel mondo dello spettacolo e la pace nel mondo, di solito, le vogliono le turbofregne e non io.
Amadeus è un genio nel sentire i profumi, gli afrori, le tendenze della società, e questo, almeno al momento, sembra essere un Sanremo fluido sì ma senza le esagerazione extraconiugali di Fedez e Rosa Chemical, potremmo dire un Sanremo “puppo” ma non troppo, frocio con stile, diciamo anche un po’ “nascosto”, come i puppi con famiglia tradizionale che si portano molto adesso in questa Italia puppo-sovranista. E in questo, bisogna pur dirlo - ma Amadeus lo saprà, altroché se lo saprà - mancheranno le minnazze strepitose di una Chiara Francini, che è intelligente, spiritosa, brava, ironica, autoironica, fossi io le darei l’Oscar e anche il Nobel, ma ha, vivaddio, due minnazzone grosse così che sono una gioia per gli amanti delle turbominne.
Che poi, d’altrone, le minne sono state sdoganate da Victoria dei Maneskin, il patata è stato sdoganato da Elodie, la minchia è stata sdoganata da Morgan, il culo è stato sdoganato da Damiano David e da Arisa, e dato che di festival della musica italiana si parla, tutta questa responsabilità, al momento, pare ricadere su Marco Mengoni. Che vogliamo vedere scendere le scale con la minigonna con lo spacco e senza underwear, modello Elodie. In nome del politicamente corretto fluido rispettoso delle donne. Ci mancherebbe.