Ho conosciuto Santino Cardamone su ClubHouse. Prima di quel giorno non sapevo chi fosse. Mai ascoltato un suo pezzo, mai visto alla tv, mai seguito sui social network. Da quel momento in poi ho avuto la certezza che al di là di quello smartphone ci fosse un genio. Un ragazzo con una facilità di musica che raramente avevo incrociato sulla mia strada. Provate a pensare al contesto. Smartphone chissà dove appoggiato, audio sporco, una chitarra e la bocca attaccata al microfono integrato di un telefono. Perché sì, oggi ci dice anche quanti passi facciamo al giorno, ma resta sempre un telefono. Ma Santino lo stesso cantava e trascinava nel suo mondo di rime improvvisate, allegre e perfette, giri di chitarra di chi ne sa più di qualcosa e melodie che ti ambientavano tra Vinicio Capossela e Fabrizio De André, non solo me ma tutte le persone che in quel momento si trovavano in una fastidiosa room (così si chiamano sul social network ClubHouse) in cui si parlava di niente. Un grande davvero. Ne sono rimasto affascinato e ho iniziato a informarmi. Lui aveva raccontato della sua partecipazione a X Factor nel 2015 e qualcuno gli aveva fatto cantare il brano più popolare “Amsterdam” che oggi, solo su Spotify conta quasi 200 mila ascolti. Un bel pezzo davvero, ma c’è altro da sapere della vita di questo talentuoso cantautore calabrese di 34 anni, cresciuto a Petilia Policastro, piccolo comune della provincia di Crotone conosciuto per la Sacra Spina conservata e venerata nella chiesa del paese perché si dice che sia una delle spine della corona di Gesù e per la storia di Lea Garofalo, testimone di giustizia vittima della ‘ndrangheta, assassinata dall’ex marito.
Oggi Santino Cardamone vive a Bologna, città che l’ha accolto da studente in cerca di fortuna e lavora come docente all’Istituto Geometri oltre che come cantante. Non gli manca niente per fare il grande salto tra i migliori: suona, canta, scrive e finché si poteva stare insieme agli amici si metteva sempre in mezzo a loro e dopo un bicchiere di vino, si esibiva finché aveva fiato in gola, improvvisando filastrocche, storie, rime, come un sopraffino stornellatore. Forse, però, qualcosa fino a oggi è andato storto. O forse no, perché la chiave del successo potrebbe essere ancora dietro l’angolo.
Molti ti conoscono per Amsterdam, il pezzo che ti ha portato in tv di fronte al grande pubblico fino ai Bootcamp di X Factor nel 2015, ma io, cercando tra i tuoi album, ho scoperto un repertorio musicale immenso, molto vicino allo stile di Capossela e De André.
“Penso che i nomi che hai fatto siano tra i più grandi in assoluto di sempre, forse è troppo associarmi a quei livelli. Io cerco di fare quello che ho sempre fatto: musica. Appena ho un po’ di tempo libero dal mio lavoro a scuola, prendo la chitarra e suono, canto, scrivo canzoni nuove. Amsterdam è bella, l’ho scritta dentro un coffe shop in un momento diciamo … allegro”.
L’amore, gli incontri, le esperienze di vita sembrano dominare nei testi dei tuoi pezzi.
“Posso definire le mie canzoni come un misto di allegria e malinconia, ma non parlo solo d’amore. Nel brano “il minatore” racconto la mia terra, il sud, ma soprattutto la storia di un ragazzo del sud che lascia il proprio paese, va a vivere al nord per migliorare la sua condizione di vita e di lavoro. Uno dei tanti”.
Un po’ come la tua storia.
“Purtroppo, la Calabria che io amo è una terra difficile per i giovani, non c’è futuro e molti preferiscono costruirsi un progetto di vita lontano dalle proprie radici. Non è sempre facile allontanarsi dalle proprie certezze e da quei luoghi dove sei cresciuto, io cerco di scendere spesso giù”.
Torniamo indietro nel tempo: il 2015, X Factor, la grande occasione. Come è andata.
“Benissimo. È stato un caso davvero fortuito. Al casting avevo accompagnato un’amica e, senza aspettative, mi ero messo in coda anche io. Alla fine, hanno preso me e sono riuscito a raggiungere i Bootcamp. È stato importante perché mi sono fatto vedere in televisione e questo mi ha portato molta popolarità, fino a quel momento mi esibivo nei locali a Bologna. Non ho vinto e non ho raggiunto la fase finale, ma è stata un’esperienza importante lo stesso. Dal giorno dopo per strada mi fermavano per chiedermi una foto o per salutarmi. Significava che l’esperimento era andato bene”.
Poi, però, si è fermata l’ascesa, non certo per la tua musica che sul web ancora oggi riscuote successo di numeri, ascolti e onestamente è straordinaria.
“Purtroppo, nel mondo della musica non basta il talento per emergere e farsi spazio, è più importante conoscere le persone giuste. Dopo il talent in tantissimi mi hanno contattato promettendomi tantissime opportunità, ma ho rifiutato tutto perché mi sembravano proposte poco serie, con una persona invece avevo creato un rapporto che credevo speciale”.
Perché dici “credevo speciale”?
“Perché, rispetto agli altri, di questa persona che lavora in tv mi ero fidato. Mi aveva promesso che avremmo fatto tantissime cose insieme, che c’erano progetti. Il problema è che dopo qualche mese è sparito e non l’ho più sentito. Ho iniziato a promuovermi da solo, impossibile”.
Impossibile, ma non ti sei mai fermato.
“La musica è una cosa bellissima, non si ferma, non può finire. Oggi, in un momento storico in cui non si può suonare dal vivo, utilizzo i social network come palcoscenico. Mi piace interagire”.
Sei deluso?
“No, perché sono molto contento della mia vita. Ho un buon lavoro e un secondo lavoro che è la mia passione. Già oggi, con le lezioni private di chitarra, potrei vivere solo di musica, ma preferisco avere, per ora, una base sicura. Perlomeno fino a quando non riuscirò a salire quello scalino decisivo della mia carriera artistica”.
Cosa ti manca?
“L’ho detto prima: trovare la persona giusta che creda in me, nel mio modo di fare le canzoni. In questo periodo sono contento perché sto lavorando molto con una piccola etichetta discografica indipendente “Formica Dischi”, credo che a breve proporremo nuovi progetti”.
C’è uno dei tuoi pezzi, un meraviglioso stornello, dove racconti questo tuo stato d’animo: la cantata di un povero fesso. Parli di figli belli della televisione, bei signorini che tirano due calci al pallone, ti poni critico verso questa società.
“Purtroppo, è visibile a tutti la società in cui viviamo, i modelli che si scelgono da imitare. In questa canzone provo a contrapporre la realtà con un contesto semplice come quello di un tavolo di un bar tra amici, dove comunque si riesce a esser felici con poco: la compagnia, un po’ di vino e quattro chiacchiere”.
Il festival di Sanremo l’hai visto? Che ne pensi?
“È stata un’edizione interessante che ha portato sul palco tante novità. Un buon segnale per la musica italiana”.
Il tuo brano preferito?
“Musica leggerissima di Colapesce e Dimartino è un pezzo molto bello e sono contento anche per il primo posto dei Maneskin. Insieme a loro ha vinto la musica suonata bene, hanno vinto gli strumenti, le chitarre. E quando vincono le chitarre, per me che ne porto sempre una in spalla, è una vittoria un po’ anche mia”.
Tra l’altro i Maneskin sono giovani che, come te, hanno raggiunto il grande pubblico con X Factor, lo stesso Davide Shorty, secondo tra le nuove proposte a Sanremo, addirittura si era piazzato terzo nella tua stessa edizione.
“Anche Davide meritava di vincere, è un grande artista. Anzi, un grande come ragazzo e come artista”.