Va bene De André e Lucio Battisti, ok a Dalla e De Gregori. Tutte colonne portanti della canzone italiana. Ma... è stato Roberto Satti a sfidare le regole, scapigliando i generi e facendo dei riff di chitarra gli assoluti protagonisti. Come, chi è Roberto Satti? Ma è (insieme al Little Tony) l'Elvis Presley italico: l'unico e inimitabile Bobby Solo. A 76 anni scoccati proprio oggi, non ha certo perso la sua verve rock'n'roll, lui, nato a Roma ma trapiantato a Milano, da ragazzo, mentre iniziava a comporre e suonare i primi pezzi.
Una vita da rocker, esplosa nel 1964, quando a Sanremo (e in coppia con Frankie Laine) scaldava la platea delle impellicciate con Una Lacrima sul Viso. Da lì l'ascesa: Bobby Solo divenne la colonna sonora degli anni ‘60. Il resto è storia: il ciuffo, le citazioni a Little Richard e una montagna di soldi meritati ma, come da lui stesso ammesso, gestiti male.
“Nel '79 ricevetti un assegno da 80 milioni, lo diedi a mia madre che lo girò a un conoscente che prometteva un rendimento ancora più alto. Lui finì in bancarotta, insieme ai miei solidi. Mamma era brava con i tortellini, ma con i soldi era negata come me...”, disse lo scorso febbraio. Ma poco importa, alla fine, perché Roberto Satti aka Bobby Solo è stato il mito musicale inconfessabile, amato dai palchi, dal popolo e, perché no, dai talk show.
E lui, di conseguenza, ripagava tutti portando avanti una libertà d'espressione e una totale, genuina ribellione artistica, inseguendo il talento e le mode pop che arrivavano dagli States. In mezzo, l'amore folle per le automobili.