Du-du dulce de leche, quieres comerme como dulce de leche. Siamo impazziti? Forse sì, ma non è questo il caso. Il nuovo singolo di BoyRebecca entra in testa e non esce più. È come quelle cose che a primo impatto pensi: “No, non mi piacerà mai questa canzone” però finisci per innamorartene. Così è BoyRebecca, futura star della musica italiana. Età? Sconosciuta. Da dove viene? Non si sa. Il vero nome? Neanche. Il mistero intorno alla ragazza l’ha portata ad autodefinirsi un avatar. “Si vede solo la faccia – ci ha raccontato scherzando – La volontà di questo progetto è di diventare sempre di più una forma astratta”. Sound latino, testi che fondono il ritmo spagnolo e la vocalità dell’italiano, BoyRebecca potrebbe ricordare, tanto per fare un nome, Myss Keta, per l’appunto sua amica. Impegnata assiduamente nella lotta al femminismo, quello fatto bene e non superficialmente social, la ragazza ha la particolarità di produrre musica senza veli e a tratti super esplicitamente erotica. Yosì Tunò è rimbalzata nelle radio per settimane e Ti odio stronzio ha una storia particolare nata dietro le quinte così come la già citata Dulche de Leche, scritta mentre era rintanata in una camera di una casa sporchissima. Niente è lasciato al caso, anche il nome d’arte ha un suo perché. Il folle mondo di BoyRebecca, noi ve lo raccontiamo perché se ne sentirete ancora parlare.
Partiamo subito dal tuo nome, come è nato?
Praticamente avevo appena finito il liceo e sono andata ad Amsterdam perché avevo la passione...insomma...per Amsterdam. Già dall’estate cercavo lavoro e come email avevo tipo Monellareby69@ e qualcuno mi disse guarda la tua email è un po’ troppo osé, dovresti cambiarla. Sono arrivata a casa e senza pensarci ho scritto BoyRebecca. Poi l’ho trovato comunque lavoro.
BoyRebecca è uno stato d’animo, un modo di essere giusto?
Esatto, diciamo che sono entrambe le cose simultaneamente. Dipende dalla giornata, un giorno sono un po’ più femminile ed altre volte per niente.
Che lavori hai fatto?
Lavori base ne ho fatti tanti, tipo cameriera e cuoca. Poi ho venduto quelle robe da smart shop ad Amsterdam, quelle droghe sintetiche legali tipo funghetti e bong. Faceva ridere. Poi ho fatto la grafica e l’animatrice per un mese.
Hai origini britanniche, cosa hai di mentalità inglese?
Bevo Bloody Mary tutti i giorni, anche ieri, sempre intorno alle 18-19. Sarà che sono arrivata a capire quale sia il mix perfetto ed è diventata tipo una droga.
Sembri un'installazione di arte moderna, come è nata la tua musica?
Dici bene, il progetto è nato come la volontà di raggruppare tutti i miei interessi. Suonavo già da un po’ e contemporaneamente facevo la grafica. Un giorno mi sono detta che tenerli tutti separati non avrebbe avuto senso, perché non fare una cosa unica? Scarto un botto di cose io, sembro dolce e carina ma sono una stronza. È come quando vai nei negozi e dici quello mi piace e quello no, stessa cosa lo faccio con le sonorità. Mi capita di fare molta selezione, quel 90% lo taglio e voglio indagare sul restante 10.
Quello che fai possiamo chiamarlo reggaeton erotico-romantico?
Sì, sì, sì, sì e ancora sì. Sono canzoni molto sexy, per sentirsi sexy.
Come mai canti in spagnolo?
Ho sempre avuto la fissa per quella musica, negli ultimi anni ho scovato delle nicchie in quel mondo e ho scoperto che c‘è un movimento femminile che spacca dieci volte di più degli altri paese. C’è solidarietà e più divertimento. Qua siamo tutti colleghi, ma non c’è quel sentimento di gang e se esiste è perché appartieni allo stesso quartiere. In Spagna si divertono tanto insieme, mi ha dato un bagliore cazzo voglio farne parte e piano piano vorrei avvicinarmi ai paesi spagnoli.
Cosa ne pensi del movimento italiano femminista?
Penso che Myss Keta con il manifesto delle ragazze di Porta Venezia ha fatto quella cosa che dicevo prima, quel partecipare insieme ad un evento, ad una canzone, che un po’ manca nel contesto italiano Però in generale non vedo tanta solidarietà tra musicisti. Tra le ragazze è ancora più difficile, siamo poche rispetto agli uomini, mi piacerebbe vedere più gruppo, tanto mica facciamo tutte lo stesso genere. Dobbiamo essere fan anche degli altri oltre che noi stesse. La musica non è esclusiva, non è che ti ascolti una canzone al giorno.
E invece il femminismo dal punto di vista dei social?
Spesso si cade in argomenti assolutamente superficiali, si va a toccare tutte quelle cose di estetica e di bellezza di ruoli sociali semplici. Il problema più grande secondo me è la televisione. La cultura si può cambiare, ma la tv è ancora tanti step indietro ai giovani. Tanti grandi canali fanno femminismo becero e trattano temi mega superficiali, non fanno altro che sminuire la cosa.
Il tuo feat dei sogni?
Con Mambolosco. Speriamo che accetti! Mi piacerebbe farlo così lo porto sulla mia barca, è uno di quei cantanti che dicono le porcate sulle tipe e se ci faccio un feat io si riesce a fondare un mondo tutto nostro, viene una cosa figa.
I tuoi concerti immagino che siano particolari, cosa dobbiamo aspettarci?
Sono una performer e una grafica. Per dirti, sto facendo un progetto di pupazzi robotizzati che verranno con me sempre. Sperando ovviamente che si potrà, sarà uno spettacolo performativo
Che ne pensi di Sanremo?
Sanremo ha una potenzialità enorme, fino a poco tempo fa sprecata. Si va a portare musica preconfezionata e prevedibilissima, Achille Lauro è comunque studiatissimo non c’è mai qualcuno che dici Ah cazzo. Sanremo potrebbe permettersi qualcosa di diverso, adesso si sta giocando sempre sul sicuro. Se mi ci vedo? Sì. Ma non vorrei accettare un compromesso, non voglio fare una canzonetta di amore fatato, se ci vado porto la mia musica non quella degli altri.
Breve excursus sulle tue canzoni, come è nata Dulche de Leche?
È nata in una situazione particolare. Ero a Bologna, mi serviva un posto per dormire e mi sono fatto ospitare da questo mio amico che aveva una casa super lercia. Matasse di pelo dei cani in tutti gli angoli, per terra le croste di sporco, cesso inguardabile, sacchetti della spazzatura ovunque. Era terrificante. Mi sono confinata nel letto e per non guardare lo sporco mi son messa a scrivere la canzone pensando a tutte le cose porno che mi venivano. La richiesta nella canzone è chiara, se ci dai dentro ci devi dar dentro non puoi essere distratto.
Yosì Tunò invece è passata in radio per un sacco di tempo…
Ho scaricato la batteria della macchina per ascoltarla e non l’ho mai sentita! Quando l’ho sentita è stata stupenda, è strano perché quando ce l’hai sul computer è semi normale, quei file poi li senti alla radio ed è magia pura.
E la canzone che si chiama Ti odio Stronzio?
Praticamente volevo fare uno scherzo ad una mia amica e le avevo scritto una filastrocca su un bigliettino perché studiava biologia e doveva sapere tutti gli elementi della tavola periodica. Un bel po’ di cazzate le ho scritto, quando l’ha visto le è piaciuto e l’esame è andato da dio. A quel punto mi son messa davanti alla tavola periodica e l’ho elaborata come canzone.
Come ti vedi in futuro e che progetti hai?
In futuro mi vedo con un pubblico più vasto perché qualcuno inizia a capire il gioco. Secondo me ci sono sempre tanti pregiudizi e qualcuno nel tempo smollerà, lo prevedo. Spero poi di fare collaborazioni sempre più interessanti e internazionali.