Nella mitologia greca le Muse erano le divinità protettrici delle arti. Godevano di immensa importanza poiché rappresentavano l’ideale supremo dell’Arte e per questo sono state invocate dai poeti di tutte le epoche a ispirazione delle loro opere.
Le Muse erano figlie di Zeus e Mnemosine: la mitica personificazione della Memoria.
Ed è dall’etimologia di questa parola che dobbiamo partire: “memoria”, dal greco mimnésco, indica un’attività della mente collegata a una precisa necessità e ad un valore etico: quello di mantenere in vita i contenuti del passato. Mnemosine, madre delle Muse: le arti che incontrano la memoria , le arti che hanno il compito di perpetuare la bellezza nel tempo. E di non farla dimenticare.
“Musa e getta. Sedici scrittrici per sedici donne indimenticabili (ma a volte dimenticate)”, edito da Ponte alle Grazie e pubblicata a febbraio 2021, è il titolo scelto per un’antologia al femminile, nella quale sono raccolti 16 racconti scritti da altrettante autrici italiane.
Così attraverso il potere della narrazione emergono, in tutto il loro slancio vitale, 16 donne spesso relegate ad una semioscurità, accantonate o dimenticate.
“Musa e getta” è un vero e proprio progetto in espansione: questi racconti sono pensati per essere portati anche sul palcoscenico con l’allestimento di uno spettacolo teatrale. A cura di questa antologia, infatti, ci sono due attrici di teatro e di cinema, Silvia Siravo e Arianna Ninchi, che hanno voluto dar luce a tale progetto con l’auspicio di poter presentare e raccontare queste Storie a un pubblico sempre più vasto.
La consapevolezza di fondo è che la Storia è scritta spesso – se non sempre- privilegiando un unico lato: quello maschile. E al femminile, se non è destinato all’oblio, spetta solo un ruolo marginale, di sfondo. Far emergere il ruolo attivo di queste 16 donne nella Storia, e nelle loro Storie personali, è l’obiettivo di questo libro.
Le donne raccontate in “Musa e Getta” sono diverse fra loro, per storia, cultura, estrazione sociale o destini. Cosa le parifica? A volte si trovano completamente agli antipodi, ma sono tutte accomunate da un fattore dominante: essere state muse – appunto- di uomini importanti e talvolta ingombranti.
E spesso relegate al solo concetto di musa.
Ispiratrici di artisti ma dimenticate per la loro arte. Etichettate come “la donna di…” : come Regine Olsen, fidanzata e grande amore di Kierkegaard; o Sabina Spielrein, menzionata come paziente, allieva e amante di Jung ma spesso dimenticata come psicoanalista.
La lista prosegue con Lou Andreas-Salomé, scrittrice e psicoanalista, ricordata come compagna e amica di Rilke e protagonista di una tormentata relazione con Friedrich Nietzsche; ma anche Nadia Krupskaja, pedagogista, moglie di Lenin, o Alene Lee, la fidanzata di Jack Kerouac.
E ancora Jeanne Hébuterne, conosciuta da tutti come “Noix de coco”, musa di Amedeo Modigliani: era anch’ella una talentuosa pittrice, così come Dora Maar, non solo ispiratrice di Picasso ma anche fotografa, poetessa e pittrice. E Luisa Beccara? Ma certo, una delle amanti di D’Annunzio, la “Signora del Vittoriale”. Non solo! Fu anche una pianista di successo.
Le loro esistenze, intrecciate indissolubilmente con quelle dei loro amanti, amici, degli uomini della loro vita, si riappropriano di una necessaria singolarità e specificità. Dove i riflettori sono puntati su un esclusivo particolare è proprio lì che bisogna operare per ri-narrare e ricostruire la loro unicità slegata da tutto il resto. La narrazione diventa ricordo, il quale può permettere il riappropriarsi di una dignità che non doveva andare perduta o oscurata ma che merita la giusta attenzione e rispetto.
Emblema di questo è la storia raccontata da Igiaba Scego, la quale sceglie una donna dimenticata per così tanto tempo da non avere più nemmeno un nome. È la modella del pittore Édouard Manet: è lei la domestica nera con mazzo di fiori della celebre Olympia (1863) è lei nei Bambini nel giardino delle Tuileries (1862), è sempre lei conquista il centro della tela La negra (1863). Eppure, per decenni di lei non si è saputo nulla, e ha goduto di una visibilissima invisibilità comparendo protagonista di celebri dipinti senza nemmeno esserne nominata. Finalmente ora, dopo lunghe ricerche, è tornata ad avere un nome. Non più Olympia ma Laure, allora. Non più La negra ma Ritratto di Laure.
Dopotutto le Muse fin dalla loro antica venuta al mondo hanno avuto il potere di ispirare, abbiamo bisogno tutti di un nome per ricordarle. E attraverso la loro storia farle vivere ancora, impegnandoci a non gettarle più via.
E a proposito di memoria, per non scordare nessuna, ecco tutte le autrici che hanno collaborato a questa preziosa antologia: Ritanna Armeni, Angela Bubba, Maria Grazia Calandrone, Elisa Casseri, Claudia Durastanti, Ilaria Gaspari, Lisa Ginzburg, Chiara Lalli, Cristina Marconi, Lorenza Pieri, Laura Pugno, Veronica Raimo, Tea Ranno, Igiaba Scego, Anna Siccardi, Chiara Tagliaferri.